Nel cantiere delle idee

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Volete sapere se i vostri comportamenti sono ecologicamente compatibili con il futuro del pianeta? Nessun problema. A Padova, la Fondazione Lanza (www.fondazionelanza.it), che si occupa di tematiche relative alla salvaguardia del creato, vi offre orientamenti su stili di vita responsabili, assieme ad un ricco archivio di documenti ecclesiali in materia. Se invece vivete la lacerazione tra scienza e fede o ne siete semplicemente incuriositi, fa al caso vostro il portale Internet messo su a Roma dal centro Documentazione interdisciplinare su scienza e fede (www.disf.org), un sito ricco di approfondimenti, collegamenti, confronti. Nel caso in cui dubitiate della santità ordinaria e dei santi nascosti, provate a collegarvi con Testimoni del tempo (www.testimonideltempo. it), un’iniziativa sorta a Milano con lo scopo di custodire la memoria di tanti credenti del secolo scorso e di farne conoscere di nuovi attraverso le segnalazioni di chi li ha incontrati. All’insegna del dialogo e della comprensione reciproca si muove la Scuola di pace, a Rondine (Arezzo), che accoglie studenti universitari provenienti da paesi in guerra per un periodo di convivenza e conoscenza. A Monopoli (Bari), l’Icom ha invece dato vita ad un’orchestra composta da giovani diplomati del locale conservatorio e realizzato, dal 2002, due iniziative musicali regionali. Sono questi alcuni dei mattoni – quanto mai vari – che stanno componendo l’edificio (in costruzione) del cosiddetto Progetto culturale, che la Chiesa cattolica italiana ha avviato da un decennio. Un impegno e uno sforzo nato all’indomani del crollo della cortina di ferro e dello sfarinamento delle ideologie, e nella consapevolezza che valori assoluti e principi fondamentali sarebbero entrati in crisi. Così la prospettiva di un’iniziativa culturale nazionale avrebbe potuto mostrare la capacità della fede di produrre idee, incontri, dialogo, piste di riflessione, coinvolgendo tutti. Ma tutti chi? I teologi? I docenti universitari? Gli intellettuali di varie discipline? Certamente. E infatti sono stati preziosissimi nel periodo iniziale per dare un profilo minimo al progetto stesso e individuarne le prime direttrici di marcia. Ma poi sarebbe stato indispensabile coinvolgere il tessuto di base della comunità cristiana per introdurla nei dinamismi culturali della nostra società. Com’è andata? Anzi, come sta andando? Una risposta l’ha offerta a metà marzo il terzo incontro nazionale del Progetto culturale. I trecento partecipanti componevano una variegata platea: docenti universitari e responsabili di centri culturali, filosofi e rappresentanti di movimenti e associazioni ecclesiali, teologi e incaricati diocesani del Progetto culturale. Non ristretti cenacoli intellettuali, dunque, ma un coinvolgimento sempre più ampio di tanti soggettidiversi. E la riprova viene dal fatto che sono già coinvolti, insieme a duecento professori universitari, ben 1.500 realtà nazionali e locali, quelle di lungo corso e quelle sorte nell’ultimo decennio, e si va da istituti di ricerca alla redazione di riviste culturali, dalle sale cinematografiche di comunità a biblioteche e musei. Indicativo, ad esempio, lo sviluppo dei centri culturali cattolici, quasi raddoppiati negli ultimi sette anni, arrivati a quota 362 per merito della vitalità nel Nord e Sud Italia. Il Progetto complessivo, pertanto, si va componendo con una varietà di iniziative locali. E infatti uno dei risultati più concreti ottenuti sinora è la rete creatasi per raccordare quanti sono impegnati in un’animazione culturale cristianamente ispirata. Il sito varato dall’ufficio del Servizio nazionale (www.progettoculturale.it), con la sua banca dati, consente di far tesoro del lavoro svolto sinora ed è di ausilio per chi intende avviare nuove realizzazioni. Un corso biennale di alta formazione, giunto alla seconda edizione risponde invece all’esigenza di un’opportuna preparazione degli