Nonni patrimonio dell’umanità

"Probabilmente due delle esperienze più soddisfacenti della vita sono essere nipote o essere nonno" afferma Donald A. Norberg

Se chiudo gli occhi sento ancora i suoi racconti e la sua voce, quel suono che non vorrei dimenticare. Nonna Angela detta Lina oggi, 19 Marzo 2019, compierebbe 93 anni.
Chissà se anche in Cielo vuole mettersi il suo vestito elegante, la sua sciarpetta al collo e quel filo di rossetto rosso.  I nonni, testimoni narranti della storia familiare, diventano lo strumento per connetterci al tempo storico, ai vissuti, ci focalizzano nel presente ricollocandolo tra passato e futuro.

Vorrei condividere qualche sfumatura di questa grande donna semplice che mi ha accompagnata con amore da vicino e da lontano per 37 anni. Non solo perché è stata un dono nella mia vita, ma anche perché come lei anche tanti possono riconoscere la potenza del silenzioso amore domestico, della funzione dei nonni, del prendersi cura dei piccoli in un’altra fase della vita (ormai consolidata).
Nonna Lina è cresciuta nel primo dopoguerra sapeva cosa vuol dire non buttare nulla. Donna all’avanguardia per quei tempi, studia, si diploma al magistrale e inizia subito a lavorare girando i paeselli più sperduti dei monti Nebrodi.

Tra le colline che percorreva in groppa ad un mulo, viene conquistata da un giovane allegro e dinamico:  nonno Gigetto. Dopo feste e nascite, gioie e dolori, resta vedova giovanissima a cinquant’anni e cresce cinque figli da sola, si districa tra l’ insegnamento a scuola, la casa e i debiti per gli immobili acquistati (prima della malattia del nonno) per dare un futuro ai figli.
A volte mi raccontava quegli anni, la sua forza, la sua fede “nu signuruzzu” che l’ha sempre aiutata. La sua resilienza era un esempio per me, oggi, quando c’è una difficoltà mi ricordo di quella forza che mi entrava nella pelle.

Mi chiedo cosa direbbe e cosa farebbe in alcune circostanze. Lei capofamiglia, matriarca con a seguito tre donne (le figlie, mie zie), rappresentava una piccola comunità calda e affiatata, giocosa e coesa.

Lei negli ultimi anni, seduta su quella poltrona col plaid sulle gambe e la stufa attaccata quasi fino a bruciarsi, anche con qualche momento di “assenza”, con buchi di memoria, era sempre quel porto sicuro; un abbraccio caldo. Nonna: sguardo profondo di un colore indefinibile, profumo di cose buone e di panini al prosciutto.

Notti condivise con la paura dei ladri, i nostri segreti di pulcinella, le preghiere e le tante risate con lo zio Peppe. La sua  attenzione era sempre rivolta a chi aveva “bisogno” dentro e fuori la famiglia, dai figli (come la salute di mio padre) alle scuole in Africa. Ricordava spesso i tempi in cui aveva una sola gonna e amava l’eleganza e la bellezza, portava avanti valori e voleva essere “moderna”, dicesa sempre la sua “verità”, a volte anche troppa. Mi guardo allo specchio e trovo in me sfumature di lei, pregi e difetti, ricordi che spingono lacrime di gratitudine. I nonni per natura non sono eterni e anche quando ci avranno salutato possono vivere in noi.
Grazie Nonna, grazie nonni, che rendete questo mondo (un po’) migliore!

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