Roma, la Festa è finita

Questa tredicesima edizione si è conclusa con un bilancio positivo e un aumento degli spettatori. La ricerca della felicità, anche sofferta e angosciosa, è stata il filo rosso della rassegna cinematografica.

Paolo Virzì con Notti  magiche ha chiuso la tredicesima edizione della Festa del cinema di Roma. Un film amarognolo, ironico e anche sarcastico, ma in fondo dolce, come è tipico del regista toscano. Un racconto autobiografico del giovane che scende a Roma a studiare sceneggiatura, con la raccomandazione dei “compagni”, e si inserisce con due amici nelle notti della Capitale del mondo pazzo del cinema, trasgressivo e creativo, vitale degli anni Novanta, quelli di Craxi e delle partite internazionali. Tre ragazzi sognatori a loro modo che fanno i conti con i loro progetti – qui l’allusione ad oggi è chiara –,  imbattendosi, come in un noir, in un produttore imbolsito – un grande Giancarlo Giannini – che viene trovato morto nel Tevere. Il film non è perfetto, mescola troppe cose e sensazioni, ma segna un addio nostalgico ad una stagione che oggi vien detta irripetibile, ma chissà se poi è stata così d’oro. Di sicuro certi “vizietti” sono rimasti (raccomandazioni, i giri “esclusivi”, la cocaina, le festone, le gelosie…, non proprio il meglio).

E la festa romana? Gran red carpet con vere star, da Cate Blanchett a Viggo Mortensen, da Isabelle Huppert a Martin Scorsese, forse il mattatore dell’edizione, amato dal pubblico in quelle conversazioni pomeridiane che sono un bel momento di cinema. Bei film se ne sono visti, in particolare Stan & Ollie, Green Book e nella sezione Alice, Ben is back, storia oscura di un diciannovenne il corto passionale Insane Love.

Certo, Alice rimane la sezione più coinvolgente e vivace che anima il Parco della musica e dona quel tocco di popolarità e allegria che la Festa ancora cerca e non trova del tutto, anche perché i contrasti ormai annuali con Venezia e Cannes non sono finiti. È venuta parecchia gente comunque – il sei% in più rispetto al 2017 – e il livello filmico, come si diceva, era sostanzialmente buono. Ma di strada ce n’è da fare. Perché non rivalutare  un luogo come Cinecittà così tipicamente italiano e romano? Sarebbe una vera immersione di tutti nel cinema. Forse con un badget superiore qualcosa si potrebbe fare.

Per ora ci accontentiamo di una edizione tutto sommato buona che ha seguito una sua linea nella diversità dei prodotti presentati. È il mondo dei giovani ad esser stato protagonista, con afroamericani, disperati, in cerca di gioia. Se si potesse esprimere in poche parole il filo rosso della rassegna si potrebbe concludere che esso consiste in una angosciosa ricerca di felicità a tutti i livelli, in modo speciale da parte dei giovani e dei ragazzi, i grandi inquieti sognatori del tempo presente.

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