Osare la pace

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Diciamolo chiaramente, da qualche tempo sento un crescente imbarazzo a parlare di pace. Così, a caldo, l’affermazione di una giovane partecipante al convegno ecumenico Osare la pace per fede. Come darle torto, visto che le sue parole interpretano meglio di tante analisi sociologiche la crisi che investe ormai da un paio d’anni quel movimento per la pace che aveva riempito strade e piazze di bandiere arcobaleno, di un popolo caratterizzato da mille anime ma unificato dal desiderio di un diverso futuro per il nostro mondo? L’incontro di Firenze ha una storia lunga. Voluto dal segretariato per le attività ecumeniche e rivolto particolarmente ai giovani di tutte le chiese cristiane, intendeva dare continuità al cammino di approfondimento e di comunione tra le chiese attorno ai temi centrali della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato. Ma come rispondere all’imbarazzo della giovane partecipante? Lo hanno ripetuto tutti i relatori, dando ragione del titolo scelto per la giornata: mai come ora la pace si può soltanto osare. Lo ha affermato con forza, convinzione e col suo tipico tocco di ironia mons. Bettazzi: la pace non è uno stato ma un cammino che coinvolge e che chiede la conversione. La Chiesa cattolica, ha argomentato il vescovo, ha consegnato a tutti gli uomini di buona volontà dei punti di forza straordinari, che hanno nell’evento del concilio e nell’enciclica Pacem in terris due fortissime provocazioni: se la pace è l’altro nome della giustizia, come risolvere il paradosso che ci consegna un primo mondo ricco e cristiano in guerra con le nazioni più povere della terra? Che fine ha fatto la destinazione universale dei beni? La pastora Letizia Tomassone da parte sua ha delineato un nuovo di donne e uomini di liberarsi dalla stretta della violenza, della paura e della vendetta dicendo: Non in mio nome. Uomini e donne nordamericani che hanno avuto parenti e amici uccisi nel crollo delle torri gemelle, cittadini israeliani che non condividono la politica del proprio governo. Di fronte al circolo vizioso della violenza e della vendetta, questi uomini e queste donne si riappropriano, non senza fatica, del proprio desiderio, del proprio diritto che rischia di essere reso opaco dalla democrazia rappresentativa, la quale può risolversi in un doppio nascondimento. La fede ci chiede non solo e non tanto di contenere il rancore ma di superare la paura, che si supera soltanto se ci si sente amati. Così è possibile rendere presente la giustizia e l’amore di Dio nel mondo. I circa quattrocento giovani intervenuti hanno poi riempito strade e piazze del centro di Firenze per suddividersi in venti gruppi di lavoro e discussione, che hanno dato alla giornata spessore di contenuto e proposte concrete: la pace e gli stili di vita, la sostenibilità ambientale, le economie alternative, le strategie di soluzione non violenta dei conflitti, la non violenza, la spiritualità, l’informazione, la cittadinanza e l’impegno politico. La varietà dei temi dice di per sé quanto nelle chiese cristiane sia ormai assodata la consapevolezza che la pace non è un atteggiamento rinunciatario o una pia illusione, ma sia – come afferma il papa – il nuovo nome della giustizia , la parola più forte – e per questo controcorrente – che il Risorto ci chiede di testimoniare oggi. Nel loro messaggio alle chiese i giovani hanno scritto non a caso: La divisione tra i cristiani è uno scandalo che contraddice ogni parola di pace. Abbiamo intuito invece che è possibile un cammino di dialogo (…) e l’incontro, in particolare, con i giovani ebrei e musulmani. La fede nella promessa di pace di Gesù Cristo (…) ci spinge a testimoniare che un altro mondo è possibile e che la famiglia umana è chiamata a diventare un luogo di fraternità autentica. Ricordando Bonhoeffer Osare la pace per fede: è un’espressione di Dietrich Bonhoeffer, il teologo evangelico tedesco che sotto il nazismo seppe cogliere la barbarie. È per questo che nel 1930 lanciò la proposta di un concilio davvero ecumenico, nel quale le chiese cristiane potessero pronunciare una comune parola di pace. Invano. Bonhoeffer proseguì la sua lucida riflessione fino al 9 aprile 1945 quando fu giustiziato. Il movimento ecumenico riprenderà questa idea nel 1984, alla VI Assemblea del Cec a Vancouver attorno ai temi di giustizia, pace e salvaguardia del creato. Un cammino che passa poi da Seul ’90, Basilea ’89, Graz ’97, fino a Strasburgo 2001, con la Charta oecumenica. L’incontro di Firenze si è voluto porre in questa traiettoria. Un laboratorio di speranza per la nostra Europa e per il mondo, scrive Aldo Giordano, segretario generale Ccee, anticipando il progetto della prossima assemblea ecumenica di Sibiu (Romania) nel settembre 2007. Il vostro incontro di Firenze è già un passo di questo processo assembleare. Sarete protagonisti della nuova tappa del cammino ecumenico.

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