Open Arms. L’odissea è finita

Nella notte la nave della Ong spagnola ha raggiunto il porto di Lampedusa. Il procuratore Luigi Patronaggio ha sbloccato la situazione disponendo lo sbarco. La magistratura ha aperto un fascicolo. Continua, intanto, l’Odissea della Ocean Vicking, con 356 migranti a bordo e molti minorenni.

Si è conclusa a tarda notte l’Odissea della Open Arms. L’imbarcazione è arrivata al porto di Lampedusa. Nella notte i migranti che erano rimasti a bordo sono scesi sulla terraferma, accolti da numerosi volontari e dal canto di “Bella Ciao”. Erano rimaste 83 persone dopo i trasferimenti di questi giorni e dopo che alcuni si erano gettati in mare per raggiungere a nuoto la riva.

Ieri a Lampedusa era arrivato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Era rientrato dalle ferie ed era volato in elicottero a Lampedusa. Aveva verificato che la situazione è insostenibile e che vi erano seri rischi per l’incolumità personale ed aveva deciso che la nave doveva subito attraccare. Così è accaduto. La Open Arms è stata sequestrata e dovrebbe raggiungere il porto di Licata. La Spagna aveva aperto alla possibilità di accogliere i migranti ed aveva disposto l’invio di una nave militare per il trasbordo, giacché la Open Arms non era in grado di continuare il suo viaggio in mare. Non ce n’è stato il tempo. L’emergenza sanitaria ha imposto lo sbarco immediato.

La vicenda giudiziaria che si aprirà è ancora tutta da scrivere. L’ordinanza del procuratore contiene anche un duro atto d’accusa per le presunte inadempienze di chi ha impedito lo sbarco. Sotto accusa «l’indebito rifiuto da parte del pubblico ufficiale, di un atto, indifferibile e doveroso, motivato da ragioni, tra le altre, di igiene e sanità». Il fascicolo è stato aperto la settimana scorsa, prefigurando una serie di reati: sequestro di persona, abuso di ufficio e omissione di atti di ufficio. Per ora il fascicolo è contro ignoti, ma presto potrebbero spuntare i primi noti e, tra questi, soprattutto quello del ministro Matteo Salvini. Che, a sua volta, ribadisce il suo pensiero. È assurdo – a suo parere – che un ministro venga indagato perché difende i confini del suo Paese.

Per il secondo anno consecutivo (era accaduto anche nel 2018 con la nave “Diciotti”), tocca alla magistratura sbrigliare la matassa ingarbugliata di norme da applicare che però si scontrano con la priorità delle norme del diritto internazionale e soprattutto dell’obbligo del salvataggio in mare. Ma che si scontrano anche con il comune buonsenso che non può consentire che delle persone restino in mare, su un ponte rovente, per tre settimane.

Resta in piedi la vicenda della Ocean Vicking, l’altra imbarcazione di Medici senza frontiere e SOS Mediterranée, ancora in mare dopo 11 giorni. A bordo vi sono 356 persone, in gran parte provenienti dal Sudan e dal Darfour.  Molti avrebbero subito delle torture nei campi della Libia. Dai loro racconti, dalle loro parole, emerge lo spaccato di una situazione insostenibile nel paese del Nord Africa. Prima di ferragosto, era stato offerto l’approdo in un porto della Libia, che però, ovviamente, non viene considerato un porto sicuro. Negli ultimi giorni, il governo francese aveva offerto la propria disponibilità ad accogliere alcuni dei migranti, forse 40.

La nave intanto resta in stallo, al largo di Lampedusa.

 

 

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