La sfida della maturità

Il 20 giugno inizia la prova scritta di lingua italiana per più di 500 mila studenti che si apprestano ad affrontare l’esame di maturità. Un augurio a tutti gli studenti per questa importante prova che segnerà una nuova tappa nel proprio percorso di vita

Si continua a discutere, ormai da anni, sul ruolo che può avere questo esame, al termine dei 5 anni del percorso scolastico delle scuole superiori, per le ragazze e i ragazzi del nostro Paese. Alcuni ne chiedono l’abolizione dichiarando che la nostra scuola sia diventata un diplomificio. Ma, secondo l’Anp, l’Associazione nazionale presidi, anche quest’anno rientriamo nella media con l’ammissione all’Esame di Stato del 96% degli studenti. Mario Rusconi, presidente Anp-Lazio, ha scritto in un comunicato che «questo risultato è frutto del lavoro fatto dagli insegnanti durante i 5 anni delle scuole superiori e soprattutto durante il primo biennio, quando i ragazzi, spronati dai docenti, sono fortemente incitati a studiare con motivazione e impegno».

Non tutti comunque arrivano all’esame di maturità. Restano alti i numeri che registrano un aumento della dispersione scolastica e questo avviene soprattutto al biennio delle superiori con l’aumento delle bocciature, con il risultato che i ragazzi non ripetono l’iscrizione o abbandonano il percorso scolastico subito dopo le medie.

Purtroppo nel nostro Paese, l’investimento nella scuola è ancora molto circoscritto e insufficiente rispetto alla media europea.

Se guardiamo alla percentuale dei laureati Europa, l’Italia con 6,087 milioni di laureati (dati Eurostat riferiti al 2016) è penultima con il 15,7% davanti alla Romania (15,1%), la Germania col 24,4%, la Francia col 30,9%, la Spagna col 32,7% e il Regno Unito col 38,3%. La percentuale dei diplomati è del 42,7%, di fronte a una percentuale media dei 28 Paesi UE del 46,2%. 

Sono numeri davvero intollerabili e bisogna chiedersi se la scuola sia davvero il punto di forza del nostro Paese e questo lo si dimostra soltanto con delle scelte di incentivazione economica e di concertazione con tutto il mondo della scuola. Lascia perplessi, a questo punto, la dichiarazione del nuovo ministro della Cultura, Bonisoli, di eliminare il bonus di 500 euro ai diciottenni affermando che gli studenti, «se hanno fame di cultura, rinuncino a un paio di scarpe». La protesta è partita immediatamente da parte sia degli studenti che delle famiglie. Senz’altro si possono cercare altre modalità per aiutare il sistema scolastico, ma la sensazione è quella che si passa subito ai tagli di spesa, sempre a carico dei giovani e della scuola. Ci auguriamo che si possa sempre più valorizzare il lavoro di tanti insegnanti e fare della scuola davvero una leva per il nostro Paese.

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