Premiata ditta Dumas & C.

Articolo

Ora che – a conclusione del bicentenario della nascita (1802) – le sue ceneri riposano nel Panthéon francese accanto a grandi come Voltaire, Rousseau, Hugo, Zola, i coniugi Curie, Malraux”, ci si può chiedere quanti di loro siano stati popolari e amati al pari di lui, Alexandre Dumas, il papà di D’Artagnan e dei tre moschettieri, del Conte di Montecristo e di cento altri eroi usciti dalla sua penna” La sua penna? Veramente ne aveva a disposizione una mezza dozzina: il prolifico scrittore di origine creola, infatti, aveva messo su una vera e propria industria del romanzo, mercè la collaborazione di quelli che in gergo editoriale vengono chiamati “negri” (ossia oscuri scrittori al servizio di più illustri colleghi, ai quali fornivano canovacci da elaborare). Non sarebbe stato possibile, diversamente, soddisfare le pressanti richieste di editori e direttori di giornali che, per aumentarne la tiratura, pubblicavano in appendice quei romanzi a puntate (i famosi feuilleton) così avvincenti perché ricchi di intrighi e di colpi di scena. Solo che, passando dalle mani dei negri a quelle di Dumas, quel materiale lievitava, diventava “altro”, qualcosa dallo stile inconfondibile. E gli stessi dialoghi, da riempitivi per allungare la minestra – visto che si veniva compensati per numero di righe – si trasformavano in esibizioni di intelligenza; spesso brillanti duelli verbali, tali da emulare quelli a colpi di fioretto dei quattro scatenati moschettieri. Insomma, ci voleva la zampata del genio. E genio Dumas è stato anche nel coordinare quel febbrile lavoro di équipe (lo scrittore lavorava a diverse opere contemporaneamente) così redditizio per un personaggio come lui, piuttosto gaudente e scialacquatore, che di franchi non ne aveva mai abbastanza. Risultato di questa “officina” perpetuamente sotto pressione: oltre cinquecento titoli, tra romanzi, drammi, resoconti di viaggi e raccolte di memorie. Scrittore popolare come nessun altro, attingeva con disinvoltura al passato remoto o prossimo per lo più della Francia, mescolando personaggi storici ad altri di fantasia: in tal modo ha fatto digerire a generazioni secoli di intricate vicende della monarchia, le quali, da lui reinterpreta- te, risultavano certamente più appassionanti di come venivano insegnate a scuola. Personaggi come Richelieu, Anna d’Austria, Luigi XIII, Mazzarino, la regina Margot o Napoleone balzano vivi dalle sue pagine nella loro umanità. Che importa se sul rigore storico spesso prevale la fantasia? Al lettore, quelle figure lontane nel tempo, divenute simbolo di vizi e virtù, finiscono col risultare più familiari dell’inquilino accanto. Egli le può ritrovare attorno a sé, sia pure sotto vesti più moderne. E sono storie travolgenti, che esaltano la vita, l’avventura come gioco; la lealtà, l’amicizia, l’uguaglianza, la tolleranza” Esempio classico, Il conte di Montecristo, dove succede di tutto: romanzo definito da Umberto Eco “uno dei più appassionanti che siano stati mai scritti”. Quante riduzioni per grande e piccolo schermo non ha avuto la tumultuosa vicenda di Edmond Dantès, per non parlare di quella dei tre moschettieri e di altre ancora! Messaggi? Non credo che Dumas volesse lasciarne di particolari: quello che conta per lui è lo spettacolo, l’azione, la suspense, l’illusione di un mondo fiabesco. Divertire, insomma, in modo intelligente. E anche questo è un servizio. La sua, è una fortuna che non accenna a diminuire ed evidenzia la perenne vitalità dello scrittore francese più tradotto ed imitato al mondo. A scorrere i titoli recentemente apparsi in Italia, si trovano non solo ristampe dei più famosi o meno frequentati, ma addirittura novità comeViva Garibaldi! (Dumas seguì la spedizione dei Mille come “inviato speciale”) o il postumo Grande dizionario di cucina: ben 536 pirotecniche pagine di “avventure” culinarie. Soltanto la Pironti di Napoli, città che a ragione può definirsi “dumasiana” (lo scrittore vi fondò un quotidiano e fu addirittura, per un certo tempo, direttore dei musei e degli scavi di Pompei), ne sforna quasi a getto continuo. Non c’è che dire: l’avventura continua! ALEXANDRE DUMAS nasce nel 1802 a Villers-Cotterêts, in Piccardia, da un valoroso generale meticcio, figlio di una schiava di colore di Santo Domingo. Come temperamento è esuberante, bonario, generoso fino alla prodigalità. Nel 1823 si trasferisce a Parigi dove in breve acquista notorietà con alcuni lavori teatrali. Ma la vera fama è legata a romanzi come Il conte di Montecristo, La regina Margot, Il cavaliere di Maison Rouge, La collana della regina, nonché alla trilogia di D’Artagnan: I tre moschettieri, Vent’anni dopo, Il visconte di Bragelonne. Inoltre, trascritti per la scena, fa rappresentare i suoi titoli più fortunati nel proprio “Théatre historique”. Di fede repubblicana, amante di tutte le rivoluzioni, partecipa alle controversie politiche della Francia del suo tempo e conosce l’esilio a Bruxelles. Insomma, una vita piuttosto movimentata e non priva di difficoltà, che però affronta con serenità e coraggio da inguaribile ottimista. Muore a Dieppe il 5 dicembre 1870, mentre i prussiani di Bismarck stanno invadendo la nazione.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons