Robert Schuman beato?

Sulla soglia dell’estate scorsa mons. Pierre Raffin, vescovo di Metz (Francia), ha chiuso ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione di Robert Schuman, il padre dell’Europa. L’inchiesta canonica è stata voluta da un gruppo di laici cristiani francesi, tedeschi ed italiani, riunitisi nell’associazione San Benedetto, patrono d’Europa, fondata il 15 agosto 1988. Questo lavoro di investigazione rigorosa, quasi scientifica, dimostra con quale rigore la chiesa intenda procedere prima di impegnare la sua infallibilità in una dichiarazione di santità, ha detto mons. Raffin. I volumi delle testimonianze e degli scritti, che riempiono 50 mila pagine e pesano 500 chilogrammi, sono stati trasmessi alla congregazione romana per le Cause dei santi e saranno esaminati dai censori teologici. Si attende che Dio, per intercessione di Robert Schuman, compia un miracolo che manifesti la sua onnipotenza. Robert Schuman, ministro francese degli Affari esteri, il 9 maggio 1950 con una storica dichiarazione propose agli stati, che si erano combattuti durante la Seconda guerra mondiale, di mettere in comune la produzione del carbone e dell’acciaio, che era stata causa di secolari inimicizie tra Francia e Germania. Dalla riconciliazione tra questi due paesi nacque la prima Comunità europea e da essa, successivamente, l’attuale Unione europea. In questa azione, Schuman fu aiutato da due ferventi cristiani: Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, nonché da un laico rispettoso delle scelte religiose dei tre: Jean Monnet. Robert Schuman esercitò il suo impegno politico come un apostolato: applicava nella vita pubblica gli stessi princìpi della sua pratica religiosa privata. Formatosi in una doppia cultura, quella francese e quella tedesca, Schuman esperimentò nella sua vita i drammi dell’ostilità franco-tedesca. Le tristi conseguenze di questa assurda inimicizia sono stati i motivi ispiratori della sua dichiarazione del 9 maggio: La pace mondiale non potrà essere garantita senza sforzi creatori proporzionati ai pericoli che la minacciano. Per mantenere la pace è indispensabile il contributo di un’Europa vitale e ben organizzata. Non si può comprendere l’impegno di Robert Schuman, nella profondità autentica del suo essere e del suo agire, senza conoscere la sua profonda vita interiore. In lui fede cristiana ed azione politica formano un’unità, pur nella distinzione delle due sfere: la sua fede determinò tutto il suo impegno ed illuminò la sua azione politica. La spiritualità che animava Schuman poneva al centro la Parola di Dio che ha orientato ogni sua azione. Da essa – diceva – imparo a pensare come Dio, al posto di ripetere gli slogan del mondo. Dall’Eucarestia, alla quale si accostava quotidianamente, traeva conforto per le difficoltà della giornata, dalla madre ereditò un autentico fervore per la Madonna. Dalla contemplazione e dalla preghiera imparò a sentirsi strumento nelle mani di Dio: Siamo tutti degli strumenti, anche se imperfetti, della Provvidenza che se ne serve per dei disegni che ci superano, scriveva nel 1960. Schuman aveva una viva coscienza del ruolo svolto dal cristianesimo nella formazione della democrazia. Nel suo libro-testamento Pour l’Europe scrive: La democrazia deve la sua esistenza al cristianesimo. Essa è nata il giorno in cui l’uomo è stato chiamato a realizzare nell’impegno quotidiano la dignità della persona umana nella sua libertà individuale, nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella pratica dell’amore fraterno verso tutti. Mai, prima di Cristo, simili concetti erano stati formulati. Al Parlamento europeo, il 19 marzo 1958, dirà: Tutti i paesi dell’Europa sono permeati dalla civiltà cristiana. Essa è l’anima dell’Europa che occorre ridarle. E in Pour l’Europe: Questo insieme [di popoli] non potrà e non dovrà restare un’impresa economica e tecnica. Bisogna darle un’anima. L’Europa non vivrà e non si salverà che nella misura in cui essa avrà coscienza di sé stessa e delle sue responsabilità, quando essa farà ritorno ai princìpi cristiani di solidarietà e di fraternità. La chiesa ha oggi bisogno di santi laici che possano servire da modelli ai fedeli, di santi che hanno vissuto nel quotidiano la santità secondo il Vangelo, senza che nulla di straordinario si sia manifestato nella loro vita. Robert Schuman ci testimonia che anche la politica può essere un cammino di santità. Se essa oggi è così denigrata, è perché il peccato, radicato nel cuore dell’uomo, la degenera, come degenera ogni cosa.

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