A Roma si può anche sorridere

Dalla commedia francese "C’est la vie!" alle storie commoventi "The movie of my life" e "Stronger", fino alla sezione dei corti, la varietà della festa del cinema non pecca in qualità
Festa Roma: C'est la vie, matrimonio tutto da ridere

Non capita spesso che alle proiezioni stampa si rida di gusto. I giornalisti (e/o critici) del settore cinema, si sa, sono ipercritici. Eppure, la commedia francese C’est la vie! di Eric Toledano e Olivier Nakache ci è riuscita, e bene, a quanto pare. I francesi, quando sono in forma, sono esilaranti, spumeggianti e sanno fare di una piccola storia un ritratto alla Molière della vita. Pierre è un giovane intellettuale che si deve sposare e organizza un matrimonio che deve essere chic, elegante, un’opera d’arte nel castello che ha affittato. Max (responsabile del catering), Guy (fotografo), James (cantante) e la loro squadra sono i migliori in circolazione. Tutto ruota attorno alle ore febbrili della preparazione, alla cena, al divertissement e ai ritratti degli invitati, nonché degli sposi. Soprattutto, della fauna umana della squadra, ognuno un mondo. Problemi, incertezze, incidenti, errori, equivoci a non finire rendono il film un girotondo che spia i caratteri, fa esplodere le situazioni personali e condisce tutto con una brillantezza, un tono scherzoso raffinato (dialoghi compresi) che riappacifica con la vita. Magico il cast. Uscirà a novembre.

Il regista Selton Mello con l'attrice Bruna Linzmeyer
Il regista Selton Mello con l’attrice Bruna Linzmeyer

Ce n’è bisogno di sorridere e ridere, e di commuoversi. Ci riescono due storie, una brasiliana e una americana. The movie of my life è dedicata dal regista brasiliano Selton Mello ai genitori. Parla di loro. Il francese Vincent Cassel sposa una bellezza brasiliana e hanno il figlio Toni, che diventa professore proprio quando il padre sparisce. La ricerca di lui prende la mente e il cuore del giovane e offusca la sua vita e la sua crescita umana, fra la ricerca di una ragazza, il lavoro, finché scopre la verità sul padre. Un mélo delicato, molto ben girato e interpretato (il giovane Johnny Massaro è un rivelazione), semplice e asciutto. Un film sulla riconciliazione, la paternità, senza la facile retorica in cui poteva cadere il soggetto.

L'attore Jake Gyllenhaal con Jeff Bauman sul red carpet per la prima del film "Stronger"
L’attore Jake Gyllenhaal con Jeff Bauman sul red carpet per la prima del film “Stronger”

La seconda vicenda è quella, vera, raccontata nel film americano Stronger, diretto da David Gordon Green e interpretato alla grande da Jake Gyllenhaal, un attore che non si risparmia, affrontando ruoli sempre nuovi e diversi, come qui, recitando col corpo e gli occhi in modo coinvolgente (e commovente). Si tratta di Jeff Bauman, che ferito gravemente nell’attentato durante la maratona a Boston nel 2013, è diventato un simbolo di coraggio per la sua nazione. Il film affronta con fermezza il duro cammino del giovane senza gambe per reinserirsi nella società e in particolare nell’accettare la solitudine, il dolore del ricordo, l’incomprensione familiare che sfrutta la fama per farne una sorta di idolo. In questa indagine il film tocca lo spettatore per la crudezza del sentimento e dimostra quanto sia vero che nei dolori dell’animo ci si possa sentire soli con tutti. Nonostante l’inevitabile cedimento alla gloria eroica americana, il film è un ottimo prodotto di un racconto convincente e spietatamente autentico.

Ma alla Festa ci sono anche i Corti, un genere coltivato parecchio, con risultati di piccola-grande poesia. Mi riferisco alla rassegna Trame d’amore: 6 registi, 6 scrittori, 6 artisti. Monte Soratte, è sera: testo di Claudio Damiani, opera di Kounellis, regia di Chiara Biondi. Un uomo (Giorgio Marchesi, perfetto nel ruolo) corre fra le pendici del monte che s’innalza nella Valle Tiberina presso Roma. E il monte, tramite la voce grave di Roberto Herlitska che compare in dissolvenza, parla, racconta, medita: si diventa ogni giorno più piccoli fino a diventare pianura. Metafora e lezione di vita, in dialogo con la voce felpata di Marchesi. Il bianco-e-nero della fotografia dice ancor meglio, insieme alle voci ai corpi alle pietre, la poesia del divenire, del tutto che si fa frammento.

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