L’unità, una vocazione nella vocazione

Al rapporto tra Chiara e i carismi, e tra essi in modo speciale quelli caratterizzanti la vita consacrata, è dedicato questo numero doppio di Unità e Carismi, che vuole essere anzitutto un particolare omaggio a Chiara Lubich in occasione del primo anniversario della sua “partenza per il Cielo”.
religiosi
“Io mi sento di tutti gli Ordini: di san Francesco, di san Benedetto… Se da una parte siamo coscienti che il carisma del nostro Movimento è utile a tutta la Chiesa…, dall’altra siamo pure convinti che tutti i carismi della Chiesa sono utili a noi, figli della Chiesa. E allora dobbiamo imparare da tutti i santi”: queste parole annotava Chiara Lubich nel suo Diario il 30 agosto 19801, durante alcuni giorni dedicati alla lettura delle opere di san Giovanni della Croce.

 

Al rapporto tra Chiara e i carismi, e tra essi in modo speciale quelli caratterizzanti la vita consacrata, è dedicato questo numero doppio di Unità e Carismi, che vuole essere anzitutto un particolare omaggio a Chiara Lubich in occasione del primo anniversario della sua “partenza per il Cielo”. Un omaggio proveniente soprattutto dalla vita (fatta di storia, esperienze di vita, riflessioni e prospettive di futuro) non solo di religiosi e religiose del Movimento, ma anche di molte altre qualificate persone.

 

Le prime sezioni di questo numero hanno infatti questa originalità: L’incontro con Chiara raccoglie dieci esperienze di religiosi di varie Congregazioni che raccontano cosa abbia rappresentato per loro l’aver incontrato e conosciuto Chiara; Chi è per me Chiara, invece, dà la voce ad alcune personalità tra i superiori e gli studiosi più accreditati della vita consacrata, come pure a rappresentanti di altre confessioni cristiane e di altre religioni.

 

Nel prosieguo del volume, attraverso le usuali rubriche Orientamenti, Testimoni e Nuovi Orizzonti, si analizza ulteriormente il ruolo che Chiara ha avuto nella vita consacrata postconciliare e i frutti e l’eredità che oggi le consegna.

 

In occasione del funerale di Chiara il Card. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, l’ha descritta anzitutto come “una persona che abitava il Regno… Portava il Paradiso dentro sé, nel suo cuore, e questa abitazione nelle altezze traspariva dal suo sorriso sereno, dal suo viso pacificato dalla certezza che ‘Dio ci ama immensamente’, come amava ripetere” (Città Nuova, 4/2008).

 

Assai toccante il messaggio inviato in quell’occasione da un religioso della Società San Paolo, Vincenzo Santarcangelo: “Hai scritto che ‘il Paradiso è una casa che si edifica di qua e si abita di là’. Che bella casa hai costruito! Ti vedo nella casetta di Loreto: vuoi che entrino tutti, ma proprio tutti quelli che un giorno hai visto proprio lì, a Loreto, seguirti sull’unica via su cui hai consumato le tue scarpe e incallito le tue mani: quella dell’amore… Le lacrime di tanti, oggi, sono per lo più impastate di gioia e di gratitudine per il tuo cammino così puro nel presente da inchiodare ogni attimo nell’eternità”.

 

E ancora Aldo Broccato, Presidente del-l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini italiani: “Ringraziamo Dio per il carisma dell’unità che lo Spirito Santo attraverso Chiara ha voluto dare alla Chiesa di oggi e a tutta l’umanità. Ci auguriamo che questo carisma nuovo, di cui il Movimento dei Focolari è depositario, abbia un grande sviluppo, e torni a vantaggio non solamente del carisma francescano, ma di tutti i carismi della Chiesa. E, inoltre, sia di sostegno all’umanità assetata di quella ‘perfetta letizia’ cristiana, che affonda le radici in Cristo crocifisso e abbandonato, come da lei scoperto”.

