I perché di Città Nuova

Consideriamo un articolo del numero di novembre 2022, per approfondire cosa intendiamo (e proponiamo ai lettori) quando parliamo di cultura nel nostro mensile

È uscito il numero di novembre della rivista Città Nuova. Un numero ricco di tanti articoli interessanti, a partire dal Punto della direttrice Aurora Nicosia.

Ma ora vogliamo concentrarci in particolare su un articolo della sezione cultura. In particolare vorremmo provare a rispondere alla domanda: perché nel numero di novembre di Città Nuova a pagina 71 c’è un articolo intitolato YOLO?

In questo pezzo, Michele Genisio racconta la tendenza (in arrivo dagli Stati Uniti) di molti giovani (e meno giovani) ad abbandonare improvvisamente la propria professione, per dedicarsi ad una attività più vicina alle proprie passioni. È uno stile di vita che accetta il rischio come parte integrante dell’esistenza.

Forse è un modo per combattere l’ansia globale che dilaga nel mondo, ripiegando sul “godere” per quanto possibile dell’unica vita che si ha. Oppure è un modo per privilegiare la libertà e l’autorealizzazione rispetto al guadagno. Genisio racconta la tendenza e la commenta brevemente.

Rimane la domanda: perché nel numero di novembre di Città Nuova a pagina 71 c’è questo articolo intitolato YOLO?

Perché fare cultura in Città Nuova significa “aprire le finestre” per raccontare quello che succede nel mondo, i trend, le cose belle e anche quelle brutte, senza buonismo ma… sempre con lo sguardo attento a cogliere quello che può contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo.

Significa che tutto è cultura, e per raccontarla (con linguaggio più semplice possibile) parliamo di pensiero ma anche di vita.

I collaboratori della sezione cultura di Città Nuova sono esperti di relazioni, quindi testimoniano idee ed esperienze interdisciplinari, come risultato dell’incontro e della contaminazione reciproca di persone e culture.

In un mondo complesso, crediamo che sapere tecnologico e sapere umanistico debbano incontrarsi per dare risposte al disorientamento della gente.

Infine cerchiamo di far vedere, sempre, il bello dell’altro. Un bello che siamo capaci di vedere perché abbiamo speranza e cerchiamo insieme le risposte. Risposte non definitive ma condivise. Non abbiamo risposte a tutte le domande, ma siamo sereni perché non abbiamo paura di abitare il mistero.

Naturalmente questo è il programma, a volte ci riusciamo a volte no, ma non molliamo. In questo modo facciamo cultura. Fateci sapere cosa ne pensate…

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