Sanzioni per il Burundi dall’Unione Europea

Tutta la comunità internazionale segue con preoccupazione le decisioni del presidente Pierre Nkurunziza, mentre il segretario dell’Onu Ban Ki-moon annuncia una visita per il 24 febbraio
Burundi

Lunedi 16 febbraio, l’Unione europea (UE) ha deciso di sospendere gli aiuti finanziari al governo di Bujumbura. Con una cifra pari a 430 milioni di euro per la periodo che va dal 2015 al 2020, l'UE è il primo paese donatore per il Burundi e questi tagli vistosi si ripercuoteranno sulla popolazione già provata dalla politica repressiva del presidente.

 

Intanto, l'Unione africana ha deciso di inviare una delegazione dei presidenti degli stati africani a Bujumbura, per convincere Pierre Nkurunziza ad accettare la missione di pace della forza africana e soprattutto per chiedergli di riprendere dei negoziati veri a Arusha in Tanzania.

 

Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni unite ha annunciato una visita dal 24 al 25 febbraio per insistere proprio su questo punto. Le violenze hanno fatto già più di 400 morti e forzato circa 230.000 persone a fuggire dal paese e tra loro ci sono molti oppositori, militanti in varie associazioni e tanti giornalisti, secondo l'ONU.

 

La genesi del problema burundese

Pierre Nkurunziza, è un ex-ribelle che ha firmato gli accordo di Arusha in Tanzania (2003). E’ diventato presidente del Burundi nel 2005. Nel 2010 è stato rieletto per un secondo mandato di cinque anni. La Costituzione prevede la possibilità di restare al potere solamente per due mandati. L’annuncio di una candidatura di Nkurunziza per un terzo mandato (“il primo mandato non conta, perché sono stato scelto dal parlamento e non dal popolo”) ha scatenato le proteste dell’opposizioni e della società civile. Da allora il paese è piombato in una crisi di sicurezza e umanitaria.

 

Nel maggio scorso, approfittando delle contestazioni, un gruppo di militari ha tentato un colpo di stato, finito male. Da quel momento è cominciata una terribile repressione del regime al potere contro tutti gli oppositori e i sospetti oppositori. Nessuno è più al sicuro in Burundi.

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