Sardegna, emergenza cavallette e cornacchie

Dal 30 a 50 mila ettari invasi dalle locuste. Una vera e propria piaga biblica sta interessando le zone interne della Sardegna
cavallette

Una cosa indescrivibile, anche per chi è solo di passaggio sulla statale che da Nuoro conduce a Olbia: il lunotto anteriore completamente invaso da cavallette, con sciami che si muovono da un campo all’altro divorando tutto ciò che incontrano. Nei centri urbani è un fuggi fuggi generale, con bar e ristoranti vuoti perché la gente resta chiusa in casa.

Agricoltori e allevatori sono disperati: i primi non hanno più nulla, completamente distrutte le coltivazioni di qualsiasi tipo, i secondi non sanno come dar da mangiare agli animali, visto che la siccità ha azzerato la vegetazione e le locuste hanno distrutto il foraggio in procinto di essere raccolto.

Una situazione che mostra, se mai ce ne fosse bisogno, un approccio completamente sbagliato e una grave sottovalutazione del problema.

Nel 2019 le locuste si erano ripresentate dopo molti anni, interessando una superficie di 2 mila ettari. Già tre anni fa agricoltori e allevatori avevano chiesto alla Regione di intervenire prima che il fenomeno dilagasse. In questi tre anni invece non è stato mai portato avanti un intervento risolutore, capace di arginare la moltiplicazione degli insetti, fino a giungere a questi giorni, con il timore che dalle zone interne le cavallette possano spostarsi verso le pianure.

In realtà la Regione ha messo in campo una task force, che però non è riuscita ad arginare il proliferare delle locuste, come denunciato dalle organizzazioni di categorie che domandano oggi un intervento per il prossimo anno, già in primavera quando gli animali non dispongono ancora delle ali ma si muovono saltando e la schiusa delle uova non è ancora completata.

Una situazione che si sarebbe potuta evitare muovendosi in anticipo, come sottolineano dalla Coldiretti Nuoro, i cui responsabili ricordano come dal 2019 è stata fatta richiesta di programmazione per contrastare le locuste. I metodi naturali sono quelli più efficaci, come l’aratura dei campi e gli insetti antagonisti, anche se può essere utilizzata la cosiddetta «agricoltura di precisione». Le cavallette trovano terreno fertile nei terreni incolti ma arrecano danno soprattutto a chi la terra la lavora.

L’invasione è partita da un territorio circoscritto, e con il passare degli anni si è allargata sempre di più: un fenomeno che rappresenta anche un paradosso, considerando i problemi dell’agricoltura mondiale, con la necessità di riprendere la produzione di grano in Sardegna, al momento però appare impossibile a causa delle cavallette.

Ma accanto alle locuste del nuorese ci sono le cornacchie dell’oristanese: è partito infatti il piano di contenimento di questo uccello, dopo il via dell’Ispra e dell’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente. Il via al piano è stato dato dalla Provincia e dovrebbe finire a settembre.

La cornacchia è un uccello dalla spiccata intelligenza capace di rompere il guscio duro della frutta lasciandola cadere dall’albero e si nutre di semi, bacche e ortaggi presenti nei campi, e in Sardegna non ha predatori naturali. Proprio per questo motivo al momento possono essere solamente due le modalità di contenimento di questo volatile: la prima prevede la cattura degli animali tramite apposite gabbie; la seconda l’abbattimento fuori dai nidi con armi da fuoco da persone autorizzate e formate professionalmente. L’intervento dei tecnici servirà a ridurre i danni agli agricoltori che vedono compromesse le colture di frutta e verdura attaccate dalle cornacchie.

Anche in questo caso la mancanza di programmazione e di seria attenzione alle necessità di chi opera nei campi sta producendo ingenti danni alle aziende agricole.

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