Siamo solo all’inizio del gioco

Il nostro Paese è il primo Paese consumatore del gioco d’azzardo in Europa e il terzo nel mondo. Perché? Cosa si cela dietro questo (triste) primato? Da questo dato prende le mosse il libro-denuncia Vite in gioco, oltre la slot economia, edito da Città Nuova. Carlo Cefaloni, il curatore, fotografa i drammatici numeri di un fenomeno dilagante.
Vite in gioco

È un dato di fatto, non una ricostruzione ideologica. I signori del potere finanziario decidono le sorti dell’economia mondiale, ma sono come divinità inavvicinabili, decisamente separate dalla vita reale di ogni giorno. Difficile immaginare il flusso continuo e inarrestabile del denaro “che fa il suo giro” senza sosta e senza una regola capace di imporsi. Quello che, invece, possiamo vedere da qualche anno in Italia è la diffusione capillare dei punti autorizzati del gioco d’azzardo.

Mini casinò nascono isolati in paesaggi lunari postindustriali, oppure spuntano come funghi dentro le città desertificate dalle botteghe, ma con i bar che ospitano le slot-machine.

Cosa è accaduto a questo nostro Paese per farlo diventare il primo consumatore del gioco d’azzardo in Europa e il terzo nel mondo intero?

Quasi 100 miliardi di euro di raccolta ogni anno che, in parte significativa, vanno a ingrossare i profitti delle grandi società concessionarie. […]

Le reali dimensioni della vittoria di quella che papa Bergoglio chiama «idolatria del denaro» si possono misurare davanti all’interiorizzazione della sconfitta che mostrano anche i critici di un sistema intimamente autodistruttivo.

Intuiscono che anche la denuncia più circostanziata è destinata a non provocare alcun cambiamento esteriore in un ambiente che ha subìto una totale omologazione verso il modello dell’individuo ormai intimamente indifferente e privo di relazione con l’altro, se non per competere.

I segnali di ribellione contro l’invasione dell’azzardo legalizzato sono perciò il segnale del risveglio di un legame sociale che tiene, al di là dei poteri in campo, quando supera i confini dello sdegno moralista. […]

Eppure non si tratta solo di denunciare. Alla radice di questo libro non c’è una concezione pessimista dell’essere umano, incapace di diventare artefice di un possibile mondo, non certo perfetto, ma sicuramente migliore.

Per questo motivo l’indignazione non resta fine a se stessa, ma diventa consapevolezza di un cammino, di quel tratto di strada che si può fare solo assieme. […]

Il percorso proposto vuole essere la base per un lavoro da completare e far crescere con l’impegno di ciascuno.

Da Carlo Cefaloni (ed.) VITE IN GIOCO, oltre la slot economia (Città Nuova, 2014)

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