Pietà popolare e ’ndrangheta

 
Nell’articolo si delinea il ruolo particolare e ambivalente che la pietà popolare e gli stessi riti sacramentali giocano in un contesto – quello della diocesi di Locri-Gerace in Calabria – fortemente caratterizzato dalla presenza del fenomeno mafioso. Le forme espressive della pietà popolare e la stessa liturgia sono spesso strumentalizzate al fine di costruire un’appartenenza alla comunità malavitosa o alla zona sociale di consenso – zona grigia – di cui la ’ndrangheta ha bisogno per ostentare il proprio potere e ricevere legittimazione e consenso sociale. La riflessione è frutto della lettura antropologica, sociale e pastorale derivante dall’esperienza e dalle indicazioni dei documenti della Conferenza episcopale calabra. Questi solo apparentemente sono ostili alla religiosità popolare ma mirano, in realtà, a liberarla dalle strumentalizzazioni mistificatrici recuperando il raccordo vitale con la narrazione biblica ed evangelica per generare cristiani realmente appartenenti alla comunità dei credenti sul territorio e che rigettano altre appartenenze del tutto incompatibili con la vita dei discepoli di Gesù.

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