 

Lo sguardo di Chiara sui carismi dei fondatori e delle fondatrici, e in generale sulla vita consacrata, è maturato via via come intrinseca concretizzazione del suo appassionato amore a Cristo e alla Chiesa sua sposa. La consapevolezza di cosa significhi essere “Chiesa”, e Chiesa come “corpo”, ha spinto Chiara aconsiderare, anzitutto amandolo come proprio e in una vera reciprocità d’amore con i santi,il compito e la missione che Dio aveva pensato per ciascuno di essi, sia come persone singole sia – se fondatori – come origine di un nuovo carisma, nuovo dono fatto dallo Spirito Santo a tutta la Chiesa.

 

Proprio questa prospettiva ha conferito a Chiara una particolare comprensione dei carismiche è diventata nel corso degli anni vera e propria dottrina originale sulla dimensione carismatica della Chiesa in generale e sui carismi della vita consacrata in particolare, come le è stato del resto riconosciuto pubblicamente in occasione del conferimento del Dottorato honoris causa in Teologia della Vita Consacrata da parte dell’Istituto “Claretianum” della Pontificia Università Lateranense di Roma, il 25 ottobre 2004.

 

Chiara intende i carismi e la loro presenza nella Chiesa proprio come il dispiegarsi di Cristo attraverso i secoli, come un Vangelo vivo, e li considera tutti alla luce di questa “nuova ermeneutica”. Già nel 1950 scriveva a proposito:

 

“L’amore assunse nella Chiesa diverse forme, e sono gli Ordini e le famiglie religiose. Nella Chiesa fiorirono e fioriscono tutte le virtù. I fondatori degli Ordini sono quella virtù fatta vita e salirono al Cielo solo perché erano Parola di Dio… Tutte queste Parole formano la Chiesa, un Altro Cristo o un Cristo continuato, la Sposa di Cristo. È la Nuova Gerusalemme ammantata di tutte le virtù”2.

 

Se la vita religiosa ha come motivazione ultima e come suo senso più profondo il vivere in pienezza la vita evangelica seguendo con radicalità Cristo nelle sue parole e nella sua opera, assumendo il Vangelo come regola di vita, Chiara ha spesso ricordato ai religiosi e alle religiose, attraverso i colloqui e i suoi scritti, che i carismi possono essere pienamente se stessi nella misura in cui affondano veramente in questa “radice” da cui tutti sono nati, che è il Vangelo, e solo lì trovare (o ritrovare) la loro essenza, il loro principio.

 

Per Chiara, com’è noto, è il mistero stesso di Gesù crocifisso e abbandonato, il suo “grido”, ad essere la “Parola per eccellenza”, quella in cui tutte le altre parole del Vangelo trovano la loro più alta spiegazione. Ed è proprio alla luce dello sgorgare dello Spirito Santo – autore dei carismi – da quella “piaga” che Chiara indica ai religiosi e alle religiose l’indispensabilità di un “ritorno al Vangelo” vissuto fino al suo culmine, alle sue estreme conseguenze:

 

“Questi ordini e spiritualità si mantengono se vanno alla Fonte donde hanno Vita: Dio, il Vangelo intero, Gesù nell’espressione più completa di Sé… quando redime e redime nell’attimo dell’abbandono”3.

 

È forse per questa radicalità e “concentrazione evangelica” e per i frutti di comunione che da esse ne sono scaturiti anche all’interno di vari Ordini e Congregazioni, insieme con l’instaurarsi di nuovi rapporti e relazioni tra di esse, che sin dall’inizio questa nuova corrente di spiritualità dell’unità si è diffusa in maniera sorprendente fra religiose e religiosi di tutto il mondo, senza nulla togliere al loro carisma né alterarlo, ma facendolo fiorire con nuovo vigore nella sua capacità di generare comunità più vive e fraterne.

 

Di qui ha preso vita, in seno all’Opera di Maria, un Movimento di religiosi e un Movimento di religiose e consacrate, a cui oggi aderiscono migliaia di membri di diversi Ordini.

 

Nelle pagine che seguono, in vario modo ed attraverso una variegata coralità di voci, si attesta la ricchezza di questo “tesoro di vita” facendone anzitutto un grazie a Dio per averlo donato e a Chiara per averlo vissuto fedelmente e trasmesso. Se ne parla soprattutto nella prospettiva di farne dono, che è il miglior modo di custodirlo.

