Procida capitale della cultura italiana 2022, sogno che diventa realtà

Procida, una delle più piccole isole italiane di 3,7 kmq e con soli 11 mila abitanti è stata dichiarata dal ministro dei beni culturali Capitale italiana della cultura. Il significato profondo di una scelta
Procida, foto Wikipedia

Procida. Una famosa frase dice: “I sogni nascono all’alba e crollano nell’arco di un giorno.” Quando Lamberto Lambertini, regista napoletano venne sull’isola di Procida per girare il film Fuoco su di me (2006), ispirato liberamente al romanzo Graziella di Lamartine, ad un una domanda sul tema centrale del film, rispose con una frase incisiva e forte: “Il sognatore deve essere più forte del sogno.”

Mi piace ricordare oggi la frase di Lambertini, riportata anche in una scena del film, – che tra l’altro offre scenari meravigliosi dell’isola di Procida -, nel giorno in cui il ministro Dario Franceschini ha proclamato l’Isola di Procida “Capitale della cultura 2022”, in quanto la tenacia e la forza di volontà della giovane squadra di amministratori dell’isola si è impegnata perché questo sogno si avverasse.

Sono molti a domandarsi come è possibile che una delle più piccole isole italiane di 3,7 kmq e con soli 11.000 abitanti possa candidarsi a Capitale italiana della cultura e acquisire tale titolo, superando città straordinarie come Bari L’Aquila, Trapani, Taranto, Ancona, Volterra.

Come bene ha detto il ministro Dario Franceschini il progetto non intende esprimere il valore culturale esistente in una citta, ma vuole avviare «un percorso di valorizzazione di tutte le città al di là della vincitrice, mettendo in moto un meccanismo virtuoso e attrattivo come per i candidati all’Oscar».

Un percorso quindi che parte dalle fragilità di un luogo per diventare segno di una rinascita culturale da offrirsi come paradigma all’intera società italiana.

In tal senso grandi città, una piccola isola o addirittura un borgo possono proporsi come “miccia esplosiva” di un processo di rinascita sociale, spirituale, civile e artistica .
L’Isola di Procida, affacciata sul Mediterraneo, ferita dalla storia, teatro di lotte sanguinose e cruenti, ha trovato sempre nei secoli in sé la forza di rinascere, grazie all’apertura del suo popolo di naviganti, alla creatività artistica e artigianale, alla cultura marinara che l’ha resa accogliente verso lo straniero.

E proprio di questi anni l’adesione, quale unica isola italiana, al progetto SPRAR per dare ospitalità e integrazione a 38 rifugiati africani e il sindaco, Raimondo Ambrosino, ha portato spesso la sua testimonianza in questi anni nel Movimento politico per l’Unità.

Già nel 600 Procida era il luogo che offriva il maggior numero di velieri alla marineria del regno. I suoi abitanti varcavano i confini del mondo raggiungendo i luoghi più lontani, incontrando e contaminandosi con le più diverse culture.
Quando nell’800 vi giunse Lamartine, poeta francese che lavorava presso l’ambasciata a Napoli, egli trovò ispirazione per il romanzo Graziella, ambientato proprio a Procida.

Nel 900 due intellettuali, Marino Moretti e Juliette Bertrand intravidero nella piccola Procida il luogo ideale dove la loro amicizia poteva prendere il volo e creare poesia.
In quegli stessi anni Elsa Morante se ne innamorò e Procida divenne l’ambientazione del romanzo L’isola di Arturo.

Alcuni anni dopo vi approdò Massimo Troisi per girarvi il suo ultimo film Il postino.
Possiamo dire che da sempre la piccola isola è stata naturalmente punto di attrazione e di ispirazione, aiutando l’uomo a guardare il futuro con speranza, a ritrovare la bellezza, nell’infinitamente piccolo, nel gesto quotidiano, nel silenzio di una natura incontaminata.
Ma poteva bastare tutto ciò perché una giuria qualificata e presieduta dal prof. Stefano Baia Curioni la designasse per il 2022 a capitale italiana della cultura? Certo che no.

Come abbiamo udito nel momento della presentazione, – tutto è stato trasmesso ed è ancora visibile su www.youtube.com/MiBACT –, il progetto presentato da Procida dal titolo “La cultura non isola” partiva dalle fragilità presenti oggi per superarle culturalmente attraverso una dinamica di interrelazione con tante altre città della Regione

 

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