Si terranno in Cina i Giochi olimpici invernali del 2022

Dopo le tante rinunce europee, è stata assegnata al gigante cinese l’organizzazione dei Giochi olimpici invernali del 2022. Il continente asiatico, dopo i Giochi di Rio 2016, monopolizzerà per anni i più grandi eventi sportivi
Thomas Bach presidente del Comitato olimpico internazionale mostra il cartello con la scritta Pechino 2022

In principio c’era l’Europa. Considerato per lungo tempo il centro del mondo (pensate, non a caso, alla raffigurazione “eurocentrica” con cui è stato da sempre rappresentato il planisfero), il vecchio continente ha però dovuto confrontarsi prima con il prepotente arrivo sullo scenario politico ed economico degli Stati Uniti, e in seguito con un continente emergente che ha conquistato via via risultati sempre più apprezzabili in tanti campi, compreso quello sportivo. Così, progressivamente, l’Europa ha perso almeno in parte quella centralità di cui poteva vantarsi, non sempre a ragione, fino a non molto tempo fa …

 

Questo continente emergente di cui parliamo è, ovviamente, l’Asia, dove si trova Pechino, la città alla quale venerdì, durante la 128ma assemblea del Comitato Olimpico Internazionale in corso di svolgimento a Kuala Lumpur, in Malesia, è stata assegnata l’organizzazione dei Giochi olimpici invernali del 2022. Una decisione “storica”, considerando che una consolidata consuetudine voleva che l’assegnazione di un’Olimpiade fosse fatta rispettando un alternarsi tra continenti.

 

Invece, dopo aver già assegnato i Giochi del 2018 a Pyeongchang in Corea del Sud e quelli del 2020 a Tokyo in Giappone, per la terza volta consecutiva è stata selezionata una città appartenente al “cerchio giallo” della bandiera voluta nel 1913 dal barone Pierre de Coubertin e divenuta ormai il simbolo universale dei Giochi (i cinque cerchi si riferiscono appunto ai cinque continenti). Da quando le Olimpiadi estive e invernali non sono disputate nello stesso anno, un fatto del genere non era mai accaduto!

 

Eppure, la decisione dei membri del CIO non poteva essere diversa visto che le uniche due città in ballo per l’elezione erano entrambe asiatiche (oltre a Pechino in corsa c’era Almaty, la città più popolosa del Kazakhistan, già candidata a ospitare i giochi invernali del 2014 poi assegnati a Sochi, in Russia). Due città, Pechino e Almaty, che davvero poco hanno a che fare con la storia degli sport invernali, ma che hanno avuto la strada spianata dalla “bandiera bianca” alzata progressivamente dalle varie città europee che avevano manifestato l’intenzione di concorrere per l’assegnazione dei Giochi del 2022.

 

Ha rinunciato dapprima Barcellona (Spagna), per la crisi economica che da anni colpisce il Paese e che ha indotto i rappresentanti della città catalana a fare un passo indietro. Poi sono venute meno Davos e St. Moritz (candidatura congiunta della Svizzera) e Monaco (Germania), città inizialmente interessate ma i cui progetti sono stati bocciati in entrambi i casi dalla popolazione locale in due distinti referendum tenutisi rispettivamente nel marzo e nel novembre del 2013.

 

Si è giunti così alla chiusura delle candidature (il 15 novembre 2013) con sei città in lizza per l’assegnazione dei Giochi del 2022, ma Stoccolma (Svezia), per motivi di tipo economico, si è ritirata dalla corsa già ad inizio del 2014. Stesso destino è poi toccato a Cracovia (Polonia), la cui candidatura è stata pesantemente bocciata dai cittadini nel corso di un referendum popolare tenutosi nel maggio dello scorso anno (contrario il 70 per cento dei votanti). Infine, hanno abdicato anche Leopoli (Ucraina), che il 30 giugno del 2014 ha dovuto ufficialmente fare un passo indietro per l’esplosione del conflitto russo-ucraino, e perfino Oslo (capitale della Norvegia, il Paese che ha vinto di più nella storia delle Olimpiadi invernali), in quest’ultimo caso a seguito di una votazione del parlamento che nell’ottobre scorso non ha riconosciuto il sostegno finanziario necessario.

 

Pechino, che diventerà la prima città sede sia dei Giochi estivi (già organizzati con successo nel 2008) che di quelli invernali, ha vinto così quasi a mani basse (la candidatura kazaka non dava ai membri del CIO le stesse sicurezze di quella cinese) grazie a una proposta di alto livello e poco dispendiosa, considerando anche che la metà degli impianti di gara sono già esistenti. Le competizioni saranno disputate in tre diverse aree: a Pechino, in alcuni degli impianti costruiti per i già citati Giochi estivi del 2008, si disputeranno gli sport sul ghiaccio (curling, hockey, pattinaggio artistico, short track e pattinaggio di velocità), oltre che le cerimonie di apertura e chiusura; nella zona di Yanqing, andranno in scena le gare di bob, skeleton, slittino e sci alpino; infine, nella stazione sciistica di Zhangjiakou, gareggeranno gli atleti di freestyle, snowboard, biathlon, sci di fondo, salto e combinata nordica.

 

Le aree di Yanqing e di Zhangjiakou, situate rispettivamente a circa 70 e 160 chilometri di distanza rispetto alla capitale cinese, saranno collegate con Pechino attraverso la realizzazione di un’imponente linea ferroviaria ad alta velocità che ridurrà il tempo di viaggio da un’estremità all’altra delle zone interessate a un massimo di sessanta minuti.

 

Insomma, dopo le Olimpiadi di Rio del 2016, per molti anni i più grandi eventi sportivi del pianeta si terranno tutti nell’area asiatica. Oltre alle tre edizioni a cinque cerchi che saranno ospitate dalla Corea del Sud nel 2018, dal Giappone nel 2020 e dalla Cina nel 2022, non va dimenticato infatti che i prossimi mondiali di calcio si disputeranno in Russia nel 2018 (Paese transcontinentale che si estende tra Europa ed Asia), ed in Qatar nel 2022. Perché, se in principio c’era l’Europa, oggi il “centro del mondo”, non solo quello sportivo, si sta spostando sempre più a est.

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