Qualche pagina di storia

Alla scoperta della prima edizione di Meditazioni di Chiara Lubich. Il volume venne pubblicato per la prima volta nel 1959. Nella prefazione di Igino Giordani le ragioni e l'entusiasmo di una scelta.
Meditazioni

«Fu una bella sorpresa, per i lettori di Città Nuova, trovare, un giorno, tra gli articoli vari, una meditazione: una polla d’acqua tra le rocce, quasi uno squarcio di cielo trapiantato in mezzo alle case». Così scriveva Igino Giodani nella prefazione di Meditazioni di Chiara Lubich, uno tra i primi volumi pubblicati dall’editrice nel 1959. Il libro raccoglieva le meditazioni della fondatrice del Movimento dei focolari già parzialmente pubblicate dal periodico Città Nuova. Nelle settimane che ci separano dalla celebrazione dei primi 50 anni dell’editrice, il 15 aprile prossimo, vogliamo ripercorrere alcune tappe della storia insieme, citando qualche “pietra miliare”.

 

Igino Giordani spiega nella prefazione il perché di questo primo libro: «I lettori di Città Nuova corrono, per prima cosa, a leggere le meditazioni; l’angelo che dorme in fondo ad ognuno, magari sotto cataste di carta e di carne, avverte il profumo di cielo, con la voce delle stelle (…). Vero è che questi scritti limpidi non si presentano a divagazioni poetiche: sono frutti di vita e danno semi di vita (…). Perciò li raccogliamo in un volumetto, venendo incontro all’attesa di tanti».

 

Prosegue ancora lo scrittore Giordani: «Dai frutti, vediamo che la loro lettura aiuta nell’opera della santificazione: ricostruisce nelle anime l’anelito alla purezza e per essa all’unione con Dio; associa le creature in comunità di Chiesa viva. E perché trattano di valori eterni, senza preoccupazioni umane, essi risultano accetti a uomini d’ogni stato e condizione (…). Come risultato della lettura si apprende che l’esistenza è una vocazione unica per salire al Padre, costruendo per via con preghiera, con l’amore e col dolore le mura solari della città nuova».

In sintesi veniva espresso anche il programma della casa editrice: contribuire a edificare una nuova civiltà, fondata sul riconoscimento dell’unità della famiglia umana e aperta alle sfide sempre nuove del mondo contemporaneo.

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