Migranti e diritti umani, la denuncia di Amnesty

L’organizzazione dei diritti umani chiama in causa, con un dossier dettagliato, la complicità dei governi europei consapevoli delle gravi violazioni dei diritti umani a danno di migranti e rifugiati in Libia
Italian Coast Guard via Ap Photo

Le feste si sono concluse il 6 gennaio del nuovo anno 2018 con la notizia della morte di almeno 64 migranti nel Mar Mediterraneo, a 4 miglia da Tripoli. Il bilancio della strage dei migranti continua con l’ultima agenzia del 10 gennaio che parla di circa 100 persone affogate nello stesso tragitto

Nel frattempo restano ancora senza risposte ufficiali le accuse circostanziate lanciate il 12 dicembre del 2017 dal dossier di Amnesty international sulle gravi responsabilità dei governi europei accusati di essere «complici consapevoli delle torture e delle violenze ai danni di decine di migliaia di rifugiati e migranti, detenuti in condizioni agghiaccianti in Libia». Una questione scottante e rimossa nel pieno della campagna elettorale avviata in vista del voto del 4 marzo.

ANSA/ FERMO IMMAGINE RAI3 +
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Secondo John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa, «centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti spesso in combutta per ottenere vantaggi economici. Decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici».

È l’Italia ad essere presa di mira in maniera particolare perché ha «attuato una serie di misure destinate a sigillare la rotta migratoria attraverso la Libia e da qui nel Mediterraneo centrale, con scarsa attenzione alle conseguenze per le persone intrappolate all’interno dei confini della Libia». Gli autori della ricerca, intitolata “Libia: un oscuro intreccio di collusione”, parlano di rifugiati e migranti intervistati che «hanno riferito dei trattamenti subiti o di cui sono stati testimoni: detenzione arbitraria, tortura, lavori forzati, estorsione, uccisioni illegali che chiamano in causa autorità, trafficanti, gruppi armati e milizie». Le accuse sono dirette contro la Guardia costiera libica e la gestione dei centri di detenzione del Dipartimento per la lotta all’immigrazione illegale libico.

Secondo Marina Mancini intervenuta sul sito dell’Istituto Affari internazionali «l’accusa di complicità dell’Italia nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti commesse in Libia non è infondata». A parere della docente di diritto internazionale penale nel dipartimento di Giurisprudenza della Luiss di Confindustria,«il governo italiano è certamente a conoscenza delle condizioni inumane in cui sono detenuti i migranti».

Tale stato di cose, secondo la studiosa, dovrebbe portare ad emendare il Memorandum Gentiloni-Serraj siglato il 2 febbraio 2017 dal presidente del consiglio italiano e dal corrispondete di Tripoli perché «il contenimento del flusso migratorio verso l’Italia non può avvenire a scapito della protezione dei diritti umani dei migranti. Questa deve ritornare al centro della politica migratoria italiana. Come richiesto dal Comitato contro la tortura, occorre stabilire un meccanismo che subordini qualsiasi forma di supporto e assistenza agli organi libici competenti in materia di immigrazione illegale al rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti».

 ANSA/ CENTIMETRI
ANSA/ CENTIMETRI

Da segnalare che la denuncia di Ammesty è stata ripresa dal Meic Movimento ecclesiale di impegno culturale (area Azione Cattolica) che ha messo in evidenza sul suo sito l’appello del gruppo di Lodi intitolato “Un’ingiustizia che non possiamo più tollerare” ribadendo la necessità, tra l’altro, di assicurare l’apertura di nuovi corridoi umanitari «utilizzando gli strumenti legislativi già̀ a disposizione dell’Unione Europea».

 

 

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