Mantenere la memoria

In una precedente rubrica abbiamo riferito che nel 2010 gli ultraottantenni saranno il 5,9 per cento della popolazione, mentre nel 2050 raggiungeranno la considerevole cifra del 15 per cento. Il 30 per cento di loro sono oggi autosufficienti, altrettanti non hanno gravi limitazioni, mentre il 40 per cento non è più autosufficiente. Abbiamo anche detto quanto gli ultraottantenni autosufficienti contribuiscono oggi al buon equilibrio dell’assetto sociale, continuando a lavorare, aiutando in casa, facendo volontariato attivo. Se analizziamo il 40 per cento dei non autosufficienti, vediamo che le cause di tale stato sono nella maggioranza dei casi le malattie degenerative croniche come l’artrosi, l’arteriosclerosi, i tumori. Il mutamento della struttura della popolazione comporta la necessità di una rivoluzione negli ambiti dell’assistenza sociale e sanitaria che trova culturalmente impreparati la popolazione, gli operatori del settore, i governanti. Affronteremo perciò nei dettagli, via via, le malattie di maggiore rilevanza sociale, per contribuire ad un’informazione che aiuti la collettività ed i singoli a prendere rimedi più adatti a far fronte al fenomeno. Una di queste, tra le più frequenti è la disfunzione della memoria. È noto che con l’avanzare dell’età la memoria diventa gradualmente meno efficiente rispetto a quella del giovane. Normale quindi che con l’aumento della vita media il fenomeno abbia assunto maggiore risalto. Tuttavia, a livello personale non se ne parla abbastanza, sia perché la gradualità del fenomeno lo rende meno percettibile, sia perché, in una società competitiva come la nostra, si cerca di nascondere il problema. Si consideri anche che c’è un rifiuto a riconoscere che uno degli organi più preziosi e più nascosti del nostro corpo possa andare incontro ad un deterioramento. Il fenomeno però esiste e non da oggi. Scrive Tommaso Garzoni nel 1587, nelle cronache de l’Ospidale de Pazzi incurabili: …. frà moderni è notabili l’esempio di un certo Melchiorre da Rivabassa, il quale apparve à giorni suoi pazzo, tanto smemorato e demente che, quando se gli domandava il nome del padre o della madre, non era sufficiente a ricordarsi di uno di loro…. Anche se la medicina da poco si è trovata a cimentarsi con la perdita di questa funzione in una dimensione collettiva, bisogna dire che, se si riesce come in tutte le malattie, a formulare una diagnosi precoce, molto già oggi si può fare. E di ciò parleremo in successive rubriche.

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