Palermo capitale della cultura 2018

Il capoluogo è stato insignito di un riconoscimento che vuol sottolineare come la città sia un patrimonio vivo di italianità

A pochi giorni di distanza dalla proclamazione di Palermo Capitale italiana dei Giovani 2017 arriva un altro prestigioso riconoscimento per il capoluogo siciliano. L’annuncio ieri pomeriggio è stato dato dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «È Palermo la capitale italiana della cultura 2018». Assieme al titolo a Palermo arriverà un milione di euro e l’esclusione dal patto di stabilità delle spese per gli investimenti per realizzare progetti come Il Festival delle letterature migranti, il Coro arcobaleno, la Biennale di arte sacra, Manifesta 2018…

 

Ma è attraverso le parole di Stefano Baia Curioni, presidente della commissione giudicatrice che ha scelto Palermo all’unanimità, che solo chi vive Palermo può sentire una  profonda commozione: «Non è un concorso di bellezza, non è un premio al patrimonio artistico… È un premio alla capacità di progetto – spiega – un premio alla capacità di trasformare la città in carne, in sangue, in cittadinanza».

 

Palermo è una città complessa con molte criticità, contraddizioni, e problemi oggettivi ancora da risolvere. Ma Palermo è capace di resistere, di progettare; è capace di sognare e soprattutto di credere che la Bellezza (non quella effimera, quella di facciata) esiste, e per questo va sottolineata e diffusa.

 

Palermo è viscerale: la carne e il sangue le sono consoni, a volte si possono confondere con la teatralità e l’esagerazione ma non quando le maniche tocca rimboccarsele per davvero, e non solo per sé ma per autentico spirito di fratellanza. «Un progetto culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all’inclusione», recita parte della motivazione, che il sindaco Leoluca Orlando, visibilmente emozionato, sottolinea rivendicando «la cifra culturale più significativa: la cultura dell’accoglienza… il diritto di ogni essere umano di essere e restare diverso ed essere e restare uguale… perché i migranti a Palermo non esistono, chi arriva a Palermo non è più migrante diventa palermitano». Non basta vivere “a” Palermo, Palermo bisogna viverla.

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