Oltre la sfera privata

Nel messaggio per la Quaresima il papa chiede a tutti i cristiani di superare l’indifferenza e il disinteresse verso chi ci sta attorno.
Videogiochi e altre abitudini: la Quaresima invita alla libertà.

«Fino a domenica prometto di non toccare i videogiochi e cercherò di convincere la mamma a stare un giorno senza fumare». È la solenne promessa di un ragazzino al termine dell’ora di religione, il mercoledì delle ceneri. Si presume che fino alla prima domenica di Quaresima si sia astenuto da una delle più diffuse dipendenze, se è vero che, come emerge da un’indagine condotta da Telefono Azzurro con Eurispes, i videogiochi sono il passatempo preferito dei bambini. Un po’ di fantasia per nuove forme di rinunce adatte ai tempi.
Ancor di più mi ha sorpreso, tuttavia, l’interesse del ragazzo per la mamma, quasi volesse aiutare anche lei a entrare nel fascinoso tempo della Quaresima. Che abbia letto il messaggio di Benedetto XVI per questo periodo? Commentando le parole della Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb 10,24), il papa chiede a tutti i cristiani di superare l’indifferenza e il disinteresse verso chi ci sta attorno, che nascono dall’egoismo mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata».
Sicuramente il ragazzo non ha letto il messaggio del papa, ma sa ugualmente che ci si deve prendere cura dell’altro, anche della mamma: ce l’ha scritto nel sangue. Presto però saranno in molti a insegnargli: fatti i fatti tuoi, non impicciarti degli altri, è rischioso intromettersi in faccende che non ti riguardano… Gli si insegnerà anche la solidarietà, ma espressa in gesti distaccati, rimanendo il più possibile nel vago. Come meravigliarsi allora se il mondo della finanza e dell’economia porta al profitto a scapito dell’altro, se la politica è tentata dal tornaconto e dal tradimento dell’interesse pubblico per il quale è nata?
Vale la pena cogliere il monito del papa a stare in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una “anestesia spirituale”, che rende ciechi alle sofferenze altrui, e l’invito ad essere “custodi” dell’altro, fino a «instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca», «aprire gli occhi sulle sue necessità», prestare attenzione al suo bene, «a tutto il suo bene», ad essere «fratelli in umanità».

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