Missione umanitaria a Misurata?

E' stata presa la decisione, in qualche modo approvata dal Parlamento italiano, di spedire un ospedale da campo italiano a Misurata, ma "scortato" da 300 soldati. Dubbi su una missione definita solo medica. Ripetere gli stessi errori del 2011, quando si distrusse quel po' di equilibrio che ancora esisteva a Tripoli e Bengasi, rischia di essere diabolico
Leptis Magna © Michele Zanzucchi 2007

Difficile credere ai nostri politici, come è difficile credere a quelli francesi e britannici. Di fatto varie missioni militari in Libia organizzate da Parigi, Londra e anche Roma sono in atto da mesi. Tutti negano, ma i fatti stanno lì a dimostrare il contrario. Appena si apre uno spiraglio in una città o nell’altra, ecco che i tre governi (ma probabilmente sul campo ci sono anche soldati ed esperti con altre bandierine appuntate sulla giacca, certamente egiziani) si affrettano a cercare di “occupare” quell’interstizio, non si sa mai, potrà servire più avanti.

 

È per questo che risulta molto difficile credere ai ministri Pinotti e Gentiloni – che da più di un anno, pur con varie giravolte e dietrofront, stanno spingendo per un intervento occidentale in Libia – quando affermano che lo spirito della missione a Misurata è esclusivamente umanitario.

 

E sempre per questo risulta molto difficile capire come si possa ancora una volta credere che le armi possano risolvere il puzzle libico. Perché dobbiamo intervenire ancora una volta in Libia? Per fermare i migranti? Per ristabilire la democrazia? Per combattere il Daesh? Illusioni, interventi che non fanno che scavare ulteriormente il fossato tra governi occidentali e mondo arabo. Perché ripetere il “colpo d’ingegno” di Sarkozy e Cameron che diedero fuoco alle polveri nel 2011, inviando i loro bombardieri, affermando di portare così un po’ di ordine nel Paese?

 

Mi dispiace, è molto ma molto difficile credere alle parole di Pinotti e Gentiloni.

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