Scultura da passeggio

L’arte scende in strada per darsi a tutti. È l’intento e il fare di Michelangelo Pistoletto

Cold Springs – New York. Una sfera di giornali rotola per le strade, spinta da anziani, bambini, passanti casuali e gente del mondo dell’arte arrivata da Manhattan. Si tratta di un intervento artistico, una di quelle cose un po’ strane che succedono nell’arte contemporanea. Ma a che scopo far scendere l’opera d’arte dal suo piedistallo per invadere le strade della città? Perché perdere la sacra riverenza guadagnata nei secoli e concedersi così a tutti? Appassionati e non, critici d’arte e spettatori inconsapevoli, signore di rientro dallo shopping e bambini festanti… Lo spaccato istantaneo di un’intera società si trova, per volontà o per caso, coinvolta in un intervento di arte partecipata. E l’obiettivo è proprio quello di sensibilizzare l’intera società, andando ad interpellare l’uomo negli ambienti in cui vive, non nell’asettica e algida galleria d’arte.

È all’opera Michelangelo Pistoletto che riattualizza la sua Walking sculpture, una performance che lo rese celebre mezzo secolo fa. Era il dicembre del ‘67 quando la prima sfera di giornali rotolò per le strade di Torino. Ora è il 4 novembre 2017 e il tutto è realizzato per il Magazzino Italian art, il nuovo spazio espositivo nella valle dell’Hudson dedicato all’arte italiana del secondo ‘900.

È l’ennesimo tributo internazionale all’artista biellese. Ottantaquattro anni, eppure Pistoletto è un treno in corsa che non accenna a rallentare. Lo si vede sul palco dei Subsonica, la band che ha composto una canzone utilizzando la sua voce e le sue parole spese in favore del Terzo Paradiso. Lo stesso progetto viene rilanciato niente meno che da Nespoli. L’astronauta, in una diretta Rai, parla di Pistoletto; su un monitor della sua navicella spaziale, fa partire il video in cui l’artista presenta il Terzo Paradiso come la tensione a coniugare differenze e poli opposti per creare una nuova umanità.

D’altro canto, sull’idea dell’interrelazione come ricchezza, non si sviluppano solo i suoi ultimi interventi, ma tutto il suo percorso artistico. Nel ‘68 pubblica il Manifesto della collaborazione; nasce attorno a lui Zoo, un gruppo di persone provenienti da diversi linguaggi artistici che realizza azioni concepite come collaborazioni creative.

Nel ‘94 prende avvio Progetto Arte con l’intento di porre l’arte al centro di una trasformazione socialmente responsabile. “È tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana. Dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale”.

Nel ’98 prende vita Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, situata in un’ex manifattura a Biella. La sua struttura organizzativa si suddivide in uffizi: arte, educazione, economia, ecologia, politica, spiritualità, nutrimento e altro ancora. Ne scaturiscono iniziative che stringono una fitta rete di collaborazioni con enti e soggetti in tutto il mondo.

Dall’Ufficio Politica nasce nel 2002 Love Difference – Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea. Il bacino del mediterraneo viene proposto come nodo di mediazione e di comunanza tra terre, lingue, culture e religioni differenti. Il progetto viene celebrato alla 50° Biennale di Venezia con la consegna dell’ambito Leone d’oro alla carriera.

Non pago degli allori, Pistoletto continua a creare, a difendere e diffondere l’arte come strumento di rinnovamento sociale a livello globale. Un po’ come la sua sfera di giornali che, da quel lontano ’67, viene fatta rotolare a Torino, al Louvre di Parigi, alla Tate Gallery di Londra, per poi andare a Filadelfia, a Cuba, a Cold Springs, e c’è da scommettere che non sia l’ultima puntata.

È troppo forte l’urgenza di chi, come Pistoletto, concepisce la sfera estetica strettamente legata a quella etica, al fine di generare un nuovo umanesimo. Un’arte che si rivolge all’uomo per ri-crearlo in tutto ciò che è e in tutto ciò che lo riguarda. È per questo fine che l’opera d’arte è disposta a perdere la sua aura di altezza inaccessibile. Per questo scopo scende dal piedistallo e va per le piazze, per le strade, anche rotolando. Non si fa più ammirare a debita distanza ma cerca un contatto vero. Si fa inseguire, toccare, persino ammaccare, pur di operare quella formazione integrale della persona che parte dallo sguardo ma che non si può fermare ad esso.

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