 

È interessante notare, soprattutto nelle esperienze che vengono presentate, cosa abbia rappresentato per molti religiosi e religiose l’incontro diretto o indiretto con Chiara: vi sono anzitutto coloro che fin dall’inizio hanno condiviso con lei la nascita e i primi passi dell’Opera.

 

Vi è la generazione di coloro che negli anni del Concilio e dell’immediato postconcilio hanno trovato, nella complessità e talvolta nel disorientamento di quei tempi, proprio nella spiritualità di comunione la risposta più vera all’ansia e alla necessità di rinnovamento della vita consacrata, cogliendo la portata dinamica e profetica del “ritorno ai fondatori” che essa richiedeva.

 

Vi sono inoltre le testimonianze di religiosi e religiose più giovani, dei gen-re, che – in un clima diverso e segnato da una nuova e appassionata cura della dimensione identitaria e formativa all’interno dei loro Ordini e Congregazioni – hanno sentito una particolare chiamata (a volte scegliendo la vita consacrata già all’interno di un cammino vocazionale condotto all’interno dell’Opera di Maria, a volte invece venendo a contatto con il Movimento già da giovani consacrati o consacrate per mezzo di esperienze intercongregazionali o incontri di vario genere) a vivere la spiritualità dell’unità.

 

Per questo, evidentemente laddove la chiamata e la risposta sono autentiche, si può parlare di una “vocazione all’unità”, una “vocazione nella vocazione”. La presenza di religiosi e religiose all’interno del Movimento – peraltro pienamente approvata dalla Chiesa attraverso gli Statuti Generali dell’Opera di Maria – si pone così come un dono di Dio, un suo dono, realtà che fatta “corpo” con tutte le altre espressioni del-l’Opera contribuisce a mostrare come il carisma dell’unità ricevuto e trasmesso da Chiara sia un dono fatto a tutta la Chiesa e al mondo, nella sua capacità di far fiorire o rifiorire non solo vocazioni ecclesiali ma anche “sociali”.

 

Per quanto riguarda specificamente i religiosi e le religiose, grazie a questa vita di amore reciproco e di comunione tra le persone (che genera la comunione stessa dei carismi), sono in molti ad aver riscoperto “quel Gesù” che è “proprio” dei loro fondatori e fondatrici, rinvigorendo così la loro specifica vocazione e nel contempo aprendo il loro cuore a tutti gli altri carismi, amandoli come i propri.

 

Il contatto con Chiara e con i suoi scritti, e soprattutto la vita di unità con gli altri religiosi e religiose dell’Opera, in diversi casi ha fornito un’“anima nuova” alla propria consacrazione, “cristianizzando” e dinamizzando l’esistenza, rivitalizzando il ministero e l’apostolato, ravvivando la collaborazione e l’unione all’interno delle comunità.

 

L’orizzonte di considerazione dei carismi e della realtà ecclesiale da parte degli stessi religiosi è stato così ulteriormente “dilatato”, aprendosi ad una vera e propria “dimensione mondo” e rendendo spesso proprio i religiosi e le religiose delle “punte avanzate” e degli elementi profetici ed innovatori nel dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale.

 

Per questo non stupiscono le parole del messaggio indirizzato in occasione del funerale di Chiara a tutti i membri – quindi anche ai religiosi e alle religiose – del Movimento dei Focolari da Marcellin Theeuwes, Ministro Generale dell’Ordine dei Certosini: “Innanzitutto siate ora nella gioia e nell’azione di grazie, perché con lei siete nella luce del Padre, ancora più motivati a lasciarvi configurare al Cristo abbandonato. Rimanete fedeli a quanto avete ricevuto da Chiara, e meditate frequentemente le parole che lei vi ha trasmesso. In loro si trova la linfa che non riuscirete ad esaurire”.

 

 

1 C. Lubich, Cristo dispiegato nei secoli. Testi scelti, a cura di F. Ciardi, Città Nuova, Roma 1994, p. 68.

 

2 F. Ciardi, I carismi parole di Dio vive – IV, in Nuova Umanità 3 (1997) 387-407.

 

3 Id., Laudatio per il conferimento del Dottorato Laurea honoris causa a Chiara Lubich, in Istituto di Teologia della vita consacrata "Claretianum", Roma 2004, p. 18.

 

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