“Matrix”. Canale 5

Canale 5. E anche Bruno Vespa trovò un avversario. Finalmente un vero sfidante. Da tempo il Maurizio Costanzo show era ormai logoro, non riusciva più a tenere il passo di Porta a porta e anche a viale Mazzini si preservava accuratamente il talk show di Raiuno, evitando di mettergli contro programmi rubaascolti sulle altre reti. Adesso non più. Ora che in campo è sceso anche un pezzo da novanta come Enrico Mentana, il telespettatore ha la possibilità di scegliere. E questa, nell’Italia dei conduttori in castigo e del duopolio televisivo, di per sé è già una buona notizia. Matrix ha mosso i primi passi mostrando un Mentana molto nervoso, che all’esordio ha messo insieme materiali diversi e molto eterogenei: incursioni delle Jene e pezzi di Striscia la notizia, gossip e scoop, candid camera e interviste rubate, interviste doppie (Bersani-Tremonti) e sondaggi di Piepoli. Ha dato l’impressione di essere un programma in cerca di un centro di gravità, un assortimento di idee buone e meno buone, messe assieme nell’attesa di capire la direzione da prendere. In ogni caso, pur nella confusione iniziale, ha segnato da subito un punto a suo favore: il nobile tentativo di innovare il linguaggio e i ritmi del dibattito da seconda serata, la dichiarata volontà di cercare un modo alternativo di raccontare l’attualità rispetto alla ufficialità della Terza Camera di Vespa. Un merito che va dato soprattutto a Davide Parenti e Alessandro Sortino, che hanno portato in dote a Mentana l’esperienza e la verve delle Jene. Nelle nuove vesti di conduttore di un programma di approfondimento, l’ex direttore del Tg5 è sembrato invece sulle prime fuori ruolo. Certamente è lui Mitraglia, come lo chiama qualcuno, il migliore nel gestire le dirette, nessuno come lui è capace di mettere a frutto l’adrenalina del live cavando sempre un racconto palpitante, incalzante, coinvolgente. Nel clima di maggior relax del salotto tv, la verve oratoria di Mentana è sembrata però dissonante, troppo ansiogena. Tanto che si è notato un lodevole sforzo del giornalista a moderare, puntata dopo puntata, la sua irruenza verbale per assecondare meglio i passi felpati di un dibattito in piena notte. Il programma ha anche individuato da subito il suo pubblico di riferimento. Dato per scontato che i più anziani scelgono Vespa, Mentana ha puntato dritto sui giovani proponendo temi (l’università, le raccomandazioni, la cocaina) e privilegiando modalità narrative che più da vicino interessano il target, lasciando a Porta a porta la politica di Palazzo. C’è chi dirà che potrebbe essere questa una scelta strategica per evitare di dover parlare del governo in carica. Già da direttore Mentana scelse per il Tg5 di privilegiare la cronaca e lasciare agli altri i pastoni politici. Noi ci vediamo però un aspetto positivo: la possibilità di vedere in tv altre facce oltre quelle abitualmente ospitate nei talkshow serali, l’opportunità che siano trattati temi talvolta esclusi dall’agenda politica. In generale, pur essendo ancora un cantiere, Matrix ha raggiunto un obiettivo: portare aria nuova nell’asfittico panorama del giornalismo televisivo italiano.

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