«La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò – scrive papa Francesco nel suo testamento – chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore».

La basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, gremita di fedeli, 27 Aprile 2025.
ANSA/FABIO CIMAGLIA
Un capolavoro quest’ultima di architettura paleocristiana, medievale e barocca che rispecchia il capolavoro stesso che Jorge Mario Bergoglio ha fatto della propria e delle nostre vite.
È un «antichissimo santuario mariano» scrive sempre papa Francesco di Santa Maria Maggiore e allora io, seguendo le sue parole così come fedelmente ho seguito i suoi insegnamenti, mi metto alla ricerca proprio di quelle antichità archeologiche. Decido così di scendere nei sotterranei della basilica che, controvertendo alla secolare tradizione dei sepolcri papali tutti in San Pietro, è stata invece scelta da papa Bergoglio come luogo della sua sepoltura.
La domus del calendario
Sono arrivato nelle profondità della basilica di Santa Maria Maggiore in un ambiente di chiara epoca romana imperiale e dunque databile tra il II sec a.C. e il IV d.C. Cammino sui pavimenti ipogei di una domus patrizia le cui evidenze archeologiche sono ancora presenti, ma è l’arte pittorica parietale quella che maggiormente mi attrae. C’è infatti tutt’intorno un muro che doveva proteggere quell’ambiente e sul quale si vedono ancora le tracce di un “calendario delle stagioni”.
Resta poco degli affreschi, ma s’intuisce che doveva trattarsi di un’estesa sequenza pittorica sempre di epoca romana, I-II sec. d.C. raffigurante scene campestri e lavori agricoli ciclici, caratteristici ciascuno di uno dei 12 mesi e di una delle 4 stagioni dell’anno.
Riecheggiano ancora le parole di papa Francesco: «Davvero non c’è umanità senza coltivazione della terra, non c’è vita buona senza il cibo che essa produce per gli uomini e le donne di ogni continente».
Sator il “Seminatore”
Proseguo il mio viaggio nei sotterranei della basilica che è detta anche “liberiana” proprio da Libero e Libera che erano antiche divinità patrone dell’agricoltura, e il cui tempio venne eretto probabilmente proprio dove oggi sorge Santa Maria Maggiore.
Su una parete affiorano gli antichissimi graffiti del “quadrato magico del SATOR”. Si tratta di un’iscrizione latina composta da 5 parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA che si possono leggere in palindromo e che disposte in quadrato formano misteriose combinazioni geometriche e lessicali dai significati esoterici.
Ma ciò che ancora una volta desta di più la mia attenzione è la parola sator che significa seminatore e che chiaramente allude a Dio creatore. Traduco a impronta il palindromo: “Il seminatore ovvero l’uomo decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo ovvero Dio decide il suo destino”.
Il mio cuore emozionato torna al luglio del 2023, all’Angelus in cui papa Francesco spiega la parabola: «Immaginiamo un seme: è piccolo, quasi non si vede, ma fa crescere piante che portano frutti. La Parola di Dio è così, è il seme, noi siamo il terreno: possiamo riceverla oppure no. Però Gesù, “buon seminatore”, non si stanca di seminarla con generosità. Conosce il nostro terreno, sa che i sassi della nostra incostanza e le spine dei nostri vizi possono soffocare la Parola, eppure spera, spera sempre che noi possiamo portare frutto abbondante».

Francesco davanti l’icona bizantina Salus populi romani, Vaticano, 12 Aprile 2020. EPA/ANDREAS SOLARO / POOL
Icona della Salus Populi Romani
Risalgo in basilica, sbuco nella navata sinistra che ora è così gremita che il mirabile pavimento dei maestri cosmateschi del XIII secolo non si vede più. La gente si affolla per pregare sull’umile sepolcro che nel suo testamento papa Francesco ha chiesto di «preparare nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza».
È infatti proprio nella Cappella Salus Populi Romani che è affissa l’icona medievale della Madonna bizantina da cui con incrollabile devozione, papa Francesco a inizio e conclusione di ogni viaggio apostolico, si recava in preghiera portandole un bouquet di rose bianche. Ma soprattutto portando Francesco sempre nel suo cuore il nome di Maria sin dal giorno della consacrazione episcopale allorché, nel ’92 Bergoglio scelse come simbolo sul suo stemma la stella che secondo la tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa.
Un papa chiamato Franciscus
L’umile sepolcro del papa come da sua ultima volontà è stato ricavato «nella terra, semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus». È una tomba talmente frugale che sarà perfino difficile notarla e riconoscerla per chi un giorno entrerà nella basilica di Santa Maria Maggiore senza sapere che qui riposa Francesco.
Essa non ha mausoleo né è sormontata da imponenti sculture, ma è fatta solo da una pietra bianca che sembra quella che «i costruttori hanno scartata» e appoggiato lì casualmente, a mo’ di gradino.
Ma quella pietra scartata è «diventata testata d’angolo» del pontificato di papa Francesco che con tenacia e fermezza ha traghettato l’umanità attraverso la peggiore catastrofe pandemica della storia, ha ribattuto alla desertificazione delle anime con l’amore per il prossimo, ha chiesto ai potenti della terra un porto sicuro per profughi, ha implorato perdono per le colpe della Chiesa ed è morto sospirando la parola “pace”.
Nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, in realtà ho visto un altro affresco alquanto profetico, fatto da quadrati che diventano tridimensionali e formano dei gradini che poi si uniscono formandone degli altri in modo che la fine di ciascuno di essi diventi l’inizio del successivo, all’infinito come la scala di Escher, come i frutti della terra, come la vita di Francesco.
La storia di un umile gesuita che, venuto dalla «fine del mondo», ha guidato la Chiesa verso l’inizio di un nuovo cammino di speranza. Il «viaggio terreno» di papa Francesco è finito, ma quello celeste è appena iniziato e si preannuncia ancora più promettente!