Se il nonno di Trump è un migrante

I legami tra cambiamenti climatici e ondate migratorie di popoli nella storia sono sempre più chiari
Cittadini tedeschi partono per gli Stati Uniti (stampa dell'Ottocento)

Nel 1815 il vulcano Tambora in Indonesia subì una spaventosa eruzione che scagliò nell’atmosfera enormi quantità di cenere vulcanica. I venti in quota diffusero ovunque questa cenere, che si stese come una coltre sottile intorno alla Terra, riflettendo la luce del Sole. Come conseguenza ci fu una generale diminuzione delle temperature in tutto il pianeta, tanto che il 1816 è ricordato come l’anno senza estate.

La produzione agricola in Europa diminuì in modo devastante, con carestie, povertà e fame diffusa. Milioni di persone emigrarono a causa dei cambiamenti climatici, in cerca di condizioni di vita migliori.

Trent’anni più tardi, nel 1846, un’estate molto calda e secca portò a scarsi raccolti, quindi prezzi dei cereali elevati e conseguente fame diffusa. Di nuovo milioni di persone furono costrette ad emigrare in altri Paesi.

Nei primi decenni dell’Ottocento, dalla sola Germania 5 milioni di persone lasciarono le loro case per cercare fortuna negli Stati Uniti. Tra loro Friedrich Trump, in origine Drumpf, nonno dell’attuale presidente Usa. Secondo Rüdiger Glaser, dell’Università di Friburgo (Germania), autore della ricerca, i cambiamenti climatici possono spiegare da soli almeno il 30% delle migrazioni di tedeschi dalla Germania nel XIX secolo.

 

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