Strategie di sopravvivenza

Antonello Pasini è fisico, climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima all'Università Roma Tre.
Siccità (AP Photo/Luca Bruno)

Ondate di calore e grandinate, siccità e agricoltura a rischio… Che tempi ci aspettano in Italia?
L’Italia è in mezzo al Mediterraneo, un mare molto caldo. La temperatura media nel mondo è cresciuta di un grado nell’ultimo secolo, in Italia di due gradi. La circolazione tropicale del Sahara si espande verso di noi portando caldo, siccità e mancanza di piogge, ma anche grandinate e inondazioni. Purtroppo la tendenza può solo peggiorare, perché il clima ha un’inerzia.

Anche se riuscissimo a stabilizzare la temperatura ai valori di oggi, i ghiacciai continuerebbero a ridursi, perché rispondono lentamente all’aumento di temperatura degli ultimi decenni. Ma senza ghiacciai e nevicate sulle Alpi, non c’è acqua che scende dalle montagne nei fiumi. Parte della terra oggi coltivabile diventerà inutilizzabile. Dobbiamo adattarci a questa situazione, sistemando la rete idrica e facendo invasi per raccogliere acqua quando piove.

Ci sono giornate in cui non sembra possibile resistere al caldo…
Ci sono limiti all’adattabilità dell’essere umano e degli animali, per cui bisogna fare in fretta. Se supereremo i limiti non ci sarà più niente da fare, si innescheranno punti di non ritorno. Bisogna adattarsi a quello che sta succedendo adesso (e da cui non torneremo indietro), ma nel frattempo diminuire subito le emissioni di gas serra, perché i risultati li vedremo solo tra 20 o 30 anni. Purtroppo i politici hanno un orizzonte limitato, fino alle prossime elezioni.

I vostri modelli stanno cambiando, includendo anche l’umanità…
Non è facile includere la dinamica umana nei modelli, le scienze umane non sono precise. Però oggi servono modelli integrati, perché il cambiamento climatico innesca migrazioni, conflitti, povertà. Un uragano a New Orleans fa danni, in Bangladesh può essere la fine di tutto. Le soluzioni tecnologiche non bastano. Tutti devono salvarsi, non solo i ricchi. L’equazione dei disastri ci dice che il rischio dipende dalla pericolosità degli eventi climatici, ma anche dalla vulnerabilità di territori e società.

Gli scienziati stanno imparando a guardare la Terra come entità unica, mettendo per la prima volta in relazione il sistema geofisico e la sfera sociale. Oceani, terre, atmosfera, ecosistemi e organismi viventi: siamo nodi della stessa rete. Nessuna soluzione è possibile senza considerarli tutti. Solo la cooperazione (di politici, aziende e semplici cittadini) riuscirà a risolvere i problemi globali, come insegna papa Francesco con l’ecologia integrale. Non conta solo l’obiettivo climatico, ma anche la strada per raggiungerlo!
a cura di Giulio Meazzini

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