Santiago, in cammino sempre!

La coinvolgente testimonianza di Don Roberto Castegnaro sul senso profondo del pellegrinaggio a piedi verso Santiago de Compostela
Cammino di Santiago de Compostela: un percorso di 800 chilometri che attraversa la Spagna (AP Photo/Alvaro Barrientos)

Don Roberto, classe 1966, da bambino era certo di poter fare il missionario, complice una zia che aveva scelto quel tipo di vocazione, ma poi la sua strada ha preso una direzione diversa, anche se parallela.

L’esperienza scout e la vita nel seminario vicentino hanno forgiato il giovane. L’affido di compiti di formazione a livello diocesano e di intensa cura parrocchiale, corredata da serie e vivaci esperienze comunitarie, hanno contribuito alla sua crescita personale e sacerdotale, fino a quel 1998.

Millenovecentonovantotto: la prima volta a Santiago di Compostela, il primo Cammino, solo per quella volta giocato in pochi chilometri, ma che doveva accendere un fuoco particolare. Don Roberto non avrebbe più abbandonato quel percorso, per tutti gli anni successivi.

Per caso, o per volontà di Qualcun altro, nel Cammino avrebbe coinvolto molti, di estrazioni diverse, gruppi giovanili, seminaristi, adulti, famiglie… e con tutte le motivazioni che l’umanità appassionata, tradita, desolata o in ricerca, avrebbe fatto proprie.

Don Roberto diventa accompagnatore di queste ricerche di senso, di sfida, di rinascita, di gratitudine. Il Cammino diventa fatica, conoscenza, crisi, apostolato, testimonianza e spesso palcoscenico di scoperte, di rinascite e di incontri esistenziali decisivi.

Il prete con scarpe, zaino e la conchiglia del pellegrino, fa del Cammino di Santiago lo strumento eccellente della sua vocazione e offre a chi si accompagna la scoperta del vero senso di questo andare.

«Non è una maratona, è un banco di prova per la tua umiltà, abbandonando ogni tipo di pregiudizio, coltivando l’ascolto, il rispetto, la pazienza e l’attesa, la solidarietà. Ma soprattutto fare l’esperienza del compartire, che aggiunge un valore in più al nostro condividere» afferma don Roberto. «Compartire esclude la …divisione, ma mette l’accento sulla con-partecipazione, sul farsi carico uno dell’altro, un aspetto che fa da binario conduttore a tutti questi anni di Cammino».

E condivide emozioni e lacerazioni. Legge da alcune presentazioni: «Sul Cammino non cambi ma migliori. C’è un’energia positiva in quelle strade, che è capace di vedere nel cuore e nell’anima delle persone, camminare lì, vuol dire mettersi in dubbio… Ho camminato con chi non credeva più in Dio e poi l’ho visto piangere e pregare in ginocchio. Ho provato e visto l’amore da parte di persone sconosciute, quello altruistico, gratuito e puro». (A. Gallo)

«Dovrete trovare un equilibrio fra invadenza e distacco, tra silenzio e parole, tra richiesta di esigenze e accoglienza delle esigenze dell’altro. Più o meno la vita è fatta così e il cammino non è una parentesi della vita, è una scuola». (M. Belli)

Ormai gli 800 chilometri e di più, fino all’0ceano… non hanno molti segreti per il sacerdote vicentino: comportamenti virtuosi e tenaci, prassi da preventivare saggiamente,  mezzi da preferire, fragilità del percorso, soste da conoscere e valorizzare, ostelli o rifugi di fortuna da raggiungere, cure mediche da mettere in conto,  mete intermedie su cui incrociare nuovi pellegrini…

Don Roberto è un pozzo di informazioni che solo i 24 anni da pellegrino umile e attento hanno forgiato e arricchito. Sottolinea che «non è merito mio, questa entusiasmante esperienza, ma delle centinaia di amici e di volti che mi hanno accompagnato e con cui si intrecciano emozioni e sentimenti profondi che solo il ritrovarsi su quella tomba gloriosa trovano consolazione e speranza».

San Giacomo, quel Santiago che lì riposa, ma non troppo, pare! risveglia animi e scelte di vita, in trasversale al popolo internazionale che lo raggiunge.

Per questo mi offre sul tavolo della canonica un numero ricco di albi in cui ha raccolto… solo fotografie, ma che raccontano tutto, fin ne minimi particolari: incontri, difficoltà, bellezze e momenti sublimi, che non fatico a immaginare e a fare miei.

Ecco paesaggi mozzafiato,  amici affaticati,  gesti e abbracci di incalcolabile poesia, stralci di fatiche impreviste, momenti di condivisione presbiterale: un “silent book” che è una omelia sull’amicizia, sulla fraternità, sull’amore di Dio e la sua grandezza. San Giacomo, Santiago, fa da guida spirituale e sembra anche lui così attuale e vivo. Ma è così per tutti coloro che credono.

Don Roberto fa parlare gli altri.

«C’eravamo e lasciavamo libero ciascuno di essere quello che era. Sono fiorita a Santiago, sotto l’innaffiatoio del mio amore imperfetto per gli altri e del loro amore imperfetto per me» scrive Beatrice.

«Adesso che sono arrivata – annota Elena – che ho nelle gambe più di 800 chilometri e addosso 5 chili in meno, la fatica disegnata sul volto scavato e le spalle stanche, mi rendo conto che ho ricevuto più di quello che ho dato. Non ho certo cambiato vita ma sicuramente il modo di viverla, di vedere le cose, le solite cose che ora hanno un aspetto diverso. … Nessuna guida lo dice, ma ogni pellegrino lo constata e si riempie l’anima di infinita gratitudine e pace… Non vedo una Elena affaticata, amareggiata, provata dalla fatica, ma vedo un volto che rivela gioia vera e profonda e mi chiedo come potevo sorridere così con le vesciche ai piedi, le spalle doloranti e le braccia piene di punture».

Volge alla conclusione il nostro lungo incontro ed è lì che don Roberto mi allunga un libro, questa volta scritto dallo stesso, dal titolo inequivocabile: “Pellegrino finalmente! Diario di un sogno diventato realtà”.

Me lo dona con una dedica e, durante la lettura, incrocio il “non detto” del sacerdote pellegrino. Lì, in punta di piedi, posso entrare nel cenacolo delle persone che hanno condiviso sete, sonno… vesciche, disagi e annessi e scoprire quanto questi rapporti e la cura di questi cuori, ha permeato giorni, ma anche anni di amicizia sostenuta e coltivata.

Il diario è immediato e minuzioso nel riportare il Cammino, spesso con una discreta dose di umorismo, sempre con un tono pacato e illuminato, senza abbandonare mai la concretezza.

Poi mi sfugge dalle pagine una foto, che ho promesso di riportare: l’oceano di un cobalto intenso si stende alle spalle di don Roberto, mentre, durante la Messa, innalza l’Ostia nella consacrazione.

Il cielo azzurro della costa spagnola di Finistrerre, a circa 90 km da Santiago e amata tappa del Cammino, accoglie il gesto sacro, mentre l’altare nell’immagine, una roccia grigia, sembra inchinarsi al miracolo che ancora una volta segna l’amore di Dio per l’umanità.  Sulla foto una scritta: “Mi alma canta la grandeza del Señor».  È un inno alla vita.

 

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