Strage di soldati ad Ahvaz

Attentato durante una parata militare nella città vicina al confine con l’Iraq: 24 morti tra i militari iraniani e 2 terroristi uccisi, mentre 2 sono stati arrestati

Altro attentato in Iran, la cui dinamica non sembra ancora appurata completamente: nella Giornata nazionale delle forze armate, in ricordo della guerra Iran-Iraq del 1980- 1988, ad Ahvaz, capitale della provincia di Khuzestan, per lo più popolato da arabi al confine con l’Iraq, 24 soldati (non si sa ancora se appartenenti all’esercito regolare o alle Guardie della rivoluzione, la tv di Stato propende per quest’ultimo gruppo) sono stati uccisi e vari feriti, alcuni dei quali versano in condizioni critiche. Due (o quattro) uomini in uniforme kaki militare, arrivati in moto e dotati di armi da fuoco, avrebbero sparato all’impazzata. Lo conferma il vice governatore della provincia del Khuzestan, Ali Hossein Hosseinzadeh. L’agenzia Irna ha anche parlato di civili implicati nella strage, ma non si hanno ancora conferme ufficiali.

Iran

Imputato dell’attacco è un gruppo separatista, di cui si conosce da tempo l’esistenza in una regione abitata prevalentemente da arabi. «Coloro che hanno aperto il fuoco contro le forze armate sono legati al movimento al-Ahvazieh – ha detto Ramezan Sharif, portavoce delle Guardie della rivoluzione –. Essi sono finanziati dall’Arabia Saudita, e hanno cercato di mettere in ombra la potenza delle nostre forze armate». Il Khuzestan è stata una delle regioni dell’Iran più colpite dai combattimenti durante la guerra Iran-Iraq. Si ricorda che Saddam Hussein s’aspettava che i suoi soldati fossero accolti come liberatori da parte della popolazione araba locale, ma nei fatti ciò non avvenne.

Quest’attentato fa seguito ad altri atti di terrorismo nel territorio iraniano. Il 20 luglio 2018, almeno 10 membri delle Guardie della rivoluzione furono uccisi in un attacco da parte dei separatisti nel villaggio di Dari, nel distretto di Marivan, nel Nord-Ovest Kurdistan iraniano. Il 7 giugno 2017, invece, degli uomini armati e dei kamikaze avevano attaccato il Parlamento e il mausoleo dell’imam Khomeini a Teheran, uccidendo 17 persone e ferendone decine. Un attacco rivendicato dal Daesh, il primo in Iran, anche se il governo iraniano ha poi accusato di connivenza coi terroristi anche Arabia Saudita e Stati Uniti. Anche in questo caso di Ahvaz, fonti non confermate parlano di una saldatura tra al-Ahvazieh e Daesh.

Poco prima dell’attentato, a Teheran il presidente iraniano Hassan Rouhani aveva affermato che il suo Paese avrebbe aumentato le sue capacità difensive, riferendosi a nuovi missili in fase di realizzazione: «Il fatto che le forze nemiche si siano arrabbiate contro i nostri missili dimostra che sono le nostre armi più efficaci», aveva aggiunto Rouhani. L’attentato appare un passo nella minacciata destabilizzazione dell’Iran auspicata dai sauditi e dagli statunitensi. Con l’incognita del nuovo governo iracheno, che ancora non si sa bene che orientamento prenderà nella diatriba.

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