operatori culturali. Questa rete culturale non ha eguali nel nostro paese per dimensioni, caratteristiche e radicamento nel territorio locale. Lo sviluppo consentirà – prevede Vittorio Sozzi, responsabile nazionale del Progetto culturale – di far emergere contenuti e metodi che danno forma a un progetto comune e condiviso. Se all’inizio l’obiettivo individuato era quello del coordinamento, il prossimo vuol essere quello della collaborazione tra tutti i soggetti. Urge l’esigenza di far presto. C’è un gran bisogno di idee e proposte che sappiano ridare senso e speranza alla quotidianità di tanti. La società sembra brancolare nel buio, narcotizzata da modelli culturali passeggeri e stili di vita che poggiano sull’effimero. Ogni cosa è ridotta al suo apparire – ricordava nell’ambito del convegno il filosofo Adriano Fabris -. Conta se è esibita, altrimenti non esiste. Così la realtà perde spes- sore, pare inaffidabile, insensata, perché si sa che ciò che incuriosisce per qualche istante domani sarà sparito. Di conseguenza, il Progetto culturale non può parlare soltanto alla testa – ha sostenuto Luigi Alici, docente di filosofia morale all’università di Macerata -. Deve toccare ilcuore, la vita della gente, mobilitare energie, alimentare il dialogo, immettere nel tessuto civile benefici fermenti di socialità virtuosa. Ecco perché gli impegni maturati nei tre giorni di confronto – titolati Nel cantiere del Progetto culturale – ruotano attorno a due direttrici di marcia. Continuare, cioè, a valorizzare le tante potenzialità presenti in modo ampio e ramificato nel paese, superando una certa frammentarietà. Dall’altro, suscitare la convergenza di tutti i protagonisti, in modo da favorire un livello tale di collaborazione e di incidenza da rendere più visibili la presenza culturale ispirata al vangelo e le relative proposte nel dibattito attuale. Insomma, la fede non è un fatto privato che si esprime con qualche rito. Il sale deve dar sapore e la lampada illuminare i singoli e la società. Sottolineava il cardinale Ruini in apertura dei lavori: Il terreno sul quale il progetto culturale finora ha progredito più faticosamente è quello dell’incidenza e rilevanza nella cultura pubblica del nostro paese e della notorietà e significatività presso la popolazione italiana nel suo complesso . Il cantiere è aperto. Un gran lavoro attende tutti. BONINI: IN GIRO VOGLIA DI PENSARE La piazza ha sempre rappresentato il cuore della città. Per questo la piazza del comune, con la sua torre civica e il campanile della chiesa, costituisce il logo del Progetto culturale. La piazza è lo spazio dell’incontro e della comunicazione e il Progetto serve a costruire, con le categorie culturali di oggi, una visione cristiana del mondo, consapevole delle proprie radici e della propria pertinenza sulle questioni vitali, e fiduciosa circa le proprie potenzialità nel dialogo con la cultura contemporanea . Francesco Bonini, docente di storia delle istituzioni politiche all’università di Teramo e alla Lumsa di Roma, è il coordinatore nazionale del Progetto culturale. Nel 1994 il card. Ruini parlò per la prima volta di un progetto culturale, che troverà ampio consenso al convegno ecclesiale italiano di Palermo nel ’95, mentre il servizio nazionale di coordinamento nasce due anni dopo. Su quali argomenti si è incentrata la riflessione? Le grandi aree tematiche del nostro lavoro riguardano tre ambiti: libertà personale e sociale in campo etico; poi, identità nazionale, identità locali e identità cristiana; infine, interpretazione del reale: scienze e altri saperi. Quale costante è emersa nel suo incontro con tante iniziative culturali locali? Ho toccato con mano ciò che non trova spazio nel sistema della comunicazione in Italia, ovvero le tante energie presenti nel paese, la vitalità e la creatività, soprattutto nel Sud. Questo rende fiduciosi per il futuro e invita a rimboccarsi le maniche per lavorare con passione.

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