Maria , donna d’amore

Già segnalammo la pubblicazione dell’opera completa, nelle edizioni Einaudi, della scrittrice triestina Marisa Madieri, scomparsa prematuramente (cf. Città nuova n. 3/2007). In quell’occasione parlammo di un romanzo lasciato incompiuto, dal titolo Maria, oggi in libreria per i tipi di Archinto. In copertina, un particolare del dipinto Riposo di Vilhelm Hammershoi, dove appare una donna seduta vista di spalle, che nella sua dimessa positura evoca una condizione di sofferenza e annullamento: una storia da scoprire, forse un mistero da svelare. Come nei precedenti libri della Madieri, ci troviamo davanti a pagine di grande trasparenza in cui l’esperienza del dolore umano di- venta magma incandescente di vita, punto di contatto tra gli uomini, solidale partecipazione, comunione di pensieri e azioni. Si muore per malattia, per vecchiaia, ma per Marisa Madieri si muore prima di tutto per assenza di amore: quanti destini dissolti nelle voragini di un tempo che ha tradito le nostre più profonde aspettative, riportandoci a quel vuoto esistenziale segnato da deflagrazione, annullamento, perdita assoluta di senso! L’essere umano è chiamato dall’eternità a offrirsi come scintilla creatrice di ogni bene. Ma perché tale alta vocazione possa compiersi è necessario un humus sociale che abbia al centro il valore della persona. Annientare questo valore è come deturpare una pianura fertile con cumuli di veleni e scorie tossiche con conseguenze devastanti: Solo un ricordo si fece strada nel suo animo e spezzò in mille risonanze il buio lavico in cui era immersa, come una prua che frantuma in schiume, gocce e cascate l’inerte superficie del mare. Maria è una donna che si consuma nell’amore, ma porta scalfiti nell’anima i segni della violenza di chi le ha impedito la nascita del proprio figlio. Lotta, reagisce per sopravvivere, ama e sostiene chi soffre, cerca di attenuare con la sua tenacia silenziosa l’indifferenza che la circonda, ma non riesce a cancellare quel volto e quel nome che le sono mancati. Il tormento per tale vuoto la porterà allo smarrimento totale: Perché,Maria, perché?. Il romanzo, pur nell’evidente incompiutezza, attraverso una scrittura luminosa che suggerisce, svela e incide, spazia nella voragine dei sentimenti e lascia intravedere il dramma profondo e intimo che si sperimenta nell’abbandono e nella solitudine. Per Marisa Madieri ogni respiro, ogni sguardo, ogni trafittura, per essere appartenuti a creatura umana, sono segni di grandezza, cifra nobile, canto misterioso di verità. E questi segni lei cerca, accoglie e descrive, nella certezza che l’ispirazione artistica può donare all’uomo di tutti i tempi una conoscenza più vera della vita: Socchiuse lievemente gli occhi abbacinati e chinò il capo. In basso, intorno ai grossi massi ricoperti di limo e punteggiati di patelle, il colore verde cupo dell’acqua si faceva dorato. Più avanti, il fondo lasciava intravedere sassi di varia grandezza, gusci di cozze, alghe, e minuscoli pesci che si muovevano a scatti, con guizzi improvvisi, dopo essere rimasti a lungo immobili in attesa di chissà cosa. Sentì l’anima aprirsi ad una grande pace… La gente alle sue spalle passava, scorreva come un fiume incessante, ma Maria non vedeva altro che l’orizzonte davanti a sé e le pareva d’essere sola in quella liquida temporalità… D’improvviso sentì il desiderio di toccare il mare. Poetica, e a tratti fortemente simbolica, la scrittura della Madieri ci porta nella forza prorompente della sua arte che, dono generoso della propria anima, diventa luce e svelamento in una società che tenta di diventare sempre più massificata. venta magma incandescente di vita, punto di contatto tra gli uomini, solidale partecipazione, comunione di pensieri e azioni. Si muore per