Per una società aperta

Maria Carla e Carlo Volpini del Movimento Équipes Nôtre-Dame sono sposati da 35 anni: un cammino insieme così lungo non può essere stato senza difficoltà. Maria Carla e Carlo Volpini: È stato proprio così anche per noi. Tuttavia le parole contenute nella lettera di Pietro: Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi (cf. 1 Pt 3, 15) sono sempre state il leitmotiv della nostra vita. Assieme ai momenti di amore e di entusiasmo abbiamo vissuto anche quelli della delusione, della solitudine, della sofferenza e del dolore. Eppure oggi riusciamo a dire grazie anche per questi ultimi perché è proprio la coesistenza di entrambi, del dolore e della gioia, che consente di realizzarsi sempre di più come uomini. Abbiamo faticato un po’, specie nei primi anni del matrimonio a vedere la nostra diversità – uomo e donna – come un completamento reciproco e una ricchezza anziché come una difficoltà. Ma forse è stato proprio nei momenti di più forte amarezza e delusioni che Dio ci è venuto incontro come coppia e ci ha reso capaci di confrontarci con il partner, scoprendo la ricchezza della sua diversità. E poi abbiamo sempre considerato un dono capire che l’unica strada per incontrarci è quella di presentarci all’altro nella verità, anche con i nostri limiti e con le nostre incapacità, senza ricorrere all’autodifesa, senza paura. Solo questo atteggiamento di totale e autentica apertura ci permette di incontrarci e di amarci ogni volta in modo nuovo e di riprendere sempre il nostro cammino insieme. Ogni volta riscopriamo con stupore che il Signore è lí ad aspettarci e ad attendere il nostro nuovo sì all’amore. Questa sua attesa è ai nostri occhi l’ invito sempre nuovo a rendere conto della speranza che è in noi al di là di ogni delusione, fatica e difficoltà. Sposati da 23 settimane Ci sono movimenti che preparano al matrimonio, organizzano corsi per fidanzati o offrono dei percorsi formativi per coppie che, già incamminate nella via della famiglia, si trovano ad affrontare difficoltà. Emma e Jez Barnes sono sposati solo da cinque mesi. Per quali motivi è importante il corso Alpha International di preparazione matrimoniale? Emma e Jez Barnes: Nella nostra mente si sono incisi in particolare cinque punti. È bene che siamo diversi. Non si tratta di rendere l’altro più simile a sé ma piuttosto di sostenere con i lati forti l’altro e di lasciarsi aiutare nelle proprie debolezze dall’altro. Ogni settimana c’è una serata libera da impegni per far crescere il rapporto fra noi; a volte andiamo fuori a mangiare o al cinema oppure ci facciamo una serata di relax a casa. Importante è spegnere i cellulari ed essere tutto l’uno per l’altro. Abbiamo imparato che il perdono è una delle forze più potenti di rimedio. Il corso ci ha aiutato ad essere disposti a chiedere perdono e a perdonare. Per mantenere vivo il nostro amore è importante capire il linguaggio dell’amore dell’altro, il modo come l’altro si sente amato. È l’arte che occorre imparare: parlare con il linguaggio dell’amore del partner. Durante il corso ci hanno chiesto di riflettere sulle priorità da dare al matrimonio. Nell’evidenziare queste priorità abbiamo trovato delle linee secondo le quali possiamo costruire la nostra vita insieme. Coppie di trainer L’accademia di pedagogia familiare è stata fondata nel 1992 a Vienna per iniziativa del Movimento Schönstatt. Cosiddette coppie di Trainer preparano ad un impegno qualificato nei vari ambiti del matrimonio, famiglia e professione, gestione della vita famigliare e questioni di educazione dei figli. Eva e Erich Berger, Schönstatt: Con l’espressione Prendi il largo (Lc 5, 4) Cristo esorta noi, famiglie cristiane, a plasmare l’Europa, testimoniando il suo operare e la sua presenza nelle nostre famiglie. In due anni di corsi nelle accademie di pedagogia familiare (a ciascuno partecipano tra 6 a 10 coppie), sono state formate finora più di 400 coppie provenienti dall’Austria, dall’Ungheria, dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Slovenia. I corsi sono basati sulla pedagogia di Padre Kentenich, fondatore e padre spirituale del Movimento di Schönstatt. Come vivere la nostra vita quotidiana nella famiglia e nel matrimonio impostandola sulla base della fede cristiana? Come creare in casa un clima che renda possibile lo sviluppo di una vita originale, intensa? Sono queste le domande al- le quali si cerca di dare una risposta nel primo anno. Nel secondo le coppie sperimentano una crescita