Relativo e assoluto bianco

Una mostra sul bianco curata da Achille Bonito Oliva. Diciasette sale dedicate ad altrettanti artisti che sentono e mostrano il tema come luce e purezza, colore e incolore, furore e dolore, vuoto e pieno, zucchero e veleno. Un percorso espositivo che si rivela un viaggio nelle algide stanze della mente e dell’anima, a volte piene, a volte vuote, inzuppate di luce o sbiancate di paura. Il bianco puro ed eterno di Anish Kapoor. Sulla purezza delle venature del marmo si apre una finestra cieca, i cui spigoli rigorosi e taglienti contrastano con la pietra grezza e irregolare. Una metafora sulla libertà della natura e la legge superiore e senza tempo che la sovrasta. Il bianco freddo e agghiacciante di Innocente. Tredici bambine con le manette ai polsi. Niente espressione, niente colore; né azione né dolore. Il bianco asettico della sala riverbera sui corpi di marmo e lo spettatore annichilisce di fronte ai corpi percepiti come cose, non come esseri. Il bianco assoluto e trascendente di Lucio Fontana. Nella sua opera si entra e si cammina.Un percorso che disorienta e che smarrisce le certezze, liberandosi dei luoghi comuni e di tutto il già visto, già detto e già fatto. Il suo Ambiente spaziale si snoda fra pareti bianche, alte e oblique, per aprirsi alla fine su una nuova dimensione: la luce accecante fa perdere la percezione del muro; lo spazio diventa infinito e nella luce si apre uno squarcio nero; un taglio che lascia intuire un mondo al di là di questo mondo; una ferita che attira prima l’occhio e poi l’anima per elevarla e inabissarla. Il coloratissimo bianco di Nicola De Maria. Una festa per gli occhi e per il cuore dove i colori puri gridano di gioia. Il bianco batte il ritmo, segna una pausa, o forse un salto tra le cromie per riaccenderle di furore e di vita. Pare di vivere, e non solo di leggere, le parole che lo stesso artista ha scelto per la sala: La gloria della vita dentro il mistero dell’arte. Il bianco come specchio di luce e di colori. Per Michelangelo Pistoletto è il vuoto a generare la forma. Il profilo del Mar Mediterraneo si sta- glia sul bianco della parete mentre i paesi che vi si affacciano sono superfici specchianti pronte a popolarsi di vita, luce, colore, riflettendo il passare degli spettatori, gli sguardi degli intenditori, le domande dei profani e le chiacchiere degli amici. Un’opera che cattura la varietà di questo mondo a colori tanto amato dall’artista da meritare il titolo dell’opera: Love Difference. Differenze e diversità trovano forma ulteriore in una fila di luci colorate; anche queste si incontrano e si moltiplicano in quello specchio che riesce a far sentire ogni interlocutore una tessera del coloratissimo puzzle del mondo. E ancora il bianco versatile delle pareti che assorbono le luci colorate delle scritte al neon, il bianco impietoso di monotoni schermi bianchi che livellano ogni tipo di diversità, il bianco discreto che fa da sfondo raccogliendo un’ombra e sottolineando una presenza; il bianco nebbia, il bianco rabbia, il bianco – rosso e il bianco – blu. Bianco capace di contenere tutto e il contrario di tutto ma, proprio perché bianco, pronto soprattutto a riempirsi e colorarsi dei significati che ogni fruitore riversa sull’opera, rileggendovi pensieri ed emozioni proprie, magari dalle tinte forti, ma sempre suscettibili di essere ricondotte a quella luce che è allo stesso tempo fonte e summa di ogni esperienza.

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