Ponte Morandi: c’è il piano

Molti dubbi e le domande ancora aperte per la demolizione del ponte. Sarà difficile rispettare i tempi previsti.    

Il piano per la demolizione del ponte Morandi è stato depositato in Procura dal Commissario straordinario e sindaco di Genova, Bucci. Tutto dovrebbe essere in ordine, ma non pare sia proprio così. Tra i vari intoppi si è appreso che l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Castellucci proporrà in Cda di ricorrere contro il decreto per la ricostruzione del ponte senza chiedere la sospensiva dei lavori  «per non bloccare in alcun modo la ricostruzione a Genova».

Ci sono tre domande che lasciano dubbi perché senz’altro potrebbero allungarsi i tempi di demolizione e di ricostruzione. Eccole: il tempo di realizzazione previsto è di cinque mesi, per Bucci la ricostruzione deve iniziare a fine marzo. Il secondo punto riguarda la richiesta delle imprese scritta a pagina 10 dell’ “Offerta ufficiale”: in parole comprensibili ai non addetti ai lavori significa: «Deroga permanente ai requisiti relativi alla normativa di inquinamento acustico ed ambientale» e cioè i residenti delle zone limitrofe saranno soggetti ad un forte impatto ambientale. Ultimo quesito riguarda la demolizione con esplosivo di due pile, demolizione che comprometterebbe l’incidente probatorio ancora e purtroppo in corso. Tanto da far domandare al gip Angela Maria Nutini una proroga nella consegna dei loro pareri.

Tutto questo contrasta con quanto annunciato pochi giorni fa da Bucci ovvero che il cantiere sarebbe stato avviato il 15 dicembre. «Immancabilmente», aveva assicurato dopo la consegna del progetto di demolizione al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Ma pare che ci sia bisogno di più tempo anche perché le indagini svolte su alcuni reperti nel laboratorio svizzero Empa «non hanno consentito il completamento della catalogazione e classificazione di tutti i fili costituenti i trefoli del reperto 132» (un pezzo dello strallo che ha ceduto). Altro punto riguardava lo stato di conservazione e le modalità di demolizione delle parti non crollate «per conservare le parti potenzialmente utili ai fini della prova». E ancora i consulenti  dell’Università di Milano, dell’ateneo di Pisa e del Politecnico di Zurigo fanno sapere che il loro compito debba interfacciarsi con «il progetto di demolizione che ci è stato consegnato… sul quale stiamo predisponendo le necessarie considerazioni sulla compatibilità con la prosecuzione delle indagini richieste ai fini della conservazione della prova in giudizio». Tempi lunghi, dunque perché per terminare l’opera di demolizione sono necessari almeno cinque mesi, così prevedono le dieci aziende coinvolte e sono necessari  «turni di lavoro ventiquattr’ore su ventiquattro e sette giorni su sette». Per lavorare ventiquattr’ore su ventiquattro e sette giorni su sette serve una deroga permanente che dovrà essere concessa per superare i requisiti relativi alla normativa di inquinamento acustico e ambientale. E ancora  il consorzio di imprese chiede la disponibilità delle aree dell’Amiu, di Fs, e di altre di ditte privale, oltre a vie e corsi adiacenti e sottostanti, sia per poter operare e sia come deposito temporaneo dei detriti». Intoppi e imprevisti dei quali il Commissario Bucci è ben cosciente ma che gli fa dire nonostante tutto che «sabato 15 dicembre apriremo il cantiere». È appena arrivato da Roma dove al Mit ha parlato con il ministro Toninelli, il vice ministro delle Infrastrutture, Rixi, e l’assessore comunale al Bilancio, Piciocchi. «Abbiamo parlato due ore con il ministro – spiega Bucci –, gli ho presentato i progetti per la demolizione e la ricostruzione, ed è arrivato il via libera. C’è la massima fiducia». E poi tira un sospiro di sollievo: «Ci siamo, sabato allestiremo l’area del  cantiere, dove verranno posizionate poi le gru per la demolizione. I tempi verranno rispettati». Sarà davvero così?

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