Odessa, non è più quella di Eisenstein

La città sul Mar Nero è sempre più al centro della cronaca bellica. Strategicamente unica, la sua caduta segnerebbe il punto di non ritorno del conflitto militare
(AP Photo/Efrem Lukatsky)

La posizione geo-strategica di Odessa è unica e irripetibile, sia per gli ucraini che per i russi. Per chi difende il proprio Paese, conservare il suo controllo vorrebbe dire che l’avanzata russa ha un limite, che l’accesso al mare è garantito, che l’economia è salva. Per chi attacca, i russi e le milizie filorusse del Donbass, prendere Odessa significherebbe legare a Mosca tutta la costa del Mar Nero, conquistare il porto più importante (per grano e oli vegetali, ma anche per minerali e altri prodotti agricoli), tagliare le possibilità di ripresa all’economia ucraina e, forse, poter creare una testa di ponte per future conquiste in direzione della sottile striscia di terra della Transnistria (in realtà già ora legata ai russi, unico territorio al mondo che ha conservato la costituzione dell’Unione Sovietica) e forse della Moldavia, o Moldova. Peraltro, Odessa è anche situata in un crocevia fluviale e stradale di massima importanza, sull’estuario del fiume Dnestr.

Ma la conquista della città di Odessa non sarebbe impresa facile: si calcola che l’investimento militare richiederebbe l’utilizzo di 200 mila soldati russi. E anche se i russi riuscissero a conquistarla, come a Kharkiv e a Kherson la resistenza sarebbe di notevole entità, anche perché la popolazione di queste città, più di un milione di cittadini, la quarta città del Paese, è in minima parte nostalgica dei comunisti e del dominio moscovita.

Odessa, tra l’altro, ospita numerose comunità straniere ed è una delle città più cosmopolite dell’Ucraina, fors’anche più di Kiev e Leopoli. Solo dalla fine del XVIII secolo è entrata nella zona di influenza russa (nel 1794 la città venne ufficialmente fondata dai russi), dopo due secoli e mezzo di dominazione ottomana, che ha lasciato tracce architettoniche e culturali indelebili.

Nel 1905, una rivolta operaia di grandi dimensioni, appoggiata dall’equipaggio della corazzata Potiemkin, ricordata nel celebre film di Eisenstein del 1925 (indimenticabile la scena sulla grande scalinata, anche se la strage si svolse in altri luoghi), fu repressa dopo poche settimane dalle truppe a cavallo dei cosacchi che causò centinaia di morti. E un migliaio di morti fu causato da un successivo pogrom contro gli ebrei della città, con più di mille morti. Nell’ottobre 1917, Odessa fu occupata dalle truppe ucraine, ma il dominio della Repubblica Popolare che lì fu fondata non durò che tre mesi. Al termine della Prima guerra mondiale, le truppe alleate (francesi, serbi, polacchi e greci) occuparono la città, ma già nel 1920 i comunisti russi rioccuparono la città dopo lunghe e feroci battaglie.

Ma non era finita. Nell’agosto 1941, Odessa fu occupata dall’esercito rumeno, alleato dei tedeschi. In seguito a un attentato terroristico (meccanismo simile a quello scatenato dalle Fosse Ardeatine) il dittatore rumeno Ion Antonescu ordinò una strage di 5 mila civili, ma nei fatti le vittime furono circa 30 mila. Nel corso della totalità della guerra, circa 115 mila ebrei e 15 mila rom furono ammazzati, dopo una deportazione nell’attuale Transnistria. Fu a partire da queste molteplici battaglie che si forgiò il carattere indomito della città.

Odessa, però, è ricordata oggi per essere un centro culturale e turistico di primissimo livello, e pure termale. Tra le sue attrazioni più importanti, val la pena di ricordare il Teatro dell’Opera e il Municipio, oltre alla celeberrima scalinata immortalata da Eisenstein. Ma è la vivacità della sua vita artistica e culturale che ha attirato una gran quantità di stranieri nella città sul Mar Nero.

Tra i gruppi principali che hanno arricchito la popolazione di Odessa, vi sono comunità di albanesi, di armeni, di bulgari, di azeri, di italiani, greci e georgiani, polacchi, rumeni e tatari, oltre che di turchi. La città, oltre a questa dimensione artistica e culturale, è diventata il principale porto ucraino, in particolare per l’esportazione di più dell’80 per cento delle produzioni agricole e del 60 per cento delle produzioni minerarie.

Per tutto questo, si può capire perché i russi annettano tanta importanza alla città di Odessa, e altrettanto si può dire per la difesa che ne fanno gli ucraini. Pur essendo abitata da una cospicua minoranza russofona, circa il 35 per cento della città, sembra che la popolazione nella sua stragrande maggioranza veda come fumo negli occhi una eventuale invasione russa, l’ennesima.

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