interiore nel rapporto col partner e imparano a presentare relazioni sulle loro esperienze e a rinvigorire altre coppie. La fondazione programmata di un’accademia in Croazia è un ulteriore passo verso la meta: che famiglie cristiane preparate diano il loro contributo a plasmare l’Europa. Un volto di Gesù crocifisso e abbandonato L’esperienza di Judit e Pàl Tòth, dell’Ungheria, ci fa vedere come le famiglie possono incidere nella società, anche in uno Stato totalitario. Judit e Pàl Tòth: All’inizio degli anni Settanta eravamo alla ricerca di una vita cristiana autentica. In quel tempo nel nostro Paese, l’Ungheria, la fede non poteva essere vissuta apertamente. Un giorno abbiamo incontrato persone del Movimento dei focolari. Ci ha attratto l’amore del Vangelo vissuto. La loro forza proveniva da una profonda scelta di Dio-Amore che si rispecchiava nella scelta di amarlo anche attraverso il dolore: riconoscere il suo volto nella sofferenza: riconoscere Gesù abbandonato. Il dolore di sentirci tagliati dai Paesi democratici, il dolore di non poter manifestare la nostra fede, di essere continuamente sorvegliati dalla polizia, era un volto di Gesù crocifisso e abbandonato. Anche lui nell’abbandono si era sentito tagliato (separato dal Padre), anche lui aveva gridato: perché?. Il dolore del nostro popolo senza una risposta, causa di angoscia, ora si trasformava in un’occasione di amare, non il dolore, ma i vari volti di Gesù Abbandonato, che ha preso su di sé anche quel dolore. Dopo che abbiamo saputo riconoscerlo e accettarlo, abbiamo imparato ad amarlo andando al di là del dolore ed amando chi passava accanto a noi. Così abbiamo visto cambiare la vita di tanti: matrimoni che si sono ricomposti, una ragazza madre che ha trovato accoglienza presso una famiglia, un giovane commerciante che imbrogliava nel pesare i suoi prodotti ha trovato la strada onesta… Questa vita si è diffusa in mezzo alla società comunista. Poi ci fu il crollo del muro di Berlino. Ma la luce che sprigiona dal nostro amore ai dolori quotidiani, visti come volti di Gesù abbandonato, che porta ad amare tutti, la sentiamo più che necessaria oggi – in questa notte dei valori – in cui vogliamo continuare ad offrire la luce di Dio-Amore. Dopo l’11 settembre Le famiglie irradiano pace, solidarietà e fraternità nei loro ambienti. Cosi facendo diventano protagonisti di un’Europa che ha un suo futuro, perché diventa – per cosi dire – più famiglia. Maria e Gianni Salerno: Tutto incomincia in un incontro del nostro gruppo di famiglie a Milano nel 2001, dopo il drammatico 11 settembre. In un primo momento sentiamo la nostra impotenza. Ma non vogliamo arrenderci. Dopo una comunione intensa sul nostro dolore, ci è sembrato chiaro che questo evento drammatico fosse proprio un volto di Gesù crocifisso e abbandonato che chiedeva a noi di amarlo così come si presentava . Noi famiglie con bambini cosa potevamo fare? Partiamo da quello che abbiamo: la volontà di costruire rapporti di pace tra noi, nelle nostre famiglie e con tutti. Nascono così i cosiddetti Laboratori di pace: momenti d’incontro di noi – famiglie con amici – che condividono i nostri ideali e valori. In questi incontri approfondiamo la Parola di Dio, ci aiutiamo comunicando i frutti spirituali e concreti che ci fa sperimentare. Realizziamo anche delle iniziative per portare un messaggio di pace e di fraternità alla nostra città. La prima volta eravamo in cinquanta, di cui venti bambini. Abbiamo fatto biglietti d’auguri natalizi, dipinto calchi di gesso e colombine con la scritta: Costruiamo la pace. Poi siamo cresciuti di numero e di prodotti. È accresciuto lo spirito d’amore e di solidarietà. Tanti cittadini si sono accorti delle nostre iniziative e hanno dimostrato adesione e sostegno. Molti hanno cambiato anche la loro vita familiare; l’amore tra di noi è ora al primo posto. Con nostra meraviglia una catena di supermercati ha scelto le nostre colombe di pace come dono di Natale per i 1.500 dipendenti e il ricavato è servito per una iniziativa di aiuto solidale. Dal dolore iniziale è scaturito un messaggio di pace. Si può sempre cambiare qualche cosa. Le famiglie scoprono la presenza e l’amore di Dio vivendo l’uno per l’altro. Essa garantisce la fiducia reciproca, la disponibilità ad andare incontro alle varie necessità del prossimo. Sono così veramente fondamento per una società solidale e aperta al futuro, per un’Europa più umana.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons