O santità o niente

«Vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare?». Lo ha domandato papa Francesco durante l’Angelus per la Solennità di Tutti i Santi

«O santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra».

La giornata di oggi ci ricorda, infatti, che ciascuno di noi è chiamato a vivere la misura alta della vita ordinaria, senza paura, perché la santità è un cammino che si compie con l’aiuto della Grazia, quella ricevuta nel Battesimo e rinnovata ogni volta dai sacramenti; quella che vince la solitudine perché ci fa sentire fratelli e figli di un Padre che ci ama infinitamente.

La santità è una chiamata per tutti: ad ogni età, in ogni stato di vita, nella “banalità” della vita ordinaria – in famiglia, sul posto di lavoro – vissuta come risposta d’amore ad un Amore più grande, che ci ha scelti fin dall’eternità: «Non si tratta di fare cose straordinarie – prosegue il papa – ma di seguire ogni giorno questa via che ci porta in cielo, in famiglia, a casa. Oggi quindi intravediamo il nostro futuro e festeggiamo quello per cui siamo nati: siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere la felicità di Dio!».

Lo dicono i santi cui oggi guardiamo come modelli di vita e compagni nel cammino: la chiamata è esigente, chiede tutto ma offre anche tutto, la vera vita, per la quale siamo stati creati. È un cammino che ci invita ad andare contro corrente, per una strada che è quella della vera felicità, quella indicata nel Vangelo delle Beatitudini: «Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta». Eppure, aggiunge Francesco, «i santi tengono “rami di palma nelle mani” (v. 9), cioè i simboli della vittoria. Hanno vinto loro, non il mondo. E ci esortano a scegliere la loro parte, quella di Dio che è Santo».

Noi, da che parte stiamo? Domanda il Papa. «Quella del cielo o quella della terra? Viviamo per il Signore o per noi stessi, per la felicità eterna o per qualche appagamento ora?». A chi decide di percorrere la via delle Beatitudini il Signore dice: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Una giornata, quella di Tutti i santi, nella quale sentiamo più vicine le persone care che hanno terminato il cammino sulla terra ed ora sono accanto al Signore: «Siamo uniti a tutti i santi: non solo a quelli più noti, del calendario, ma anche a quelli “della porta accanto”, ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso».

Strade di felicità, percorsi di uomini e donne “normali” eppure straordinari nell’amore, nella generosità, nella dedizione agli altri; uomini veri, autentici nelle loro relazioni con il prossimo. «Siate soprattutto uomini – raccomandava don Tonino Bello -. Fino in fondo. Anzi fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi».

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