Nei suoi interventi sempre pensieri positivi

Ricordo di Salvatore Furia, meteorologo, astronomo, naturologo e poeta. Che invitava a “pensieri positivi”.
Salvatore Furia

I suoi interventi radiofonici su emittenti nazionali e locali erano molto noti: parlava di astrologi, di previsioni del tempo, di proverbi… sempre in modo positivo. Lo abbiamo contattato questa estate per un’intervista, ci ha accolti molto cordialmente nella sede della sua società di astronomia.

Non sapevamo che quella sarebbe stata la sua ultima intervista. Se ne è andato pochi giorni dopo. Aveva comunque fatto in tempo a correggere i testi e a mandare numerose foto a corredo. Vi proponiamo questo documento cambiando solo i tempi al passato.

 

Salvatore Furia, 85 anni, tutti i giorni trasmetteva in Rai e su altre radio private il meteo della Lombardia, finendo sempre con una frase positiva; ad esempio, se il tempo non volgeva al bello, concludeva: «Pensieri positivi nonostante il meteo». «Le persone – diceva – desiderano la positività e gradiscono le parole che uso, perché cerco di partecipare la meteorologia alla gente. Ad esempio inserisco nelle previsioni frasi desuete: “Dal monte al piano” per indicare che la previsione va da oltre colle alla pianura; oppure invece di dire “serale” dico “serotino”, oppure parlo di “acclivi innevati” o “sconsigliamo fuoripista”, o ancora “clima favorevole alla fienagione”… Le previsioni meteo sono un servizio pubblico, le persone mi telefonano per avere le previsioni di pioggia se ad esempio devono fare le gettate di cemento o riparare i tetti e io dico in trasmissione se ci sono due o tre giorni liberi per tali lavori».

Ma tutto ciò gli costava parecchio tempo: prima parlava delle cause, poi faceva le previsioni per tre giorni e dava le tendenze per altri due giorni.

Chi lo ascoltava iniziava così la giornata, rincuorato da frasi poetiche o da promesse di tempi migliori. C’è chi ha raccolto le sue frasi per pubblicarle; una rivista le ha suddivise in tre categorie; articoli e interviste su di lui sono usciti di frequente e a nessuno diceva di no.

 

Abbiamo iniziato dalla meteorologia, che è il settore più noto al pubblico grazie alle trasmissioni radio; ma Salvatore Furia era soprattutto astronomo e naturologo. La sua storia sembra una favola diventata realtà. Siciliano, arriva a Varese nel 1940, il 1° ottobre; il 3 ottobre sale con una vecchia e pesante bicicletta da donna sulla cima della montagna che sovrasta il Sacro Monte. «Mi prese un senso di stupore – raccontava – quando dalla vetta vidi l’intero orizzonte delle catene montuose fino alla Pianura Padana. Quanto verde, quanti alberi… anche se non portavano i frutti tipici della Sicilia. Mi innamorai subito di quel posto, chiamato Punta Paradiso».

Due anni dopo Salvatore Furia fu deportato civile in Germania; ma nel ’45, rientrato, si recò subito a Punta Paradiso, dove trovò scolpita su un abete una Madonnina, un ex voto di un altro deportato in Germania. Ormai aveva deciso: lì sarebbe sorto un osservatorio panoramico. Ne parlò con il sindaco di Varese, Lino Oldrini. Ma poco dopo rimase una notte intera sulla vetta ad ammirare le stelle, fulgide più che mai nel cielo: pensò allora che l’osservatorio sarebbe stato astronomico.

«Dopo 50 anni il sogno è diventato realtà – ci diceva – grazie a diversi impulsi di generosità; la Provvidenza mi mandava persone che avevano la mia stessa religione cristiana e tutte credevano nei miei progetti, accettando la mia impostazione ideale».

 

Sulla cima del monte ora sorgono un osservatorio astronomico, uno paesaggistico e una cittadella con tre osservatori astronomici. Il terreno gli fu donato da Sofia Zambeletti, alla quale fece la promessa di una riserva sulla montagna per la conservazione di tante specie: ora il centro studi botanici e la serra con semi di montagna trapiantati permettono di arricchire le specie delle Alpi calcaree lombarde. Ad esempio i narcisi erano spariti, ora ce ne sono 12 mila. Il patrimonio realizzato è stato ceduto al comune, ma la gestione resta della società astronomica Schiaparelli, da lui fondata.

«Più di 5 mila ragazzi sono passati dalla cittadella, stando in media sei mesi ognuno: me li ricordo tutti, vengono sempre a trovarmi. Quando sorsero gli impianti erano gli anni della gioventù bruciata e noi davamo ai giovani un’alternativa valida, che li coinvolgeva pienamente».

 

Ci aveva parlato anche dell’incontro con i giovani del Movimento dei focolari, incontrati a fine anni Sessanta a Gavirate, dove aveva fondato un’associazione giovanile, così come in altri centri della provincia, sempre allo scopo di togliere tanti ragazzi dalla droga, dall’alcol, dalle cattive compagnie.

Ci eravamo congedati con un’ultima notizia a cui teneva molto: «Il nostro osservatorio sismico permette di rilevare i fenomeni naturali con una velocità incredibile. Ad esempio, abbiamo rilevato il recente terremoto del Cile a Varese alle 7,48 ora italiana, con una precisione notevole».

 

Arrivederci, Alma

 

È l’ultimo articolo che ci ha inviato Alma, giornalista varesina e nostra valida collaboratrice, scomparsa improvvisamente il 25 ottobre scorso. Ai familiari va, in questo momento, tutto l’affetto e la gratitudine della redazione per l’impegno concreto da lei dedicato alla costruzione e alla diffusione della cultura della fraternità, oltre che con l’attività politica e culturale, anche attraverso le pagine di Città Nuova.

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