Nella fede non siamo soli

Il Papa tra Erfurt e Friburgo: c’è un’eccedenza di strutture rispetto allo Spirito 
Papa Germania
«Nella fede non siamo soli, siamo anelli nella grande catena dei credenti». Friburgo. Benedetto XVI è finalmente arrivato alla fiera per il momento che lui stesso attendeva della veglia con i giovani. In questi due giorni in Germania ha parlato di Dio e raccontato la forza della fede, la necessità di tornare alle radici. Ma cos’è la fede senza i giovani che la sostengono? Cos’è l’unità se non ci sono fedeli?

 

Così, nella spianata della fiera di Friburgo, Benedetto XVI consegna ai giovani una riflessione incentrata sulla fede vista come luce, perché Gesù stesso si è proclamato luce del mondo. «Intorno a noi – dice – può esserci il buio e l’oscurità, e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola che è più forte del buio apparentemente tanto potente ed insuperabile. Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza».

 

È l’invito ad ogni credente ad essere una piccola luce. Un invito che è stato costante in questi tre giorni di Germania. La sera di venerdì, al Santuario di Elzbach, in 50 mila hanno ascoltato il suo affidamento a Maria. Nell’incontro ecumenico, ha chiesto di mettere Dio al centro. E lo ha fatto anche nell’incontro con i musulmani a Berlino, venerdì mattina, invitandoli ad essere presenti ad Assisi.

 

Il Papa vede chiaramente il rischio, per la sua Germania, che il buio diventi di nuovo predominate. Quel buio che per lui è rappresentato dal paganesimo del nazismo, un riferimento costante in ogni suo discorso.

 

Erfurt, sabato mattina. Benedetto XVI dice messa nella cattedrale. E ricorda che in Turingia, che allora era parte della Ddr, i fedeli hanno dovuto sopportare una dittatura “bruna” (nazista) e una “rossa” (comunista) che «per la fede cristiana avevano l’effetto di una pioggia acida». E in molti non credono in quella zona di Germania. Ci sono passi avanti, nuove facilitazioni per le Chiese, nuove possibilità pastorali. «Ma – si chiede il Papa – non bisogna forse cercare le radici profonde della fede e della vita cristiana in ben altro che nella libertà sociale?».

 

Friburgo, sabato pomeriggio, seminario di Horsaal. Benedetto XVI incontra i rappresentanti ortodossi. Sottolinea che è importante il lavoro teologico per appianare le differenze. E auspica «il ristabilimento della piena unità» per le due chiese sorelle, che hanno entrambe «la stessa struttura della Chiesa delle origini».

 

Friburgo, incontro con i rappresentanti del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi. Il Papa lancia loro una provocazione. Ricorda i programmi exposure, attraverso i quali i politici vanno nelle zone disagiate del mondo per comprendere come essere solidali. Racconta: «Immaginiamo che un tale programma exposure abbia luogo qui in Germania. Esperti provenienti da un Paese lontano verrebbero a vivere per una settimana presso una famiglia tedesca media. Qui ammirerebbero tante cose, ad esempio il benessere, l’ordine e l’efficienza. Ma, con uno sguardo non prevenuto, constaterebbero anche tanta povertà: povertà per quanto riguarda le relazioni umane e povertà nell’ambito religioso».

 

È da qui che viene una povertà di fondo data da un individualismo sempre più forte. Come la Chiesa in Germania: ha ottime strutture, «ma – si chiede il Papa – dietro le strutture, si trova anche la relativa forza spirituale, la forza della fede in un Dio vivente? Sinceramente dobbiamo però dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito. Aggiungo: La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace».

 

La risposta, ancora una volta, è nel Dio che si sperimenta nelle piccole comunità. Le piccole luci di cui parla ai giovani nella veglia della sera.

 

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