Parliamo di meriti

Una riforma per incentivi economici a studenti, scuole e università che raggiungeranno i migliori risultati.
Una ragazza a scuola

La parola “merito” è una di quelle che ha ancora il potere di dividere l’Italia, come la recente proposta del Ministro dell’istruzione Francesco Profumo: una riforma per incentivi economici a studenti, scuole e università che raggiungeranno i migliori risultati. Progetto che ha provocato forti perplessità, ma anche serie riflessioni sulla qualità della scuola. Già l’art. 34 della Costituzione prevede che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, abbiano diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Giusto, allora, premiare! Anche un mondo globalizzato lo esige: primeggiare per meglio competere. Come in azienda.
Ma la scuola non è paragonabile a un’azienda. Ci si chiede, allora, se sia più importante puntare i fari sui migliori (quei pochi che, per il fatto di esser bravi, ricevono già una loro gratificazione) o, se sia più vantaggioso lavorare perché tutti diano il meglio di sé. Certo, entrambi gli obiettivi sono fondamentali. Tuttavia, come dimostrano molte ricerche, se la scuola s’impegna veramente a far crescere tutti, è più probabile che i meno capaci progrediscano e che i più bravi avanzino ulteriormente. Questo a patto che, oltre a una sana competizione, s’incoraggi la cooperazione tra studenti e insegnanti. Altrimenti, il rischio è che per molti si aprano le porte dell’abbandono.
Servono, quindi, docenti preparati e motivati, una cultura educativa più lungimirante (vedi articolo di Maddalena Maltese "Insegnanti e non eroi"). L’Europa ci chiede giustamente di valorizzare il merito. Ma non c’è merito se non si garantisce a tutti una scuola di qualità. Un risultato che si può ottenere a patto che una platea più vasta di giovani sia tenacemente spronata ad elevarsi. Tutti, non solo alcuni! Come ben si è visto alla festa di fine anno del Liceo Mamiani di Roma, dove è stato premiato non solo chi si è distinto per i bei voti ma anche chi, pur partendo svantaggiato, è riuscito poi a recuperare.
Solo a queste condizioni i primi della classe, le “primizie”, riceveranno merito e acquisteranno il loro vero sapore, “prime” a sbocciare, ma annunciatrici di altri frutti. Non rivali, ma parti di uno stesso giardino, che tutte le accomuna.

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