Reporter sulla frontiera del dialogo

Un seminario sul “giornalismo dialogico” si è tenuta a Bobo-Dioulasso in Burkina Faso dal 9 al 13 giugno. Ha riunito professionisti e studenti dei media provenienti da diverse nazioni africane

La seconda città del Burkina Faso, la sua capitale culturale, ha accolto una quarantina di giornalisti e studenti di giornalismo e comunicazione provenienti da diversi Paesi tra cui Costa d’Avorio, Mali, Niger, Burkina Faso, Camerun e Benin, all’Abel Sanon Center. La formazione organizzata da NetOne e Città Nuova (come annunciato già su questo sito LINK) è stato gestito da giornalisti d’Italia, Benin, Camerun e Costa d’Avorio. Si è trattato di una cinque-giorni centrata sull’approfondimento delle diverse tecniche del giornalismo, ma anche sull’importanza di un atteggiamento dialogico dei giornalisti e tra di essi.

La pratica di un giornalismo professionale. Sin dall’inizio del seminario, si è posta la questione, gravissima anche da quelle parti, di rivisitare l’etica del giornalismo e di capire come può esprimersi per un giornalista troppo spesso sottopagato e sottoposto a forti pressioni politiche e culturali nel contesto dell’Africa occidentale. Si è posta poi un’altra questione fondamentale: al giorno d’oggi, tutti scrivono o quasi, quasi tutti hanno un blog, un vlog, un programma tv o radio. Tuttavia, dobbiamo sapere che esistono delle leggi che inquadrano la professione del giornalismo. Mai dimenticarlo, altrimenti si va verso una deriva totale nella professione.

«Il giornalismo è così importante che non può essere lasciato nelle mani dei soli giornalisti», diceva uno che se ne intendeva come Iosif Broz Stalin.

Senza regole di base nel giornalismo, non si esercita la professione ma un hobby. Mr Bayo, giornalista di lungo corso partecipante al seminario venuto dalla Costa d’Avorio, l’ha ammesso: «Ho ancora bisogno di formarmi e di essere in fase con i principi fondamentali del giornalismo».

Il giornalismo dialogico in questione. Posizionare il giornalista nella nostra società, afflitta da disturbi comunicativi multipli, è così opera essenziale, cercando di sviluppare la loro dimensione “dialogica”, e creando una vasta rete di giornalisti che possa essere unita da simili valori professionali e umani.

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I giornalisti e le migrazioni. Sappiamo bene che i Paesi da cui provenivano i giornalisti partecipanti al seminario sono tra i più citati sull’origine dei migranti che arrivano nelle coste europee per cercare fortuna. In una tavola rotonda organizzata il 10 giugno proprio su “Giornalismo e migrazioni” è stato fatto notare come il fenomeno migratorio non debba essere banalizzato ma analizzato dai giornalisti, per evitare di scrivere cose non verificate o lasciandosi portare solo dalla ideologia del momento, dai populismi, dalle dicerie. E questo sia in Europa che in Africa. I giornalisti sono la chiave di questo problema, possono infiammare le piazze o calmarle, possono spingere la gente a traversare il mare o a scoraggiarli, possono dare una visione il più possibile completa del fenomeno. Questo è un argomento che cristallizza l’opinione pubblica internazionale: i giornalisti riuniti a Bobo-Dioulasso hanno re-imparato la portata enorme del quarto potere.

Tre riviste. Studenti e professionisti hanno lavorato insieme in laboratori che avevano come scopo di mettere in pratica quanto detto nelle lezioni magistrali realizzando dei magazine. Il risultato è stato convincente: 3 riviste ricche di informazioni sulla cultura, la religione, la politica e l’economia della città di Bobo Dioulasso.

La nascita di una tradizione? Come promemoria, va ricordato che una precedente sessione di formazione per giornalisti si era svolta a Man, in Costa d’Avorio, due anni fa esatti. Una delle peculiarità di quest’anno è stata la presenza di insegnanti africani e (solo) di un occidentale. Un modo per preparare il continente a farsi carico di se stesso per i prossimi anni anche in campo giornalistico. Si accettano scommesse sulla localizzazione del prossimo seminario.

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