Signor papa, noi ti aiuteremo

Hanno consegnato a fogli disegnati e colorati i vari perché, i dubbi, i pensieri più segreti che affiorano alla loro età. Hanno aperto il loro giovane cuore al vecchio papa ormai in cielo questi bambini che vivono ad Atene, sicuri di essere ascoltati e capiti. I loro nomi – Kristo, Yasemin, Richi, Thalia, accanto ai vari Pietro, Francesco, Martina e Roberto – dicono che sono bambini di frontiera, di confine tra mondi, modi diversi di concepire la vita, che spesso sperimentano sulla loro pelle. Più d’uno, probabilmente, non sapeva molto di Giovanni Paolo II, pur non ignorandone l’esistenza. Ma niente di più. Per questo Antonella Silvestri, la loro insegnante di religione, era un po’ preoccupata, non sapeva come presentare loro la figura del papa, mentre la tv greca mandava in onda le immagini di piazza San Pietro gremita di folla nei primi giorni di aprile. Entro in classe in punta di piedi – è lei stessa a raccontare cosa è invece successo -. Ragazzi, avete visto la tv?. Un coro di Sì!!! mi travolge. Il papa. Giovanni Paolo II. Maestra, hai visto?. Le mani si alzano tutte. Tutti hanno qualcosa da raccontare. Lentamente, dai racconti dei bambini si compone come in un puzzle una storia della vita del pontefice fatta di quegli episodi, frasi, avvenimenti che maggiormente hanno toccato la loro sensibilità. E tu, maestra, cosa dici?. Io lascio parlare il papa. Vi leggerò una lettera che proprio lui tempo fa ha scritto a tutti i bambini del mondo. Venti paia di occhi spalancati la fissano. Non pare vero che il papa abbia indirizzato una lettera proprio ai giovanissimi, e che su di loro abbia detto cose così belle e grandi. Si convincono, solo quando vedono la firma di Giovanni Paolo II apposta in calce alla lettera. È vero, l’ha scritta proprio lui!. Scoppia un fragoroso applauso. Poi, unanime, un desiderio: Dobbiamo rispondergli.Così, saltano fuori penne, pennarelli e fogli. Scende il silenzio. Lavorano con grande concentrazione, si alzano senza far rumore. E poi fiori, cuori, disegni di tutti i tipi. Chi colora, chi taglia ed incolla per rendere più belle le loro letterine al papa . A fine mattinata, la cattedra della maestra è inondata da decine di pic- coli capolavori colmi di affetto. Manda cordiali saluti al papa Kristo, 11 anni : Tu, o papa, eri qualcosa di speciale, di unico al mondo. Incredibile! Mi manchi tanto. Sono sicuro che non diventerai beato, ma santo!. Arianna (9 anni) confida invece: Anche se non ti ho conosciuto, quando sei morto ho provato una strana sensazione: quella di voler bene alla gente. Ed Eleonora (7 anni) affida alla lettera i suoi propositi di pace quotidiana: Sì, papa, farò quello che ci hai detto. Pregherò e diventerò amica di tutti. Io l’anno scorso non avevo per amica Valeria, ed adesso sono sua amica. Caro papa – scrive poi Ettore, 10 anni – sei da Dio e vivrai ancora nel paradiso. Ma vedrai il mondo che è diverso e penserai: Devo pregare per gli uomini, sono miei fratelli, non posso lasciarli soli. Richi ha solo 8 anni, ma le domande che rivolge a Giovanni Paolo II sono impegnative anche per un papa: Come è il paradiso? Ti ci trovi bene? È stato doloroso morire? Sei stato per me il miglior papa. E per te?. Mentre Francesco, 9 anni, scende nei dettagli: So che da lassù puoi vedere cosa succede: come va in Vaticano? Dicono di volerti far santo: tu cosa ne pensi? Io penso che tu lo meriti. Auguri per la tua nuova vita eterna!. Signor papa – scrive Aris, 10 anni -, ti mando questa lettera per rispondere alla tua. Noi ti amiamo. Se io ero al tuo posto, non avrei fatto come te e perciò è meglio che non divento papa. Quanti anni avevi quando hai sentito la voce di Dio?. E ancora Anni, 8 anni: L’altra notte ho sognato che tu eri il mio maestro di catechismo. Raffaela, 8 anni, manda invece mille baci al papa, sperando che quando inizierai la nuova vita ti potrò incontrare e dirti a voce che ti voglio una galassia di bene!. Yasemin, 9 anni, scrive da parte sua una poesia: Oh! Padre, oggi leggendo la tua lettera/ ho provato un immenso amore verso tutti./ Non so perché. Forse perché nella tua lettera/ hai raccontato che Gesù ha preso come esempio un bambino/ dicendo agli apostoli: Se non pregate con fiducia / con amore, con sincerità, non entrerete nel mio regno…/ perché per entrare nel mio regno,/ devi distribuire solo amore come i bambini. E Roberto esprime nella sua scarna letterina i nuovi, vasti orizzonti che gli si sono spalancati dinanzi: Caro papa, io ti voglio aiutare a portare la pace nel mondo e ho già cominciato, ho già detto molte volte la preghiera. Grazie che hai cominciato e noi bambini ti aiuteremo. Tutte letterine, insomma, che nella loro disarmante semplicità confermano ancora una volta quanto dai bambini ci sia da imparare. ALL’ALTEZZA DI UN BAMBINO Una componente non marginale del magistero di Giovanni Paolo II è il riconoscimento del ruolo attivo che i bambini hanno nella comunità cristiana. Uno degli episodi più toccanti del papa malato è stato il rapporto del tutto speciale avuto con i bambini ricoverati al Gemelli. Li ho sentiti in questi giorni particolarmente vicini, ha scritto nella lettera di ringraziamento rivolta al rettore dell’Università cattolica. All’Angelus dello scorso 6 gennaio, solennità dell’Epifania, il papa sottolineava ancora l’importanza dei piccoli: Presente e futuro della chiesa essi hanno un ruolo attivo nell’evangelizzazione del mondo e con la loro preghiera contribuiscono a salvarlo e a migliorarlo. Parole che riecheggiano il messaggio contenuto nella Lettera ai bambini scritta dal papa il 13 dicembre 1994 in occasione dell’anno dedicato alla famiglia (cui fa riferimento l’insegnante Antonella Silvestri protagonista dell’articolo). Attraverso la narrazione dei vangeli dell’infanzia di Gesù, che ci presentano il Dio incarnato, emerge in tutta la sua chiarezza la verità sul bambino. La Lettera di Giovanni Paolo II sottolinea che sarà quello stesso piccolo Gesù del presepe, così tanto amato dai bambini, che, una volta diventato adulto, ci dirà che la via per entrare nel regno dei cieli è diventare come un bambino.

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