malattia, per vecchiaia, ma per Marisa Madieri si muore prima di tutto per assenza di amore: quanti destini dissolti nelle voragini di un tempo che ha tradito le nostre più profonde aspettative, riportandoci a quel vuoto esistenziale segnato da deflagrazione, annullamento, perdita assoluta di senso! L’essere umano è chiamato dall’eternità a offrirsi come scintilla creatrice di ogni bene. Ma perché tale alta vocazione possa compiersi è necessario un humus sociale che abbia al centro il valore della persona. Annientare questo valore è come deturpare una pianura fertile con cumuli di veleni e scorie tossiche con conseguenze devastanti: Solo un ricordo si fece strada nel suo animo e spezzò in mille risonanze il buio lavico in cui era immersa, come una prua che frantuma in schiume, gocce e cascate l’inerte superficie del mare. Maria è una donna che si consuma nell’amore, ma porta scalfiti nell’anima i segni della violenza di chi le ha impedito la nascita del proprio figlio. Lotta, reagisce per sopravvivere, ama e sostiene chi soffre, cerca di attenuare con la sua tenacia silenziosa l’indifferenza che la circonda, ma non riesce a cancellare quel volto e quel nome che le sono mancati. Il tormento per tale vuoto la porterà allo smarrimento totale: Perché,Maria, perché?. Il romanzo, pur nell’evidente incompiutezza, attraverso una scrittura luminosa che suggerisce, svela e incide, spazia nella voragine dei sentimenti e lascia intravedere il dramma profondo e intimo che si sperimenta nell’abbandono e nella solitudine. Per Marisa Madieri ogni respiro, ogni sguardo, ogni trafittura, per essere appartenuti a creatura umana, sono segni di grandezza, cifra nobile, canto misterioso di verità. E questi segni lei cerca, accoglie e descrive, nella certezza che l’ispirazione artistica può donare all’uomo di tutti i tempi una conoscenza più vera della vita: Socchiuse lievemente gli occhi abbacinati e chinò il capo. In basso, intorno ai grossi massi ricoperti di limo e punteggiati di patelle, il colore verde cupo dell’acqua si faceva dorato. Più avanti, il fondo lasciava intravedere sassi di varia grandezza, gusci di cozze, alghe, e minuscoli pesci che si muovevano a scatti, con guizzi improvvisi, dopo essere rimasti a lungo immobili in attesa di chissà cosa. Sentì l’anima aprirsi ad una grande pace… La gente alle sue spalle passava, scorreva come un fiume incessante, ma Maria non vedeva altro che l’orizzonte davanti a sé e le pareva d’essere sola in quella liquida temporalità… D’improvviso sentì il desiderio di toccare il mare. Poetica, e a tratti fortemente simbolica, la scrittura della Madieri ci porta nella forza prorompente della sua arte che, dono generoso della propria anima, diventa luce e svelamento in una società che tenta di diventare sempre più massificata. MARISA MADIERI nasce a Fiume nel 1938, ma lascia la sua città dopo la Seconda guerra mondiale, con l’esodo degli italiani, per trasferirsi a Trieste dove lavora prima nelle Assicurazioni generali e poi nei licei come insegnante di inglese. Quando nel 1987 appare Verde acqua per I nuovi coralli della Einaudi, sia la critica che il pubblico leggono con estremo interesse il libro; Geno Pampaloni parla di un piccolo classico contemporaneo della memoria. Molto sensibile ai problemi della vita nascente, si impegna in prima persona nella vicenda referendaria per l’aborto, creando un Centro di aiuto alla vita a Trieste. Nel 1992 pubblica, sempre per Einaudi, La radura, favola ben riuscita per struttura e architettura, metafora di un’adolescenza segnata precocemente dal dolore e dalla morte. Scrive inoltre alcuni racconti su varie riviste letterarie, che verranno pubblicati postumi da Scheiwiller. Muore a Trieste il 9 agosto 1996.

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