«Salvare vite umane non è reato»

Decine di organizzazioni e di associazioni hanno promosso una grande manifestazione ad Agrigento e in altre città siciliane per chiedere l'apertura dei porti e sollecitare il governo a salvare chi rischia la vita in mare. Intanto, resta ferma in mare la motovedetta della Guardia costiera italiana "Gregoretti" con a bordo oltre cento migranti

Un gruppo di amici si ritrova, in una serata di fine giugno, ad Agrigento. La Sea Watch, già da alcuni giorni, è ormeggiata al largo di Lampedusa. Di lì a qualche ora avrebbe forzato il blocco e sarebbe entrata in porto, ponendo fine all’odissea dei 18 giorni in mare dei 42 immigrati a bordo. Non si può rimanere impassibili davanti a quella nave costretta a rimanere in mare, a 42 persone, ormai allo stremo delle forze, cui viene negato un approdo. Hanno scelto il periodo sbagliato, in Italia è tutto più difficile rispetto all’accoglienza dei migranti, ma quel pugno di amici ha un pensiero diverso.Sa che, al di là di tutto, il valore supremo è la vita.

Era il 28 giugno quando si ritrovano per la prima volta. Un mese dopo, il 27 luglio, la mobilitazione è diventata di massa. Circa 800 persone danno vita ad una manifestazione antirazzista. La marcia contro il razzismo ha visto numerose adesioni, di singoli e gruppi: ci sono rappresentanti di associazioni, sindacati, di movimenti cattolici. Ha aderito anche la Caritas della diocesi di Agrigento. Il corteo è partito da piazza Cavour, ha attraversato la via Atenea, la strada simbolo di Agrigento e si è conclusa in piazza Pirandello. «Abbiamo voluto questa manifestazione – spiegano gli organizzatori – a sostegno delle azioni di soccorso in mare delle ONG e degli atti di resistenza civile operati da attiviste e attivisti, contro il clima di paura nei confronti dello straniero e delle diversità, contro le attuali modalità di gestione del fenomeno migratorio e in difesa dei diritti umani e dei principi democratici garantiti dalla Costituzione».

L’elenco dei promotori è lunghissimo: Fridays For Future Agrigento, IMESI – Istituto Mediterraneo Studi Internazionali, TTT – Tierra Techo Trabajo,  Mediamondo – educazione e intercultura, Laici Comboniani Agrigento, Il cerchio Agrigento, SOS Razzismo, ANPI Agrigento, Nyumba Yetu onlus, Arci Agrigento, Libera, Articolo 49, Agrigento Antifascista, RUM Agrigento. Lo è altrettanto quello dei gruppi cha hanno aderito: Rete Antirazzista Catanese, Borderline Sicilia, Campagna LasCIEntrare,  Comitato No MUOS / No Sigonella Catania, Forum Antirazzista di Palermo, Mediterranea Save Humans, Non Una di Meno, Palermo Pride,
Stonewall LGBT Siracusa, Cara Italia, Agrigento Antirazzista, Casa Memoria Peppino Impastato, Arci Arcobaleno Racalmuto, Associazione Culturale Peppino Impastato – Cinisi, Caltanissetta Antirazzista, S.G. Tomasionlus, LegaCoop Sicilia Occidentale, Democrazia e Lavoro Cgil, Gruppo 283 di Amnesty International, Ad Maiora, Acuarinto, Cgil – Cisl –Uil, Caritas Diocesana di Agrigento,Action Aid. Il grido è unanime: «Aprite i porti», «No al razzismo». È il grido di chi non si piega al nuovo trend della politica e della società italiana.

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«Questo governo ha fomentato la paura nei confronti di un nemico esterno – si legge nel manifesto -. Salvare vite umane non è reato. Il decreto Sicurezza-bis è un attentato alla democrazia, viola spudoratamente i principi della Costituzione Italiana e le norme internazionali, strappando di fatto alle persone la loro dignità e la vita. Sappiamo cosa sta succedendo. Non possiamo girarci dall’altra parte. È ora di prendere posizione. Chiediamo la revisione dei Trattati di Dublino in favore di una libera circolazione delle persone, la formazione di corridoi umanitari e la costruzione di un sistema di accoglienza che restituisca dignità agli esseri umani. All’emergenza sociale italiana rispondiamo che occorre ritornare umani».

La diversità è ricchezza: questo uno dei slogan che hanno scandito la marcia. Tra i presenti anche Alessandra Sciurba, portavoce di “Mediterranea”, e l’ammiraglio Vittorio Alessandro. Uno dei momenti di maggiore rilievo è stato l’intervento telefonico dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Significative anche le poesie e i canti dei bambini del gruppo “Ad Maiora” di Racalmuto.

Il momento più solenne è stato la lettura degli articoli 2, 3 e 10 della Costituzione, quelli che sanciscono i diritti umani. Quella “lettura” sarebbe dovuta avvenire davanti al Palazzo della Prefettura, ma è stato vietato per motivi di ordine pubblico. Ha aderito anche il comune di Agrigento. L’assessore Gerlando Triolo ha partecipato alla manifestazione.

«Il 28 giugno – afferma Piera Lo Leggio, amministratrice del gruppo facebook “SOS Razzismo”, vera anima dell’iniziativa – eravamo appena una decina di persone. In pochi giorni, la mobilitazione è stata generale. Ci sono state manifestazioni davanti ai porti e nelle piazze, ad Agrigento, Licata, a Canicattì. Io spero che questo momento sia solo un inizio. In una terra di sbarchi non si può tacere. Questa manifestazione ha mostrato il volto di chi lotta contro questa barbarie continua e costante. Noi non abbiamo una posizione politica, ma alla “politica”, a chi ci governa, diciamo. “Muovetevi! È tempo di fare ciò che deve essere fatto, anche a livello europeo. Ma non si possono far morire in mare centinaia di persone, com’è accaduto qualche giorno fa, al largo della Libia, quasi nel silenzio generale”».

Piera Lo Leggio ha una parola in più: «Mi preoccupa questa ostilità verso la povertà. Il nostro è un popolo che accoglie, ma ci sono delle mentalità strane, cariche di intolleranza. Il nostro non è vero razzismo. Dei cinesi non ci si lamenta perché danno lavoro anche agli italiani, se nei nostri porti arriva un emiro con lo yatch, nessuno ha da ridire. La vera intolleranza è contro la povertà, contro gli stranieri poveri, bisognosi, in fuga dalle guerre, che arrivano nel nostro paese. Smettiamola di cavalcare questi sentimenti di intolleranza e lavoriamo per trovare soluzioni reali a questo problema».

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