Prevenire la radicalizzazione

Come nasce e si spiega il fenomeno. Le risposte dell'Imam di Trieste Nader Akkad originario di Aleppo, in Siria, presidente della comunità arabo-siriana in Italia, ingegnere e ricercatore.

Come si spiega il fenomeno della radicalizzazione dell’Islam? 

La radicalizzazione non può essere compresa senza guardare al quadro complessivo perché il fenomeno è molto legato alle devianze sociali e al degrado politico ed economico di un Paese. Trova terreno fertile anche nel contesto di una forte instabilità politica e nella guerra che è «la madre di tutti i peccati».

A quali Paesi si riferisce?

Se parliamo del Daesh, la radicalizzazione è nata come conseguenza del conflitto, durato 8 anni, tra sciiti e sunniti, tra Iran e Iraq. Fenomeno amplificato dall’invasione Iraq in Kuwait e Usa in Iraq dalla prima e seconda Guerra del Golfo. In questo contesto di disagio politico, sociale, economico proliferano e si amplificano gli estremismi e i fondamentalismi. Paesi destabilizzati come l’Iraq, la Siria diventano una calamita che attira la solidarietà internazionale dei foreign fighters persone ai margini della società, più vulnerabili, radicalizzati dai social media o in carcere, non nelle moschee e nei centri islamici che sono ben  monitorati e visibili .

Non è anche un problema di formazione religiosa?

L’Islam è un insegnamento completo che include sia la fede, sia la pratica religiosa, sia la formazione intellettuale. Purtroppo i sistemi educativi nei Paesi musulmani sono tutti concentrati sulla pratica religiosa e sono carenti sul piano culturale. Questo aiuta a far crescere un radicalismo legato al tipo di insegnamento e contribuisce anche il differente sistema di interpretazione del Corano nelle diverse scuole. La scuola wahabita si concentra molto sull’insegnamento della pratica religiosa alla lettera, lì c’è un fenomeno di radicalismo accresciuto rispetto ad una interpretazione spirituale e di fede dell’Islam come troviamo in diversi insegnamenti del sufismo e dell’insegnamento spirituale islamico. Per questo è fondamentale l’aspetto educativo, far conoscere l’Islam nella sua interezza.

In Italia, però, il fenomeno della radicalizzazione dell’Islam ha attecchito meno rispetto ad altri Paesi europei come il Belgio, la Francia?

In Italia, rispetto ad altri Paesi europei, il fenomeno ha attecchito meno perché è un Paese di più recente immigrazione e non si è sviluppato un senso di rancore rispetto ai disagi della mancata integrazione sociale nei cittadini di seconda generazione. L’Italia, inoltre, ha avuto meno danni d’immagine dal fatto di esser stato un Paese colonizzatore. Non è giudicata come una nazione che ha sfruttato le colonie, ha causato guerre e danni ancora percepibili. L’Islam in Italia, favorito da diverse personalità musulmane, è più equilibrato, moderato e non è legato alle scuole wahabite e al fondamentalismo religioso.

La radicalizzazione, anche in Italia, non avviene nelle mosche, ma, in genere, in galera…

Il fenomeno della radicalizzazione avviene in diversi modi. In parte accade nelle prigioni, in parte deriva dal disagio socio‒economico e in parte è una radicalizzazione “fai da te” che nasce dalla consultazione via web. Le persone che hanno un equilibrio psichico e fisico e sono integrate bene nella società non si radicalizzano. Il messaggio dell’islam è di adorazione al Dio unico. Le persone che sono già di natura portate alla violenza cercano di sottomettere l’Islam alla loro volontà e non di essere sottomessi alla volontà Di Dio. Vuol dire che ci troviamo davanti ad un fenomeno di persone violente, con precedenti criminali, che cercano di sottomettere la religione alla loro volontà di violenza e non di essere sottomessi alla volontà di Dio.

Come prevenire la radicalizzazione in Italia?

Frequentare le comunità islamiche è un ottimo antidoto perché se ci fosse in qualche persona la tendenza al radicalismo, gli altri membri saranno un fattore di riequilibrio anche perché gli Imam sono aperti al dialogo, al confronto, all’integrazione. Il sistema educativo complessivo delle moschee aiuta a marginalizzare il fenomeno della radicalizzazione religiosa. Anche perché il messaggio dell’Islam è solo una parola di misericordia.

In Italia, inoltre, bisogna sostenere gli Imam nel loro lavoro di educatori alla pace, all’amore del prossimo, al bene comune affinché sia riconosciuto il loro ruolo come ministri di culto, anche con protocolli d’intesa che aiutano a disciplinare il rapporto tra Stato e comunità islamiche.

Le moschee sono luoghi di culto per tutta la cittadinanza ed è importante che le comunità islamiche si aprano al dialogo interreligioso, partecipino alla vita sociale, conoscono le loro feste, i costumi, la cultura locale. È la migliore prevenzione per emarginare qualsiasi pensiero estremista e la radicalizzazione.

 

 

 

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