In Perù il delitto di corruzione non è prescrittibile

Il Parlamento ha votato all’unanimità la riforma dell’articolo della Costituzione che già aveva raddoppiato i termini delle condanne per reati di quel genere

Che in America latina si debba portare avanti una lotta senza quartiere contro la corruzione non lascia dubbi. È uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo, e non solo, perché destina per fini illegali risorse importanti (soprattutto dello Stato ma anche dei privati). Ma anche perché mina la credibilità delle istituzioni pubbliche, in particolare dei poteri politici.

Lo scandalo Petrobras, in Brasile, ha messo in evidenza un sistema che ha deviato diversi miliardi di dollari (tra 4 e 6 secondo alcune stime), un vero tornado politico che ha coinvolto la cupola politica del Paese. Una derivazione di queste indagini ha portato alla compagnia edile brasiliana Odebrecht, che ha distribuito quasi un miliardo di dollari di tangenti a partiti e dirigenti politici di una dozzina di Paesi. Tra questi ultimi, alcuni ex presidenti. Nel caso del Perù sono sotto inchiesta gli ex presidenti Alán García, Ollanta Humala e Alejandro Toledo. Contro quest’ultimo è stato addirittura spiccato un mandato di cattura internazionale, dato che era all’estero quando la magistratura ha deciso di procedere nei suoi confronti.

E proprio il parlamento peruviano ha deciso di avanzare decisamente nella lotta alla corruzione votando all’unanimità (opposizione e governativi) la riforma dell’articolo 41 della Costituzione in modo da fissare l’imprescrittibilità del delitto di corruzione nei casi di particolare gravità. Tutti i 111 legislatori presenti (su un totale di 130 del parlamento unicamerale) hanno dato il loro voto a favore, non ci sono stati né contrari né astenuti.

La nuova Costituzione stabilisce che vengono raddoppiati i termini di prescrizione nel caso di delitti ai danni del patrimonio dello Stato. Tecnicamente, il meccanismo di riforma costituzionale prevede un secondo voto, durante la prossima legislazione che inizierà il 27 luglio, ma si dà per scontata la ratifica della prima votazione. Sarà poi necessaria una legge ordinaria per stabilire quali casi saranno ritenuti particolarmente gravi, ed anche una modifica del codice penale.

Il dibattito in Perù sulla corruzione è acceso. Secondo l’accusa, Odebrech avrebbe distribuito 29 milioni di dollari tra il 2005 ed il 2014, ottenendo contratti succosi e appoggiando vari leader. Toledo avrebbe ottenuto la bellezza di 20 milioni di dollari. L’università statunitense di Stanford, dove Toledo era docente invitato, lo ha appena espulso, mentre l’ex presidente continua la sua latitanza. Ma si stima che durante la gestione di Alberto Fujimori, negli anni ’90, almeno 600 milioni di dollari siano stati rubati all’erario pubblico in vari modi.

Proteste in Perù contro la corruzione

Sono cifre che evidentemente sconcertano. Nel frattempo la buona notizia è la reazione delle magistrature dei diversi Paesi che stanno indagando e aprendo processi. In Brasile, una ottantina di leader politici e imprenditori sono finiti in carcere, con pene che arrivano anche a 19/20 anni di prigione. La possibilità di aderire alle norme sui pentiti, sta inoltre favorendo la confessione di decine di condannati. L’altra buona notizia è la reazione della società civile che, con la sua pressione, ottiene misure come quella appena adottata dal Perù. Non è molto. Ma nemmeno poco.

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