Stanislao cuore d’oro

Che fosse un po’ distratto non lo si sarebbe potuto negare, ma per il resto tutti lo consideravano una persona molto gentile anche se non troppo loquace. Cappello in testa, mani in tasca e aria un po’ trasognata, dava sempre l’impressione di vedere qualcosa che normalmente gli altri non vedevano.A volte, infatti, si fermava per la strada, guardava lontano come se gli fosse apparso qualcosa di straordinario, tirava fuori di tasca un notes, la matita, e prendeva appunti. Non sempre però, perché capitava anche di vederlo seduto su una panchina del boschetto del rione a leggersi un tomo, abbastanza voluminoso, il cui titolo – sbirciando – finiva così : …ssioni di un certo ….ino d’Ippona. Ma non ci si faceva troppo caso. Girava la voce che il prof. Stanislao – così si chiamava – fosse uno scienziato, anzi, un grande scienziato: forse un astronomo, un fisico o giù di lì, ma nessuno osava chiedergli qualcosa. Non che gli abitanti del quartiere si ritenessero proprio dei babbei, ma certo quella era una persona un po’ speciale e così si girava alla larga perché in fondo tutti ne avevano una certa soggezione e non volevano fare la brutta figura di porgli domande poco centrate. Tutti, tranne Giorgina: 10 anni, due treccine bionde e un musetto provocatorio, da fotoreporter in miniatura. Era conosciuta nel rione come la capobanda di tre o quattro ragazzine della sua età, sprizzanti gioia di vivere da tutti i pori, sempre a rincorrersi nei giardinetti della zona. Con le sue amichette lo aveva già preso di mira e progettava di farselo amico perché voleva farsi spiegare un sacco di cose ed in particolare: cosa si deve fare per prepararsi a diventare delle astronaute? Avete capito bene: astronaute. Bisogna andare coi tempi, no? Naturalmente questo era un segreto, ma al prof. Stanislao forse avrebbero potuto accennarlo.Volevano infatti fargli delle domande fondamentali per il loro futuro a spasso nei cieli, prima di parlarne con papà e mamma. Si sa, è una cosa che va valutata bene. Ed un giorno Giorgina azzarda: Professore…. Prego?. Dovremmo farle qualche domanda… possiamo? . Se non si tratta di cose troppo difficili! risponde Stanislao con un sorriso. Lei è uno scienziato?. Scienziato?… non so, forse… qualcosa del genere, ecco!. Senta: noi da grandi vorremmo fare le astronaute. Che cosa ci consiglia di fare per prepararci? . La domanda imprevista produce quasi uno choc al professore ma non lo fa vedere e con un’aria molto seria, accarezzandosi la barba, dice: Ecco, una cosa da fare è sicuramente – fra qualche anno s’intende – l’esame di maturità. Poi nel frattempo, se volete, potreste venire alle lezioni che io faccio ogni sabato sera al Planetario, magari anche con i vostri genitori!. O.K. Bello! Bellissimo!. gridano tutte entusiaste. Una volata sul roller-scates verso casa per fare la proposta a tutta la famiglia. Sabato sera al Planetario ci sono tutti, perfino nonna Rosa con zia Giuseppina, il cugino Bortolo venuto dalla campagna col Carletto, la tata Zita con la sua amica, per non parlare dei papà e delle mamme conquistati dalla foga delle presentatrici. Poi tanti vicini di casa e gente del quartiere nel quale la voce dell’invito era volata, convincendo ad andare a sentire almeno una volta il professore, se non altro per curiosità. Sabato sera il Planetario è pieno e il prof. Stanislao ne è quasi commosso. Era da tempo che le le- zioni, fatte proprio per divulgare un po’ di scienza tra la gente, erano disertate. Opera di quelle quattro ragazzette! La luce si spegne; un grande cielo stellato che riproduce esattamente quello che normalmente si vede durante le notti limpide, viene proiettato sulla volta concava del Planetario e a tutti sembra di essere avvolti dalla solitudine arcana dell’universo. Incomincia la lezione: Forse non tutti sanno che la sedia sulla quale siamo seduti sta viaggiando attraverso lo spazio intrastellare alla velocità di quasi 12 chilometri al secondo, assieme al pianeta Terra e con tutto quanto il sistema solare, Sole incluso. Si sentono degli: Ooooh sommessi. Le sedie girevoli piroiettano un po’, ed è tutto un bisbiglio. Ammappelo! – esclama un ragazzino -. Ma allora com’è che non ci gira la testa?. Troppo difficile da spiegare; il professore soprassiede e continua: Noi ci troviamo alla periferia di una grande galassia, la Via Lattea, quel pullulare di stelline che messe tutte assieme formano come una scia di luce biancastra che, in certe notti particolarmente limpide, possiamo osservare: è composta da circa cento miliardi di stelle. Adesso è la volta di Giorgina e delle sue amichette. Esterrefatte, incominciano a sentirsi le tute spaziali un po’ troppo strette. Bisognerà pensarci bene è il pensiero inconfessato di ognuna, ma non lo danno subito a vedere… Il prof. Stanislao procede con la sua voce calma e decisa: Sono innumerevoli le galassie come la nostra nell’universo ed ognuna di esse è composta da miriadi di stelle, alcune delle quali potrebbero avere pianeti ruotanti attorno a sé, proprio come è di noi attorno al Sole. Se soltanto un decimilionesimo di questi pianeti ospitasse una civiltà tecnologica come la nostra, l’universo potrebbe brulicare di oltre 100 trilioni di civiltà: un’ipotesi naturalmente!. Il clan di Giorgina sta sudando freddo. Veramente non ci si sarebbe aspettata una introduzione del genere alla carriera astronautica. E se dopo essere partite, si fa uno sbaglio e si incomincia a passeggiare per l’universo?… E se magari si atterra per sbaglio sul pianeta di un’altra galassia?… Sono cose da valutare bene ! Dopo tre quarti d’ora il prof. Stanislao ha finito: le luci si accendono e lui si accomiata gentilmente dai presenti, non senza aver sorriso, ammiccando, a Giorgina. Lunedì pomeriggio: è l’ora della corsa nei giardinetti e dell’incontro giornaliero col professore, che però questa sera non si vede. Martedì neppure. Mercoledì, giovedì, venerdì… del professore manco l’ombra. Poi, improvvisamente, a caratteri cubitali, sul giornale esposto nell’edicola del quartiere, appare una notizia: Il prof. Stanislao è stato colto da un malore… Il prof. Stanislao è ricoverato in terapia intensiva… Il prof. Stanislao sta molto male… Oggi il prof. Stanislao ci ha lasciati per sempre. Le persone del rione commentano sospirando: Una così brava persona! Ed è partito così in fretta!. Poi il giornale comunica altre notizie: Il prof. Stanislao ha voluto donare tutti i suoi organi… Il prof. Stanislao ha lasciato i suoi averi a un ente che aiuta i bambini di ogni parte del mondo… Il prof. Stanislao ha desiderato una sepoltura semplice e che sulla sua tomba sia scritta solo quella famosa frase di sant’Agostino: Ama e fai quello che vuoi. Una frase tolta dal tomo che spesso meditava: adesso era chiaro! Per Giorgina e il suo clan di future astronaute è come una risposta agli interrogativi che la lezione al Planetario aveva suscitato e se la scrivono con un pennarello sullo zainetto, ma più ancora nel cuore. Ora nel rione sta girando anche un interrogativo: Che il prof. Stanislao sia stato un santo, o almeno un beato, e noi non ce ne siamo accorti?.

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