Qualche mese fa, sono stato invitato all’incontro di un centinaio di famiglie che seguono gli esercizi ignaziani. Stavano festeggiando una tappa importante del loro percorso e avevano pensato di “alzare l’asticella” chiedendo ad un’altra realtà, il Movimento dei Focolari, di raccontare come vivevano e quale era il valore della famiglia nell’ambito della spiritualità dell’unità.
Non sentendomi all’altezza di rispondere a questa sfida, ho chiesto a Paolo e Barbara Rovea di venire con me all’appuntamento. Disponibili come sempre, hanno accettato, e insieme abbiamo portato la nostra testimonianza.

Paolo e Barbara
Perché i Rovea? Perché siamo amici da tanti anni. Perché sono una splendida famiglia. Perché sono persone che, nell’avventura dell’unità, hanno coinvolto non solo il cuore, ma anche la mente.
Quante volte abbiamo riflettuto con Paolo su questo ideale a cui abbiamo risposto tanti anni fa, sulla sua ricaduta sociale (vedi progetto UpToMe) e culturale (ancora in gran parte da scoprire e valorizzare). Ma anche sul filo d’oro che, a posteriori, ci sembrava di scorgere nelle nostre vite, un filo d’oro non certamente da noi previsto o immaginato.

Paolo e Barbara (al centro) ad Entracque (Cuneo) insieme ad amici.
Quante volte Paolo ha collaborato con articoli per la rivista Città Nuova (per esempio questo), per i dossier (Essere famiglia e Aborto), per i PassaParola (Fidanzati, Dire amore senza parole), per i libri (Il mondo sommerso della pornografia). Non è mio compito ripercorrere la sua storia, né il contributo che ha dato al Movimento dei Focolari, specialmente in Famiglie Nuove. Qualcun altro lo farà.
Mio compito è solo ringraziare Paolo, come collaboratore di Città Nuova, come modello di vita personale e familiare, come amico. Un focolarino sposato, un amico prezioso.