So-stare nel limite, apprendere dal limite

Tre domande a: Anna Funicelli - Fabiana Gatti - Alberta Rotteglia, autrici di Apprendere dal limite. Dal limite al dono di sé. «Nuova Umanità», XXXIV (2013/1) 205
Fabiana Gatti

1. Nel vostro studio viene elaborata un’analisi dei diversi modi di far fronte all’esperienza del limite e delle conseguenze che questo comporta. Ci volete presentare le principali strategie che, secondo i vostri studi, risultano più proficue?

 

Il concetto di limite ci riconduce alla finitudine della condizione umana e alla necessità di superare l’eccesso di individualismo e di narcisismo che caratterizza la nostra epoca. Imparare a riconoscere e ad accettare il limite fino ad assumerlo su di sé è il compito evolutivo dell’uomo che sperimenta così la sua crescente possibilità di umanizzare se stesso e le sue relazioni. Per un sano sviluppo della personalità è necessario, a nostro avviso, sostare (nell’atteggiamento di so-stare) nel limite, presupposto per attraversarlo, superandolo o riformulandolo.

 

 

2. Quali sono le possibilità di crescita psicologica, sia della persona sia della relazione tra persone, che il fare esperienza del limite, proprio e altrui, può comportare?

 

Molte volte solo l’esperienza del toccare il “limite” proprio o altrui fornisce un reale apprendimento, inteso come aumento della conoscenza di sé e degli altri. L’inadeguatezza o la frustrazione che si sperimentano possono creare spazi di cambiamento e di dialogo creativo tra sé e il mondo, ancorando il soggetto alla propria realtà. Inoltre il riconoscersi limitati e bisognosi aumenta sia l’impegno a migliorarsi sia la disposizione ad essere benevoli verso gli altri.

 

 

3. La spiritualità di Chiara Lubich, tutta incentrata sull’apertura all’altro, in che senso può aiutare lo sviluppo della personalità e la maturazione relazionale?

 

Nella spiritualità di Chiara Lubich la figura di Gesù è presentata come modello di un nuovo soggetto, pienamente umano perché pienamente in relazione; ella indica anche, nel limite massimo sperimentato da Lui sulla croce (quando grida il suo ‘perché’ al Padre), la chiave per la ricomposizione di tutte le fratture sperimentabili dall’uomo dentro e fuori di sé. Questi elementi contengono peculiarità di natura psicologica di grande interesse che, con questa ricerca, abbiamo cercato di studiare. Da questi primi risultati si evince che chi aderisce a questa prospettiva interiorizza la prospettiva dell’alterità, riconosciuta come valore in sé. Le difficoltà e i limiti incontrati, sia interni che esterni, sono percepiti in un orizzonte di senso e di significato che stimola, in modi diversificati, l’accettazione e l’assunzione di responsabilità, come pure il mantenimento della fiducia di base.

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