Piaggio Aerospace, in avvio il commissariamento

Un lungo corteo con i lavoratori di Piaggio Aerospace ha percorso le vie di Savona contro la decisione dell’azienda di chiedere al ministero dello Sviluppo economico la procedura di amministrazione straordinaria, ma con questa nuova crisi non si prevede un atterraggio morbido. Molto dipenderà dal prossimo tavolo anticipato a venerdì 7 dicembre

Anticipare il tavolo su Piaggio Aerospace, previsto per venerdì 7 dicembre a Roma è stata la richiesta che il presidente della Regione Liguria Toti, ha rivolto formalmente al ministero dello Sviluppo economico. La situazione Piaggio Aero è stata anche discussa in Consiglio regionale e all’unanimità è stato approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta Toti a far sì che «venga nominato al più presto un commissario per la gestione dell’amministrazione straordinaria dell’azienda aeronautica Piaggio Aerospace». Nel documento viene chiesto che «nelle linee programmatiche e nel mandato del commissario venga indicato come imprescindibile il mantenimento delle lavorazioni in essere, la salvaguardia dei livelli occupazionali, dell’organizzazione e delle strutture aziendali presenti presso gli stabilimenti di Villanova d’Albenga, di Sestri Ponente e Laerh».

Piaggio Aero: manifestazione a Savona, 'Subito commissario'

Un lungo corteo con i lavoratori di Piaggio Aerospace ha percorso le vie di Savona contro la decisione dell’azienda di chiedere al ministero dello Sviluppo economico la procedura di amministrazione straordinaria. Piaggio ha dichiarato anche lo stato di insolvenza. Con loro le rappresentanze sindacali di molte industrie locali tra cui Laerh, dell’indotto Piaggio, politici e amministratori. A rischio ci sono 1200 lavoratori. L’azienda, controllata dal fondo Mubadala degli Emirati Arabi, era in attesa dello sblocco da parte del governo di una commessa da 560 milioni per l’acquisto di 10 droni P.2HH destinati all’Aeronautica militare, decisa dall’esecutivo Gentiloni. È una vicenda lunga che si trascina da anni con sempre l’aggiunta di qualche particolare in più. Vicenda che i dipendenti più anziani della Piaggio hanno già vissuto in prima persona quando, a cavallo degli anni ’90, un primo periodo buio ha investito l’azienda, causato dal fallimento della vecchia “IAM Rinaldo Piaggio”, che come conseguenza portò all’insediamento dei commissari straordinari, i quali diedero il via ad una lunga e travagliata fase di cassa integrazione e di ristrutturazione aziendale.

In questi anni poi si sono vissute fasi difficili, dovute alla concomitanza di molteplici fattori negativi: la crisi internazionale, la crisi dell’aviazione civile, errori nelle scelte strategiche, la fatica di un’azienda che vive per lo più di contratti governativi, nell’essere competitiva sul mercato globale. Fasi che l’azienda ha sempre superato con le sue forze, talora con l’intervento finanziario diretto della proprietà; in altri casi, chiedendo sacrifici ai suoi dipendenti; negli ultimi anni, puntando sul rilancio del suo prodotto di punta il P.180 nella versione “EVO” e sull’ingresso nel settore dei velivoli unmanned: i droni.

Piaggio Aero: manifestazione a Savona, 'Subito commissario'

«La crisi che stiamo vivendo ora, credo sia quella che fa più male a tutti – ci racconta un dipendente in corteo –. Fa male perché arriva al termine di una lunga fase transitoria caratterizzata dalla dolorosa chiusura dei due grandi, storici e centrali stabilimenti produttivi di Genova Sestri e Finale Ligure, e dal trasferimento nella nuova, moderna ma decentrata sede di Villanova d’Albenga, in provincia di Savona. Un trasferimento che è stato accettato con sofferenza in particolare dai numerosi colleghi di Genova, i quali, di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro e davanti alla promessa di un nuovo “decollo” delle attività, attraverso l’ottimizzazione dei processi produttivi dovuta all’unificazione dei due siti, hanno accettato di trasferirsi a più di 100 km di distanza, oppure di trascorrere una buona parte della loro giornata di lavoro a bordo dei pullman messi a disposizione dell’azienda per collegare Genova con la nuova sede». E invece, dopo pochissimi anni di entusiasmo e di piani ottimistici di crescita e di rilancio, l’azienda è nuovamente precipitata, questa volta, però, più velocemente e apparentemente senza il sostegno di quei paracadute, proprietà e governo che in passato avevano garantito un atterraggio morbido. «In questo momento, il futuro rappresenta un’incognita e il presente è triste, perché quando ci si impegna a fare bene e a dare sempre un valore aggiunto al proprio lavoro, è impossibile non vivere il fallimento della propria azienda come un fallimento personale».

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