Partiti e democrazia interna

Come si fa a dibattere di riforme costituzionali e leggi elettorali se alcuni partiti non hanno ancora regole democratiche basilari al proprio interno? Il tabù rimosso dell’articolo 49 della Costituzione ancora in attesa di applicazione. Un contributo per il dibattito
ANSA /CIRO FUSCO

Se per mesi siamo rimasti sospesi sul referendum e poi sull’attesa decisione della Consulta in merito all’Italicum, mentre discutevamo di Senato, di competenze regionali e di molto altro, non abbiamo prestato adeguata attenzione ad un principio stabilito dall’articolo 49 della Carta costituzionale e ancor oggi inapplicato: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Curioso notare come i presunti pericoli di deriva autoritaria alla nostra democrazia siano paventati proprio da soggetti politici che non dispongono di princìpi di base di democrazia interna. Di regole chiare in merito alla nomina dei propri vertici e riguardo alle espulsioni di propri iscritti ritenuti “indisciplinati”, ma anche di un bilancio certificato da un ente esterno. E non è raro trovare una certa confusione tra privato e pubblico, tra confini di società spesso del settore della comunicazione e le rispettive organizzazioni politiche.

 

Come un terreno franoso costituisce un problema serio di stabilità anche per una casa fatta a regola d’arte, così la nostra Costituzione (che perfetta non è, e quindi necessiterà comunque di aggiornamenti nel tempo) non è in grado di reggere se il sistema democratico viene abitato da partiti o movimenti fragili, perché incapaci di autoriformarsi per superare queste loro gravi mancanze.

 

Un potente stimolo ad attuare finalmente azioni di trasparenza delle organizzazioni politiche può arrivare dalla legge sui partiti approvata in prima lettura dalla Camera dei Deputati l’8 giugno del 2016.

 

Ma tutto ciò non basta. Mentre occorre che chi è impegnato nelle varie formazioni partitiche lotti con tenacia dall’interno perché la propria comunità politica mai diventi un giorno il fan club del “potente di turno”, è urgente costruire un’opinione pubblica più attenta, capace di cogliere questi aspetti più nascosti e interni della vita democratica.

 

Con il proprio voto si possono premiare i leader che già a casa propria razzolano bene, trattano quindi i propri iscritti come persone libere, agiscono dentro un regolamento interno chiaro, applicato in modo sempre trasparente. Persone anche capaci di alimentare, ogni giorno, una vera partecipazione orizzontale interna per la formazione delle scelte strategiche della propria organizzazione.

 

Solo così avremo una democrazia rafforzata, con formazioni politiche autorevoli e attrattive perché credibili, soprattutto nei confronti dei giovani che molto spesso si rifugiano nel “non voto”, realtà sociali emancipate finalmente dal potere economico, capaci di prendere quelle decisioni coraggiose e urgenti per il futuro della nostra Italia.

 

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