Sognando Vancouver 2010

A meno di tre mesi dall'inizio delle Olimpiadi, la stagione degli sport invernali entra nel vivo. Nonostante la penuria di fondi.
Sport

Hannu Manninen, uno dei più grandi combinatisti di tutti i tempi, aveva terminato la propria carriera agonistica due stagioni fa. Tra i suoi più importanti successi si contavano quattro coppe del mondo e tre ori mondiali.

Janne Ahonen, unico saltatore della storia ad essersi aggiudicato per cinque volte la Tournée dei quattro trampolini, si era ritirato nel marzo del 2008. Nel suo ricchissimo palmares spicca anche il record di podi ottenuti in gare di coppa del mondo (102).

Stephane Lambiel, uno dei migliori interpreti di pattinaggio artistico degli ultimi anni, già campione del mondo nel 2005 e nel 2006, aveva dovuto arrendersi a seri problemi alla schiena e si era ritirato da poco più di un anno.

 

Forse sarà stata una improvvisa nostalgia della vita da atleta o più semplicemente il gusto di mettersi nuovamente alla prova, ma “stranamente” questi tre campioni sono rientrati in attività proprio negli ultimi mesi, guarda caso nella stagione che avrà il suo culmine in occasione delle Olimpiadi invernali in programma dal 12 al 28 febbraio prossimo.

Eh già, Hannu, Janne e Stephane non hanno resistito al fascino dei Giochi olimpici. Ma non sono i soli. Ci sono, ad esempio, atlete come l’estone Kristina Smigun, doppio oro a Torino 2006 nello sci di fondo, o come la francese Isabelle Delobel, campionessa del mondo 2008 nella danza, che, dopo essere diventate mamme, hanno ripreso ad allenarsi a tempo di record proprio per non mancare a Vancouver.

Ce ne sono poi altre, come la giapponese Yuko Kawaguchi, costrette a scelte “dolorose” pur di realizzare il sogno di prendere parte ai Giochi. Pattinatrice di assoluto livello internazionale nella specialità a coppie, Yuko non ha al momento un partner all’altezza tra i propri connazionali. Così, dopo aver ottenuto la cittadinanza russa, gareggerà a Vancouver insieme ad Alexander Smirnov.

Cosa non si sarebbe disposti a fare per partecipare ad una Olimpiade! Perché per (quasi) tutti gli sportivi esse rappresentano in assoluto il momento più esaltante. E se per gli atleti vincere è certamente il massimo obiettivo, essere presenti ai Giochi è qualcosa che va ben oltre il solo avvenimento agonistico. 

 

Proprio in questi giorni la stagione degli sport invernali sta entrando nel vivo. E uno dei principali problemi che sta coinvolgendo tanti atleti nel loro cammino di preparazione verso i tanto sognati Giochi è certamente quello legato alle difficoltà dovute alla crisi economica che non poteva non colpire anche lo sport.

I dirigenti delle più importanti aziende produttrici dei materiali e gli esponenti delle varie federazioni nazionali si sono incontrati più volte al fine di trovare soluzioni condivise a questo momento di forte difficoltà. Ma non è una cosa semplice. Nello sci alpino, ad esempio, sotto l’occhio del ciclone sono finiti gli skimen, individuati come primi possibili destinatari dei necessari tagli da mettere in pratica per “salvare il salvabile”.

Il problema è che in uno sport che si decide sui centesimi di secondo nulla può essere lasciato al caso. Così tanti atleti si sono accollati personalmente i costi relativi a viaggi, vitto e alloggio degli esperti delle scioline pur di averli con loro durante i lunghi ritiri estivi dove si mettono le basi per quelli che saranno i risultati della stagione invernale.

 

Altro effetto della crisi, la difficoltà di rispettare i contratti di sponsorizzazione. La Rossignol, marchio di sci tra i più conosciuti, ha messo 200 suoi atleti di varie discipline di fronte ad un aut-aut: accettare una riduzione del 50 per cento della sponsorizzazione o uscire dal contratto senza pagare penali. In 185 hanno accettato! Come ha fatto anche il re del biathlon, il norvegese Ole Einar Bjorndalen, che ha acconsentito ad un significativo ritocco (in basso…) del contratto che lo lega alla casa che gli rifornisce gli sci.  «Non pratico lo sport per arricchirmi – commenta l’atleta norvegese –. Ho accettato la riduzione anche per permettere alla Madshus di sviluppare nuovi prodotti pur in questo momento di crisi. Alla vigilia delle Olimpiadi non mi interessa un contratto importante senza poter contare su materiali di primo livello». 

 

E pensare che in molti casi per andare avanti basterebbero cifre davvero “ridicole” se paragonate a quelle che girano in tante altre più celebrate discipline. Sandra Hanson, fondista svedese, sta ancora cercando uno sponsor che le permetta di partecipare ai Giochi. «Non ho certo le pretese di un calciatore, mi basterebbero dieci mila corone al mese (circa 1.100 euro…) per coprire le spese. Continuerò ad allenarmi sperando che tutto si risolva».

Albert Demchenko, invece, ha dovuto vendere l’auto che aveva avuto come premio dalla propria federazione per la conquista della medaglia d’argento ai Giochi di Torino 2006. Lo slittinista russo è stato costretto a questa scelta pur di anticipare i soldi necessari per comprare importanti pezzi di ricambio per la sua slitta.

Già, dove lo sport è ancora pura passione, cosa non si sarebbe disposti a fare per partecipare ad una Olimpiade!

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